ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- “La vita in Cristo comporta una ‘scelta di campo’, una radicale rinuncia a tutto ciò che – come zavorra – tiene l’uomo legato alla terra, corrompendo la sua anima”. E’ quanto ha detto questo giovedì Benedetto XVI durante la Messa nella Basilica di San Pietro in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi morti nel corso dell’anno.
Tra il 30 dicembre 2009 e il 4 maggio 2010 sono infatti morti sei Cardinali – Peter Seiichi Shirayanagi, Cahal Brendan Daly, Armand Gaétan Razafindratandra, Thomáš Špidlík, Paul Augustin Mayer, Luigi Poggi –; mentre centoventidue sono gli Arcivescovi e i Vescovi deceduti tra il 31 ottobre 2009 e il 20 ottobre 2010.
Traendo spunto dalla Lettera ai Colossesi di san Paolo in cui l’apostolo delle genti invita i credenti “a cercare le cose di lassù” rispetto alle “cose della terra”, il Papa ha spiegato che “la ricerca delle ‘cose di lassù’ non vuol dire che il cristiano debba trascurare i propri obblighi e compiti terreni, soltanto non deve smarrirsi in essi, come se avessero un valore definitivo”.
“Il richiamo alle realtà del Cielo è un invito a riconoscere la relatività di ciò che è destinato a passare, a fronte di quei valori che non conoscono l’usura del tempo”, ha evidenziato.
Riflettendo poi sulla visione cristiana della morte e della Risurrezione di Cristo, il Pontefice ha quindi notato che l’espressione “vita eterna” indica “il dono divino concesso all’umanità” attraverso il Mistero pasquale e “la comunione con Dio in questo mondo e la sua pienezza in quello futuro”.
Dio ha infatti voluto varcare “la soglia della nostra ultima solitudine”, la morte, per calarsi “nell’abisso del nostro estremo abbandono”.
Questo, ha aggiunto, “cancella completamente l’idea di un Dio lontano ed estraneo al cammino dell’uomo, e svela, piuttosto, il suo vero volto: Egli ci ha donato il suo Figlio per amore, per essere il Dio vicino, per farci sentire la sua presenza, per venirci incontro e portarci nel suo amore, in modo che tutta la vita sia animata da questo amore divino”.
“Dio – ha affermato – non spadroneggia, ma ama senza misura. Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono”.
Capire tutto questo, ha concluso il Pontefice, “significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con il Sacrificio della Croce egli rivela il volto di amore di Dio”.