di don Fortunato Di Noto*
ROMA, mercoledì, 3 novembre 2010 (ZENIT.org).- E’ un numero – fino ad oggi – che raccoglie una triste promessa: è un debito che abbiamo tutti nei confronti di 64.753 bambini che abbiamo contato uno per uno dal 1 gennaio ad oggi (3 novembre c.a.). E’ il risultato delle segnalazioni ufficiali che abbiamo inoltrato alle autorità di Polizia di tutto il mondo.
Solo in 11 mesi. 64.753 bambini tutti depredati e sfruttati sessualmente. Violenze indicibili al limite della fantasia, dell’horror sessuale che annienta la più tenue e delicata dignità dei piccoli. Una età compresa tra i pochi giorni di vita e i 12 anni (nella loro prepubertà) età preferita dai pedocriminali, perché non possiamo dire che i pedofili non sono “criminali” che distruggono per sempre la vita dei bambini.
Fino ad oggi questo immane numero – raccolto dalla Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), impegnata da sempre a tutela dell’infanzia, contro ogni forma di abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini sembra rimanere nel sottaciuto silenzio. Quei volti – visti uno per uno – non detenuti in nessun data base associativo, per rispetto della legge, ma segnalati alle autorità giudiziarie – chiedono giustizia. E impressiona il fatto – a quanto da noi conosciuto – che nessuno di quei bambini ha sporto denuncia, abbia avuto il modo di chiedere giustizia e il sospetto è che non sappiamo chi siano, dove siano e quale sia la loro storia.
Sono piccole storie che non possiamo far vedere – anche se sono sotto gli occhi di tutti. E’ il racconto del dolore di tante storie di sfruttamento: ogni fotogramma, ogni video denunciato è l’impressionante racconto di un corpo innocente reso merce, oggetto dell’oggetto del desiderio di sfruttamento sessuale. Perversione assoluta di un male assoluto che incide nella vita per sempre.
64.753 silenziose vittime. Per questo abnorme fenomeno che coinvolge i bambini, non dovremmo mai contrapporci; ma nella ricerca della verità, della giustizia e della riparazione del danno e aggiungo della riconciliazione sociale e spirituale, tutti dovremmo impegnarci non solo per dare voce e sostegno, o migliorare le leggi e farle applicare in tutti i Paesi del mondo, ma anche per promuovere una rinnovata educazione. E se su 64.753 vittime, poi qualcuna ci scrive, raccontando la sua storia e ringraziandoci per il sostegno allora abbiamo raggiunto ciò che desideravamo: esiste ancora, non perché sopravvissuta, ma perché riamata di un amore vero.
Una vittima abusata – che mi contattò via chat attraverso un rinomato social network – mi disse che era una di quelle bambine anonime e che a causa dell’abuso non riusciva più a parlare: il demone dell’abuso le aveva tolto anche la parola. Ebbene solo lì riusciva a comunicare con me – sacerdote, della Chiesa che è impegnata a contrastare gli abusi con fermezza e decisione – a raccontare la sua devastante storia. Ci siamo incontrati di persona e mi commuove il fatto che mi disse: “solo con te ho riacquistato la parola e ho parlato”. Segno questo che non bisogna tacere, segno visibile che è possibile dare un nome e cognome al dramma di 64.753 vittime.
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*Don Fortunato Di Noto è fondatore e presidente dell’Associazione Meter onlus.