Tra le vittime dell'attentato di Baghdad ci sono tre sacerdoti

ROMA, martedì, 2 novembre 2010 (ZENIT.org).- Tra le vittime dell’attentato alla Cattedrale siro-cattolica di Baghdad perpetrato questa domenica pomeriggio durante la Messa ci sono tre sacerdoti.

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Fonti irachene hanno riferito all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che si tratta di tre giovani presbiteri. Padre Wasim Sabieh e padre Thaier Saad Abdal sono stati uccisi durante l’attacco, padre Qatin è rimasto ferito ed è morto dopo il ricovero in ospedale.

La chiesa è stata attaccata da nove uomini armati, che avevano bombe attaccate alle cinture.

Le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nel tempio, uccidendo otto dei terroristi durante l’azione per la liberazione della chiesa. Un nono terrorista è morto dopo aver attivato una bomba che portava con sé.

I terroristi hanno detto di appartenere allo Stato islamico dell’Iraq, un gruppo militante sunnita strettamente legato ad Al Qaeda, e hanno chiesto il rilascio di alcuni membri di Al Qaeda detenuti in Iraq e in Egitto.

Una dichiarazione sul sito web del gruppo ha anche chiesto il rilascio di ragazze musulmane che a suo dire sono tenute prigioniere in monasteri copti egiziani.

La dichiarazione ha dato 48 ore per rilasciare le ragazze prima di far saltare in aria la chiesa.

Neville Kyrke-Smith, direttore di ACS Regno Unito, ha espresso la preoccupazione dell’associazione per i cristiani che soffrono in Iraq.

“Siamo impegnati a pregare e ad aiutare la Chiesa bisognosa in Iraq e nel Medio Oriente”, ha detto. “Le comunità cristiane irachene sono state quasi distrutte negli ultimi anni”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre ritiene prioritario l’aiuto al Medio Oriente da quando Papa Benedetto XVI ha chiesto all’associazione di fare il massimo per sostenere il cristianesimo nella regione, dicendo che “le Chiese in Medio Oriente sono minacciate nella loro stessa esistenza”.

ACS aiuta i rifugiati cristiani nel nord di Iraq e Siria e sostiene quelli che fuggono in Turchia e Giordania.

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ZENIT Staff

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