Cor Unum, esercizi spirituali per l’Europa

Intervista al cardinale Paul Josef Cordes

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di Jesús Colina

ROMA, venerdì, 22 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Il Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero del Vaticano che coordina l’attività caritativa delle istituzioni cattoliche in tutto il mondo, sta preparando la terza edizione degli esercizi spirituali per i direttori delle agenzie diocesane e nazionali della Caritas e di altre organizzazioni caritative cattoliche presenti in Europa.

Il ritiro si terrà dal 28 novembre al 3 dicembre, presso il santuario mariano di Nostra Signora di Czestochowa, in Polonia. Il tema degli esercizi di questo anno è: “Eccomi, Signore” (Isaiah 6,8). 

In questa intervista, il cardinale Paul Cordes, che presiede Cor Unum, parla delle ragioni e dell’importanza di questi esercizi.

Questa è la terza edizione di questi esercizi spirituali organizzati da Cor Unum. Come è nata l’idea di questa iniziativa?

Cardinale Cordes: Nella sua prima e innovativa enciclica “Deus caritas est” (Dio è amore), dedicata alla natura e all’esercizio della carità cristiana, Papa Benedetto esprime il suo auspicio che coloro che sono impegnati in opere caritative abbiano anche una “formazione del cuore”. La sua speranza è che tale formazione li porti a condurli a quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’altro” (n. 31a).

Questo è il senso degli esercizi spirituali. Noi vogliamo alimentare iniziative di questo tipo che sono già presenti nelle chiese locali e incoraggiare altri a fare lo stesso. L’incontro a Czestochowa per l’Europa segue gli esercizi spirituali di Guadalajara per il continente americano (giugno 2008) e quelli di Taipei per l’Asia (settembre 2009).

Siamo stati piacevolmente sorpresi dall’interesse che entrambi gli ultimi incontri hanno suscitato e dal gran numero di persone che hanno partecipato: circa 400 in America e 450 in Asia. Tra questi vi erano cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, provenienti da un gran numero di Paesi; persone attive nelle agenzie Caritas diocesane e in altre organizzazioni caritative cattoliche.

Il Papa Benedetto, che sin dall’inizio ha seguito con grande interesse questa impresa, ci ha incoraggiati ad andare avanti. Con riguardo a Guadalajara ci ha detto: “Mi rallegro che, proprio per renderla [la Chiesa] sempre più testimonianza del Vangelo, il Pontificio Consiglio Cor Unum abbia promosso per il prossimo mese di giugno un corso di Esercizi Spirituali a Guadalajara per Presidenti e Direttori di organismi caritativi del Continente americano. Esso servirà a recuperare appieno la dimensione umana e cristiana […], e spero che in futuro l’iniziativa si possa ampliare anche ad altre regioni del mondo” (Discorso all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio Cor Unum, febbraio 2008).

In un periodo di grandi catastrofi naturali – Haiti, Pakistan, India, per citarne solo alcune – si potrebbe obiettare che un ritiro spirituale non sia il miglior modo di impiegare il tempo.

Cardinale Cordes: Certamente ci sono necessità concrete e pressanti a cui far fronte; dobbiamo anche assicurare che l’aiuto dei cristiani sia portato in modo professionale ed efficace. In questo senso esistono già molte agenzie cattoliche che stanno lavorando con grande impegno e zelo in tutto il mondo, e tantissimi fratelli e sorelle che soffrono possono contare su di loro.

Ma l’aiuto materiale, dato in modo professionale ed efficace, non è di per sé sufficiente. Io sono convinto – anche basandomi sulle molte visite che ho compiuto in luoghi afflitti da simili catastrofi – che il nostro servizio ai poveri e ai sofferenti sarà anche migliore se la gente che vi si dedica è profondamente e solidamente radicata in Cristo e nella vita ecclesiale.

Le abbondanti e positive risposte che abbiamo riscontrato dopo i raduni in America e in Asia dimostrano chiaramente che gli operatori delle opere caritative, sia i volontari che i professionali, hanno bisogno di consolidare le basi spirituali del loro lavoro. Per esempio, un direttore di un’organizzazione caritativa cattolica negli Stati Uniti ci ha scritto dopo Guadalajara: “Da quando sono tornato, ogni giorno mi torna alla mente qualcosa del ritiro… Il mio lavoro è emozionante ed è facile farsi prendere dalle necessità. Deus caritas est è stato un grande aiuto per me, per ricordarmi che è Dio che comanda. Da voi ho ricevuto benedizioni personali e professionali e farò del mio meglio per portare quelle benedizioni alla mia parrocchia, al mio personale e ai clienti”.

Analogamente, dopo Taipei, l’Arcivescovo di una grande Arcidiocesi in Vietnam ha osservato: “Dopo gli esercizi spirituali sono convinto più che mai che il lavoro caritativo significa rivelare agli altri l’amore di Dio, confermare me stesso a Gesù attraverso un rapporto intimo con il Padre, e irradiare questa intimità ai miei vicini senza alcuna distinzione. Cercherò di condividere l’esperienza di Taipei con la gente di Dio della mia Arcidiocesi”.

In che modo gli esercizi aiutano gli operatori caritativi a dare ai sofferenti un servizio migliore?

Cardinale Cordes: La Chiesa è chiamata ad aiutare i poveri, i bisognosi, le persone colpite da calamità nelle loro necessità naturali. Ma il lavoro caritativo porta con sé anche il segno dell’amore del Padre. L’operatore cristiano agisce a partire dalla sua fede, portando l’amore che Dio ha come padre, a ciascun uomo e ciascuna donna, di qualunque credo, e soprattutto a coloro che soffrono.

Esiste un secondo motivo. Talvolta la nostra fede è minacciata dalla visione dell’immensità dei bisogni degli altri. Si pensi a Haiti, al Pakistan, o allo tsunami. Nella Deus caritas est, Papa Benedetto avverte che gran parte delle sofferenze ci potrebbero scoraggiare. Ci potrebbero portare anche a perdere la fede nella Provvidenza di Dio nel mondo, abbandonando ogni speranza nella sua capacità di risolvere tutti i problemi, o cadendo in una superbia che disprezza l’uomo, per portarci a sacrificare la dignità umana e a distruggere anziché costruire (cfr. n. 36).

Non è insolito per chi è impegnato nelle opere di aiuto, sia dentro che fuori la Chiesa, avere l’impressione che gli sforzi siano come quelli di Sisifo nella mitologia greca, condannato a spingere un masso dalla base alla cima di un monte, per vederla poi rotolare e ricominciare di nuovo. Così sembra per coloro il cui “peso del bisogno” è privo di speranza e i loro sforzi sembrano futili.

Che impostazione hanno quindi gli esercizi?

Cardinale Cordes: Papa Benedetto è convinto che per riuscire a perseverare nei nostri compiti e affrontare meglio i veri problemi, la nostra forza deve essere frutto della nostra amicizia con Cristo. Per questo dedica così tanta attenzione alla preghiera in tutte le sue encicliche: Deus caritas est, Spe salvi e Caritas in veritate. “Chi prega non spreca il suo tempo”, ha detto, anche se la situazione che ci troviamo di fronte “sembra spingere unicamente all’azione” (n. 36).

Gli esercizi sono quindi impostati su un semplice percorso basato su tre momenti. Anzitutto vogliamo dare modo di fare silenzio interiore. Nell’attività lavorativa quotidiana è raro poter godere di questa condizione. Con grande devozione celebriamo la Santa Eucaristia, contempliamo Gesù nel silenzio davanti al Santissimo Sacramento e preghiamo insieme le lodi e i vespri. Uno dei momenti più forti della settimana è quello della gioia nel perdono di Dio, attraverso una comune celebrazione del sacramento in cui ciascun partecipante è invitato a fare individualmente la confessione e a ricevere l’assoluzione.

Poi, ogni giorno si ascoltano due conferenze per dare ispirazione al nostro impegno caritativo. Queste sono basate sulle Scritture, sulla testimonianza dei santi – in particolare quelli dediti alla carità – e sugli insegnamenti del Santo Padre, soprattutto quelli contenuti
nella Deus caritas est. Si dà anche del tempo per la riflessione e per la condivisione in piccoli gruppi. La nostra esperienza è che l’apertura allo Spirito di Dio può generare tra la gente comune livelli impressionanti di zelo e di amore gratuito per il prossimo.

Infine, il terzo aspetto è quello della comunione fraterna. È una benedizione che possiamo svolgere l’incontro al Santuario di Czestochowa – un santuario mariano molto amato dai pellegrini – dove potremo pregare e ricevere molte grazie. Tutti i partecipanti saranno accomodati in alloggi religiosi nei pressi del Santuario. La comunione e la condivisione a tavola e negli altri momenti della nostra vita insieme è un’opportunità meravigliosa per conoscerci e per scambiare esperienze delle nostre chiese locali e organizzazioni.

Chi guiderà gli esercizi di quest’anno?

Cardinale Cordes: Tra i più di 60 vescovi che verranno da tutta Europa vi sono anche diversi cardinali. Tra questi vi è il cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il culto divino, il cardinale Antonio Rouco di Madrid, il cardinale Vinko Puljic di Vrhbosna e Sarajevo, e il cardinale Josip Bozanic di Zagabria, che è anche vice presidente della Conferenza episcopale europea. Questi ci guideranno con le loro prediche durante la Santa Messa.

Le conferenze quotidiane saranno impartite da suor Theresa Brenninkmeijer, l’abbadessa di un monastero cistercense in Danimarca. Oltre alla sua profonda spiritualità ed esperienza di preghiera, ha studiato filosofia e teologia a livelli avanzati in Germania e Roma. Il suo zelo per la missione della Chiesa si esprime anche nell’esperienza che l’ha portata a fondare monasteri in diverse parti del mondo tra cui Germania e Perù.

L’anno scorso, Papa Benedetto ha dato una toccante catechesi su San Bernardo, il fondatore del grande monastero cistercense di Clarivaux. Il Santo Padre ci ha invitato a lasciarci ispirare da questo santo: “Dovrebbe proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato”, scrive il santo Abate “ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con la preghiera che con la discussione”. Per Bernardo – ha detto Papa Benedetto – “la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore […] la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!” (Udienza generale, 21 ottobre 2009).

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ZENIT Staff

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