Come i cattolici salvarono Babylon-London

Un libro su padre McNabb, maestro di Chesterton

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 25 giugno 2010 (ZENIT.org).- Si svolgerà il 2 luglio a Grottammare (AP) l’annuale Chesterton Day, il raduno degli appassionati del grande scrittore inglese.

L’incontro avrà luogo nell’ambito delle celebrazioni che la Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati dedica ogni anno al suo patrono.

In questo contesto il vicepresidente della Società Chestertoniana, Paolo Gulisano, studioso del mondo culturale anglo-sassone e autore di opere di successo sullo stesso Chesterton, su Tolkien, C.S. Lewis, G. MacDonald, O. Wilde, J.H. Newman, presenterà la sua ultima fatica saggistica: “Babylondon. Padre McNabb, maestro di Chesterton, nel caos di Babylon-London”, pubblicata dalle Edizioni Studio Domenicano.

ZENIT lo ha intervistato.

Chi era padre McNabb?

Gulisano: Un domenicano irlandese, che spese tutta la sua vita da religioso in Inghilterra. Padre Vincent Joseph McNabb fu maestro e amico del grande Chesterton, e fu uno dei principali artefici della sua conversione al Cattolicesimo. Con lui e con Belloc furono i protagonisti della scena culturale inglese della prima metà del ‘900. Insieme fondarono perfino un movimento, il Distributismo, che cercò di realizzare in Gran Bretagna i principi della Dottrina Sociale cattolica. Padre McNabb, che divenne noto come “il santo di Hyde Park”, il celebre parco londinese dove egli si recò per tanti anni a predicare all’aperto per i passanti, fu una straordinaria figura di frate Domenicano; nativo dell’Irlanda del Nord, decimo di undici figli, in seguito al trasferimento della sua famiglia in Inghilterra mentre era ancora un ragazzo ebbe occasione di maturare qui la sua vocazione religiosa. A Newcastle, la città in cui era emigrato, aveva avuto modo di incontrare la locale comunità di frati domenicani, e ancora giovane non aveva avuto alcun dubbio nella decisione di entrare nell’ordine fondato da san Domenico e che in Inghilterra aveva avuto una storia gloriosa, troncata dalla distruzione e dal martirio.

Padre McNabb fu dunque uno dei protagonisti di quella straordinaria stagione di risveglio del cattolicesimo in Inghilterra?

Gulisano: Esattamente. Nel corso del Novecento, mentre il mondo correva verso una folle secolarizzazione, verso una negazione di Dio realizzata attraverso le ideologie nichiliste, segnali di speranza sono venuti da nazioni di nuova evangelizzazione così come da terre di antica cristianità dell’Occidente, ormai consegnate al relativismo e all’apostasia. Tra queste l’Inghilterra, che nel Medioevo era stata la perla della Cristianità, e che in seguito allo scisma di Enrico VIII si era allontanata definitivamente da Roma. Colui che si era fregiato del titolo di Defensor Fidei era diventato il persecutore della Chiesa, sprofondandola nelle catacombe dove vi sarebbe rimasta per tre secoli. Durante l’800, nel momento del trionfo del Positivismo, dello Scientismo, nonché della politica imperiale britannica, le leggi penali che per trecento anni avevano tenuto nella clandestinità la Chiesa Cattolica in Gran Bretagna vennero progressivamente abolite, allo scopo di avvalersi totalmente dell’apporto dei cittadini cattolici all’edificazione delle glorie dell’Impero, e perché la cultura dominante riteneva che, ormai, i cattolici no facessero più paura a nessuno, essendo niente più che una patetica sopravvivenza di un’antica “superstizione” destinata ad essere spazzata via dalla Modernità. Quello che avvenne invece fu un nuovo inizio, una Seconda Primavera della Chiesa, come ebbe a dire uno dei protagonisti di quella eccezionale stagione, John Henry Newman. La Chiesa Cattolica, uscita dalle catacombe, rivelò tutta la sua vitalità, tutta la sua forza di verità, forgiata dalla lunghe, crudeli persecuzioni. Fu così che tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900 non solo l’Inghilterra, ma il mondo intero venne ad essere illuminato da figure come il cardinale Newman, padre Robert Hugh Benson, monsignor Ronald Knox, apologeti e profeti, e da scrittori geniali che intingevano le loro penne nell’inchiostro di una fede intensa e appassionata, tra i quali Chesterton e padre McNabb.

Nel libro lei sottolinea l’importanza della vocazione di padre McNabb e l’appartenenza all’ordine Domenicano, che in Inghilterra e Irlanda era stato duramente perseguitato in epoca elisabettiana.

Gulisano: Proprio così. Fu una lunga notte oscura, ma dopo la restaurazione dei diritti dei cattolici, l’Ordine dei Predicatori aveva fatto anch’esso il suo ritorno in Inghilterra, iniziando una lenta e faticosa ricostruzione della propria presenza. Il giovane McNabb entrò nell’Ordine portandovi tutto il suo entusiasmo, la sua fede ardente, la sua carità instancabile, la sua speranza di riportare l’Inghilterra a Cristo. Dopo il noviziato e l’ordinazione fu inviato a proseguire gli studi nella prestigiosa sede belga di Lovanio, e quindi ritornò a svolgere la sua missione in Inghilterra. Benché irlandese- e padre McNabb fu sempre fieramente consapevole della sua identità- l’Inghilterra diventò per lui una seconda patria. Diceva che il suo amore per l’Irlanda era paragonabile a quello che si prova per la propria madre, mentre quello per l’Inghilterra era come quello che si prova per la propria sposa. Prendendo alla lettera l’antica missione dei domenicani, che sono Ordo Predicatorum, ovvero l’ordine dei predicatori, cominciò a stupire Londra per le sue prediche, i dibattiti e i contradditori che teneva ad Hyde Park, il celebre parco londinese dove chiunque può salire su uno sgabello e sermoneggiare ai passanti. Dibatteva e dialogava con chiunque, protestanti di ogni denominazione, atei, liberi pensatori. La sua fama si sparse al punto che ogni domenica centinaia di persone andavano a sentirlo nel parco. Fu invitato in breve tempo a tenere dibattiti anche nei teatri, sfidato da personaggi del calibro di G.B. Shaw. Possedeva una cultura e un’intelligenza straordinarie: leggeva il Vecchio Testamento in ebraico, il Nuovo in greco e San Tommaso d’Aquino in latino. Aveva un’eloquenza straordinaria, perfino per un irlandese, e un fuoco di desiderio di annunciare Cristo ardeva in lui. Era un monaco del tredicesimo secolo finito chissà come nel ventesimo. Predicava con la parola e con l’esempio, e aveva deciso di non insegnare solo dal pulpito, ma di allontanarsene e di andare incontro alla gente, con il suo abito bianco e nero e la povertà che in tutta la vita e le migliaia di volumi letti gli fece possedere solo tre libri: la Bibbia, il Breviario e la Summa teologica di San Tommaso. Aveva una devozione profonda per il fondatore del suo ordine, San Domenico, e il suo desiderio maggiore era quello di imitarlo. Vedeva in lui l’apostolo che si era fatto carico di annunciare Cristo a tutti, ricchi e poveri, ignoranti e intellettuali. Il motto dell’ordine, Veritas, costituì il programma di vita di Padre Vincent.

Qual è, a quasi settant’anni dalla morte di padre McNabb, del quale – e lei lo ricorda nel libro – si chiede da più parti la beatificazione, l’insegnamento e la testimonianza di questa figura?

Gulisano: Padre McNabb spese la vita a difendere la verità cristiana da ogni attacco ideologico. Fu un grande pensatore, provvisto di una vastissima cultura teologica, docente, studioso, scrittore, anche se i testi che ci ha lasciato sono soprattutto le raccolte dei suoi discorsi, delle sue omelie, dal momento che il suo primario ambito di apostolato non fu quello intellettuale, ma il servizio alla verità da annunciare tra tutte le persone, a partire da quelle più povere. La maggior parte dei cattolici inglesi infatti nella prima metà del ’90 erano poveri, appartenenti alla working class, per lo più immigrati dall’Irlanda. Padre McNabb sapeva bene che l’annuncio della Verità è una forma meravigliosa di Carità, perché non di solo pane vive l’uomo, ma anche della Parola di Dio.

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ZENIT Staff

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