CITTA' DEL VATICANO, domenica, 20 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questo sabato mattina ricevendo in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE II), a Roma in occasione della visita ad limina apostolorum.
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Cari fratelli nell'Episcopato
«chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo» (1 Cor 1, 2-3). Con queste parole accolgo tutti voi, amati, pastori della regione Leste 2 in visita ad limina e vi saluto con grande affetto nella coscienza del legame collegiale che unisce il Papa ai Vescovi nel vincolo dell'unità, della carità e della pace. Ringrazio Dom Walmor per le amabili parole con le quali ha interpretato i vostri sentimenti di omaggio alla Sede di Pietro e ha illustrato le sfide e i problemi oggetto del vostro impegno per il bene della chiesa che Dio vi ha affidato negli Stati dello Espíritu Santo e Minas Gerais.
Vedo che amate profondamente le vostre diocesi e anch'io partecipo intimamente a questo vostro amore, accompagnandovi con la preghiera e la cura apostolica. La nostra è una bella storia con un inizio tangibile nelle Bolle emanate dal Successore di Pietro per l'ordinamento episcopale e in quel «eccomi qui» proferito da ciascuno all'inizio della cerimonia della sua consacrazione e conseguente ingresso nel Collegio dei Vescovi. Di esso cominciate a far parte «in virtù della consacrazione episcopale e della comunione gerarchica con la Testa e le Membra» ( Nota Esplicativa Previa, allegata alla Const. Dogm. Lumen gentium), diventando successori degli Apostoli con la triplice funzione di insegnare, santificare e governare il popolo di Dio.
In quanto maestri e dottori di fede, avete la missione di insegnare con audacia la verità che si deve credere e vivere, presentandola in modo autentico. Come vi ho detto ad Aparecida, «la Chiesa ha il grande compito di conservare e nutrire la fede del popolo di Dio, e anche ricordare ai fedeli (...) che, in virtù del loro battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo» (Discorso inaugurale della v Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano e dei Caraibi, 13/5/2007, 3). Aiutate, dunque, i fedeli affidati alle vostre cure pastorali a scoprire la gioia della fede, la gioia di essere personalmente amati da Dio, che ha offerto il Figlio Suo per la nostra salvezza. Come sapete, credere consiste soprattutto nell'abbandonarsi a questo Dio che ci conosce ed ama personalmente, accettando la Verità che Egli ha rivelato in Gesù Cristo con l'atteggiamento che ci porta ad avere fiducia nella grazia e sappiate infondere questa fiducia nel vostro popolo, affinché la fede sempre sia custodita, difesa e trasmessa nella sua purezza e integrità.
Come amministratori del supremo sacerdozio, dovrete far sì che la liturgia sia veramente una epifania del mistero, ossia, espressione della natura genuina della Chiesa che attivamente offre il culto a Dio per Cristo nello Spirito Santo. Di tutti i doveri del vostro ministero, «il più imperativo e importante è responsabilità della celebrazione dell'Eucaristia», e spetta a voi «provvedere affinché i fedeli possano accedere alla mensa del Signore, soprattutto la domenica che è il giorno in cui la Chiesa — comunità e famiglia dei figli di Dio — scopre la sua peculiare identità cristiana intorno ai presbiteri» (Giovanni Paolo ii, Esort. ap. Pastores gregis, 39). Il compito di santificare che avete ricevuto vi impone, inoltre, di essere promotori e animatori della preghiera nella città umana, spesso agitata, rumorosa e dimentica di Dio: dovete creare luoghi e occasioni, dove nel silenzio, nell'ascolto di Dio, nella preghiera personale e comunitaria, l'uomo possa trovare e fare l'esperienza viva di Gesù Cristo che rivela il viso autentico del Padre. È necessario che le parrocchie e i santuari, gli ambienti di educazione e sofferenza, le famiglie diventino luoghi di comunione con il Signore.
Infine, come guide del popolo cristiano, dovete promuovere la partecipazione di tutti i fedeli nell'edificazione della Chiesa, governando con cuore di servo umile e pastore affettuoso, mirando alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. In virtù del compito di governare il Vescovo è chiamato anche a giudicare e disciplinare la vita del popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali, attraverso leggi, direttive e suggerimenti, come previsto nella disciplina universale della Chiesa. Questo diritto e dovere è molto importante affinché la comunità diocesana rimanga unita al suo interno e cammini in sincera comunione di fede, di amore e di disciplina con il Vescovo di Roma e con tutta la Chiesa. Perciò non stancatevi di alimentare nei fedeli il senso di appartenenza alla Chiesa e la gioia della comunione fraterna.
Tuttavia il governo del Vescovo sarà fruttuoso pastoralmente solo se «godrà del sostegno di una buona credibilità morale, che deriva dalla santità della sua vita. Questa credibilità predisporrà le menti ad accogliere il Vangelo annunciato da lui nella sua Chiesa e anche le norme che egli stabilirà per il bene del popolo di Dio» (Ibid., 43). Perciò, plasmato interiormente dallo Spirito Santo, ciascuno di voi diventi «tutto per tutti» (cfr. 1 Cor 9, 22), proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della nostra santificazione e testimoniando la carità del Signore. Accogliete con il cuore aperto quanti bussano alla vostra porta: consigliateli, confortateli e sosteneteli nel cammino di Dio, cercando di guidarli tutti verso quell'unità nella fede e nell'amore del quale, per volontà del Signore, dovete essere principio e base visibile nelle vostre diocesi (cfr. Const. dogm. Lumen gentium, 23).
Cari Fratelli nell'Episcopato! Nel concludere questo nostro incontro, desidero rinnovare a ciascuno di voi i miei sentimenti di gratitudine per il servizio che offrite alla Chiesa con viva dedizione e amore. Per intercessione della Vergine Maria, «esempio di quell'affetto materno di cui devono essere animati tutti coloro che cooperano nella missione apostolica che ha la Chiesa di rigenerare gli uomini» (Ibid., 65), invoco Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, che conceda al vostro ministero abbondanza di doni e consolazioni celesti, e vi concedo, estensiva ai sacerdoti e diaconi, ai consacrati e consacrate, ai seminaristi e ai fedeli laici delle vostre comunità, una speciale Benedizione Apostolica.
[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]