di padre Gonzalo Miranda L.C.*

ROMA, domenica, 20 giugno 2010 (ZENIT.org).- Dignitas personae vent’anni dopo Donum vitae. La scienza e la tecnica continuano nella loro “avanzata”, che non sempre e necessariamente comporta un avanzamento in umanità. Il Magistero della Chiesa analizza sempre con interesse le nuove scoperte, invenzioni, applicazioni tecnologiche, ecc. Le analizza dal punto di vista etico, dentro l’orizzonte del rispetto e della promozione della dignità della persona umana, di ogni singolo essere umano.

Nel 1987 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò l’Istruzione intitolata “Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione”. In essa offriva l’insegnamento del Magistero cattolico universale sulle problematiche etiche legate all’applicazione delle tecniche di riproduzione assistita, applicate in grande scala e con metodiche di fecondazione extracorporea appena dieci anni prima.

Nel dicembre 2008 la stessa Congregazione ha presentato una nuova Istruzione, questa volta intitolata “Istruzione su alcune questioni di bioetica”. Nonostante l’ampiezza designata dal titolo, la tematica è sostanzialmente la stessa di Donum vitae.

Il nuovo testo si presenta con carattere di aggiornamento, approfondimento e chiarificazione. Aggiornamento, in quanto nei vent’anni trascorsi molte sono le novità che hanno fatto irruzione nell’ambito della riproduzione artificiale e annessi e connessi.

Alcuni interventi erano appena iniziati negli anni Ottanta, altri sono arrivati dopo. Si pensi alla crioconservazione degli embrioni umani, con tutti i problemi etici, psicologici e sociali che sta creando. Si pensi alle tecniche di diagnosi preimpianto e alla conseguente eliminazione degli embrioni non desiderati. Si pensi alle proposte di clonazione “terapeutica” o alla proposta di congelare gli ovociti o di fare diagnosi sugli stessi anziché congelare o attuare la diagnosi sugli embrioni. E un lungo eccetera.

Per quanto riguarda i valori in gioco, i beni da proteggere, i principi etici che possono illuminare le nuove applicazioni tecnologiche, non era necessario aprire nuove strade. Conveniva, però, affrontare esplicitamente queste nuove frontiere. Il Magistero della Chiesa intende essere dinamico, proporre la luce della ragione e della fede per accompagnare i cattolici e tutti coloro che desiderano ascoltarlo nei meandri vecchi e nuovi, spesso tortuosi, che si presentano di fronte a noi.

L’opera di approfondimento è un compito sempre incompiuto. Sempre si può, e spesso conviene, ulteriormente indagare, capire, valorizzare… E anche in questo il Magistero ci accompagna e ci illumina. La nuova Istruzione ci propone una più articolata considerazione dello statuto ontologico dell’embrione umano, in base agli insegnamenti anteriori, di natura soprattutto etica. Si tratta, lo sappiamo, del punto centrale, e anche del punctum dolens, di tutte le dispute e delle prese di posizione intorto a tutto ciò che oggi la tecnica riesce a fare con gli embrioni: dalla loro produzione alla loro distruzione, passando per la loro selezione e manipolazione. L’illuminazione teologica del tema, proposta nella prima parte, arricchisce ulteriormente la nostra comprensione della dignità inviolabile dell’essere umano che si trova, come ci siamo trovati tutti noi una volta, nei suoi primi momenti di esistenza e di sviluppo.

Si attendeva anche, da parte di molti, un servizio di chiarificazione in relazione ad una serie di problemi etici sui quali non esisteva un insegnamento magisteriale chiaramente definito e intorno ai quali divergevano le opinioni di parecchi autori, tra coloro che sinceramente si dichiarano a favore dei valori custoditi e promossi dalla dottrina cattolica.

È eticamente ammissibile l’adozione prenatale, unica via disponibile per dare l’opportunità di continuare la loro esistenza agli embrioni umani congelati e abbandonati? Quali interventi artificiali possono essere considerati “integrativi” e non “sostitutivi” dell’atto sponsale in vista della

assistenza alla procreazione, tenendo presente l’insegnamento offerto a suo tempo da papa Pio XII e raccolto da Donum vitae? Si possono accettare ricerche che mirano all’ottenimento di cellule staminali pluripotenti, “di tipo embrionale”, senza la formazione e la distruzione di embrioni umani? È moralmente accettabile l’utilizzo di medicinali, come vaccini, provenienti da ricerche svolte con l’ottenimento eticamente illecito di materiali biologici?

Su alcune di questi dilemmi l’Istruzione offre un discernimento articolato e chiaro (per esempio sull’uso di “materiale biologico” umano di origine illecita).

Sulle tecniche per ottenere cellule staminali pluripotenti senza produrre degli embrioni, il testo invita brevemente alla prudenza, in quanto non si vede ancora quale possa essere lo statuto ontologico del risultato che verrebbe ottenuto (da tener presente che chi ha avanzato quelle proposte, concretamente le due menzionate dall’Istruzione in nota a pié di pagina, ha sempre dichiarato che intendeva procedere eventualmente all’applicazione su cellule umane solamente se si fosse arrivati alla conferma certa dell’ipotesi, e cioè che non si venissero a formare degli embrioni umani in alcun momento del processo). Sul tema delle tecniche “integrative”, si ripropone solamente la dottrina di Pio XII e Donum vitae, senza applicarla al discernimento sulle tecniche discusse: inseminazione artificiale “impropriamente detta” e GIFT. A proposito del dibattito sulla liceità della adozione prenatale, si è aperto un nuovo dibattito sull’interpretazione corretta del testo dell’Istruzione.

A questo proposito, alcuni hanno suggerito che si sospenda la discussione sul tema e sul significato del paragrafo che ne parla e si rivolga la domanda alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Senza escludere questa possibilità, forse conveniente (e pensando che probabilmente più di uno avrà già presentato la domanda alle autorità della Santa Sede in materia), mi sembra importante tentare di leggere ed interpretare il Documento così come ci viene proposto. Dopo quasi vent’anni di dibattito sul tema dell’adozione, la Santa Sede si è espressa espressamente. Se l'ha fatto nel modo in cui l’ha fatto, ci sarà qualche motivo.

L’Istruzione forma parte del cosiddetto “Magistero ordinario”, al quale dobbiamo (e vogliamo) dare quel “religiosum voluntatis et intellectus obsequium” che la nostra fede ci chiede e che ci viene ricordato dal Concilio Vaticano II (GS,25). Lo ha sottolineato opportunamente monsignor Francisco Ladaria, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella presentazione pubblica

dell’Istruzione. Questo obsequium non significa però che non ci si debba sforzare per capire nel miglior modo ciò che il testo insegna, ed eventualmente distinguerlo da quello che il testo non ci insegna. Che non si debba fare uno sforzo sincero per interpretare correttamente il significato del testo così come ci viene proposto. E che non si debba anche approfondire, illustrare, applicare e difendere la dottrina in esso offerta.

* P.Gonzalo Miranda dal 1993 al 2001 è stato Segretario Operativo del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma. Nel 2001 ha fondato la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA). Dal 2001 fino al 2006 è stato Decano della Facoltà di Bioetica della stessa Università. Professore ordinario di Bioetica e di Teologia Morale nelle Facoltà di Bioetica e di Teologia dell’APRA, è membro del Comitato Direttivo del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Membro onorario del Consejo de Bioética della Conferenza Episcopale Messicana, è membro del Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale di Centri di Bioetica di Ispirazione Personalista (FIBIP) e del Comitato Di Bioetica dell a Federazione Internazionale di Facoltà di Medicina Cattoliche (AIFMC). E' inoltre membro del Comitato Direttivo delle riviste “Medicina e Morale” (Roma), “Medicina y Ética” (Messico) e “Vida y Ética” (Argentina).