ROMA, giovedì, 10 giugno 2010 (ZENIT.org).- Nella Repubblica Democratica del Congo, gli ex bambini soldato hanno urgente bisogno di aiuto per dimenticare i traumi subiti e cercare di condurre una vita normale.
L’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sta fornendo un grande sostegno a questo scopo, attraverso aiuti d’emergenza a più di 1.000 rifugiati fuggiti dal gruppo ribelle dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA), con base in Uganda, che nei suoi raid nella provincia di Haut-Uélé, nel nord-est del Paese, ha distrutto villaggi apparentemente senza aver ricevuto alcuna provocazione, rapendo i bambini e uccidendo in modo indiscriminato.
Secondo il Vescovo Julien Andavo Mbia di Isiro-Niangara, che supervisiona gli sforzi a favore dei rifugiati, i bambini rapiti sono particolarmente a rischio.
“I maschi sono addestrati a combattere, mentre le ragazze sono costrette a diventare schiave del sesso”, ha denunciato.
Per aiutare questi giovani, l’ufficio britannico di ACS ha fornito 5.000 euro di aiuti per le vittime dell’LRA come parte del sostegno ai progetti gestiti dalla Chiesa nel Paese.
La donazione permetterà al Vescovo Mbia di nutrire i sopravvissuti agli attacchi dell’LRA e dare alloggio e coperte a quanti hanno dovuto fuggire quando le loro capanne sono state date alle fiamme.
Fornirà anche capi di vestiario, visto che molte famiglie sfollate non hanno avuto il tempo di prendere i propri averi quando l’LRA ha assaltato le loro case.
Il programma del Vescovo Mbia prevede anche la distribuzione di medicine per curare le ferite delle persone alle quali durante i raid sono state tagliate labbra e orecchie.
Descrivendo un tipico raid dell’LRA, il Vescovo ha affermato che “in 20 minuti possono ispezionare tutto – saccheggiando derrate alimentari e rapendo i giovani”.
Medici senza Frontiere, l’organizzazione internazionale di assistenza medica e umanitaria, ha riferito che i pazienti hanno raccontato innumerevoli storie di bambini costretti a uccidere i propri genitori.
Christine du Coudray Wiehe, esperta di Africa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che si è recata spesso nella Repubblica Democratica del Congo, ha affermato che “è difficile immaginare la crudeltà di questi ragazzi, drogati per essere capaci di uccidere i propri parenti. Se oppongono resistenza, vengono uccisi a colpi di arma da fuoco davanti agli altri”.
Alcuni dei bambini liberati hanno raccontato di essere stati obbligati a combattere e che veniva dato loro solo un pasto al giorno. La du Coudray ha dichiarato che la scarsità di cibo è un altro modo per controllarli.
Il missionario comboniano padre Romano Segalini ha detto ad ACS che i giovani “sono traumatizzati, e molti di loro sono malati”.
“Sono passati attraverso l’inferno, ma ora sono con noi e vogliamo aiutarli a trovare nuova speranza”, ha aggiunto il sacerdote, che assiste 22 ex bambini soldato al confine con l’Uganda.
Il più giovane dei suoi ragazzi non ha neanche 10 anni.
“Molti di loro sono feriti; ci hanno mostrato le cicatrici, risultato delle violenze. Le ragazze sono state tutte violentate”, ha dichiarato.
ACS sta aiutando la Chiesa in questa regione afflitta sostenendo anche la formazione di 47 seminaristi presso il seminario maggiore di S. Mbaga Tuzine a Murhesa.