La politica ha bisogno di persone coraggiose e moralmente rette

Incontro del Papa con le autorità civili e il Corpo diplomatico di Cipro

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ROMA, domenica, 6 giugno 2010 (ZENIT.org).- Una politica che mira realmente al bene comune ha bisogno di persone coraggiose e moralmente rette, capaci di superare “interessi egoistici” o “pressioni di parte”. E’ quanto ha detto sabato 5 giugno Benedetto XVI, incontrandosi con le autorità civili e con il Corpo diplomatico di Cipro presso il Palazzo presidenziale di Nicosia.

Nel primo appuntamento della sua seconda giornata sull’isola il Papa ha fatto visita al Presidente della Repubblica di Cipro, il signor Demetris Christofias, e della consorte, la signora Elsi Chiratou, alla “Government House”, che è stata la residenza del governatore britannico di Cipro durante la dominazione britannica dal 1878 al 1960.

Prima dell’ingresso al Palazzo, il Santo Padre ha deposto una corona di fiori ai piedi del monumento dedicato a Makarios III, che fu Arcivescovo di Cipro per 17 anni e primo Presidente della Repubblica.

Dopo il colloquio privato, la presentazione della famiglia del Presidente e delle rispettive delegazioni il Presidente ha accompagnato il Papa al “Grande Giardino” dove ad attenderlo c’erano le autorità civili, politiche, militari e religiose di Cipro e il Corpo diplomatico accreditato presso il governo cipriota.

Per l’occasione, nel suo indirizzo di saluto il Presidente della Repubblica Christofias ha detto che “l’isola di Cipro è stata da sempre, grazie alla sua posizione geografica, punto d’incontro per tanti popoli e culture”.

“A Cipro, da secoli, i ciprioti ortodossi convivono in armonia con le comunità cattoliche e musulmane – ha aggiunto –. Questa eredità e la ricchezza della suddetta convivenza mostrano che Cipro può diventare ponte che unisce mondi diversi”.

“Cipro desidera e può essere un modello ‘della civiltà del vivere insieme’ – ha proseguito poi – che è la civiltà del futuro”. E del resto “la storia dolorosa dell’isola rafforza il desiderio di pace, non solo per Cipro, ma per tutta la zona circostante”; infatti, ha precisato, “la nostra vicinanza al Medio Oriente non è solo geografica, ma anche umana”.

Christofias ha quindi annunciato “di voler intensificare ulteriormente la collaborazione con la Santa Sede per lo sviluppo dei popoli […] per il conseguimento della pace e la conquista di una comune coscienza mondiale, per combattere la povertà e l’emarginazione, l’ingiustizia e la malnutrizione”.

Nel suo discorso Benedetto XVI ha lanciato un appello a quanti sono impegnati “a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale e internazionale” a “rispettare e promuovere la verità nel mondo della politica e della diplomazia”.

“Prima di tutto – ha affermato – il promuovere la verità morale significa agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali”.

Il Pontefice ha quindi invitato i politici e diplomatici “ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi” per promuovere la verità morale e quindi “una genuina riconciliazione”.

Benedetto XVI ha quindi richiamato le esperienze tragiche del XX secolo che hanno “posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana” ed ha evidenziato l’importanza di “destrutturare le ideologie politiche che altrimenti soppianterebbero la verità”.

“Anche ai giorni nostri – ha osservato il Papa – siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudovalori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani”.

Ricordando il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, nel 2008, Benedetto XVI ha invitato a porre l’“attenzione sui tentativi di certi ambienti di reinterpretare la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo al fine di soddisfare interessi particolari, che avrebbero compromesso l’intima unitarietà della Dichiarazione e l’avrebbero allontanata dei suoi intenti originari”.

Subito dopo ha spostato l’accento sull’impegno a “fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale”, perché “individui, comunità e Stati – ha spiegato – senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci”.

Nel suo discorso il Papa ha infine ricordato come per i filosofi dell’antica Grecia così come per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi “la pratica della virtù consisteva nell’agire secondo la retta ragione”.

“L’obbligazione morale – ha concluso – non dovrebbe essere vista come una legge che si impone da se stessa dall’esterno”, ma come “un’espressione della sapienza di Dio, alla quale la libertà umana si sottomette con prontezza”.

Nell’editoriale apparso sull’edizione del 6 giugno de “L’Osservatore Romano”, il direttore Gian Maria Vian ha scritto che “dopo i discorsi pronunciati nel 2006 all’università di Ratisbona e nel 2008 a New York davanti alle Nazioni Unite, questo di Nicosia ai politici e diplomatici può essere considerato la terza grande variazione di Benedetto XVI sul tema della ragione, che deve governare i comportamenti di ogni persona”.

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ZENIT Staff

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