di Roberta Sciamplicotti
NICOSIA, domenica, 6 giugno 2010 (ZENIT.org).- Celebrando questa domenica mattina la Messa nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia, la capitale di Cipro, Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza dell’Eucaristia, ricordando che quanti se ne nutrono “sono riuniti dallo Spirito Santo in un solo corpo per formare l’unico popolo santo di Dio”.
La celebrazione ha avuto luogo in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre prossimi.
Hanno partecipato alla Messa i Patriarchi e i Vescovi cattolici del Medio Oriente, con rappresentanze delle rispettive comunità. Era presente anche Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, molto attivo nel campo ecumenico.
Il Palazzo dello Sport, che ha una capienza di quasi 7.000 spettatori, era gremito. Molti fedeli hanno seguito la celebrazione dall’esterno, dove erano state collocate numerose sedie per poter ospitare quanti non sono riusciti ad entrare nell’edificio.
Il Papa si è detto “felice di avere questa opportunità di celebrare l’Eucarestia insieme a così tanti fedeli di Cipro, una terra benedetta dal lavoro apostolico di San Paolo e San Barnaba”, e ha salutato tutti i presenti “con grande affetto”, ringraziando “per l’ospitalità e per la generosa accoglienza” che gli sono state riservate.
In particolare, ha salutato gli immigrati filippini e dello Sri Lanka e le altre comunità di immigrati “che formano un significativo gruppo nella popolazione cattolica” di Cipro, circa 10.000 fedeli su una popolazione di quasi un milione di abitanti.
“Prego perché la vostra presenza qui possa arricchire l’attività e il culto delle parrocchie alle quali appartenete e che a vostra volta possiate ottenere il sostegno spirituale dall’antica eredità cristiana della terra che avete scelta come vostra casa”, ha detto il Papa.
La solennità del Corpus Domini
Ricordando che la Chiesa celebrava questa domenica la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, il Papa ha osservato che il nome dato a questa festa in Occidente, Corpus Domini (Corpus Christi), è usato nella tradizione della Chiesa per indicare “tre distinte realtà”: “il corpo fisico di Gesù, nato dalla Vergine Maria, il suo corpo eucaristico, il pane del cielo che ci nutre in questo grande sacramento, e il suo corpo ecclesiale, la Chiesa”.
Riflettendo su questi diversi aspetti, ha indicato, “giungiamo ad una più profonda comprensione del mistero della comunione che lega tutti coloro che appartengono alla Chiesa”: “tutti quelli che si nutrono del corpo e sangue di Cristo nell’Eucarestia sono riuniti dallo Spirito Santo in un solo corpo per formare l’unico popolo santo di Dio”.
“Così come lo Spirito Santo è sceso sugli Apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme, lo stesso Santo Spirito è all’opera in ogni celebrazione della Messa per un duplice scopo: santificare i doni del pane e del vino affinché diventino il corpo e sangue di Cristo e riempire coloro che sono nutriti da questi santi doni perché possano divenire un solo corpo ed un solo spirito in Cristo”.
Sant’Agostino, ha osservato il Papa, “spiega magnificamente questo processo”, ricordando che “il pane non è preparato a partire da un solo, ma da numerosi grani”. Il processo che unisce e trasforma i grani isolati in un solo pane “presenta una immagine suggestiva dell’azione unificante dello Spirito Santo sui membri della Chiesa, realizzata in maniera eminente attraverso la celebrazione dell’Eucarestia. Coloro che prendono parte a questo grande sacramento diventano il Corpo ecclesiale del Cristo quando si nutrono del suo Corpo eucaristico”.
“Ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui”, ha segnalato Benedetto XVI. “Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati”.
Unità
Come nelle prime comunità cristiane, ha sottolineato, anche noi oggi siamo chiamati “ad essere un cuore ed un’anima sola, approfondendo la nostra comunione con il Signore e tra di noi, ed essere suoi testimoni dinnanzi al mondo”.
“Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi”.
Allo stesso modo, “siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga”.
Nel suo saluto al Papa prima della celebrazione, l’Arcivescovo maronita di Cipro, Youssef Soueif, lo ha ringraziato calorosamente per la “missione d’amore” che svolge “a livello internazionale”.
Cipro, ha ricordato, è un “ponte tra Medio Oriente ed Europa”, uno spazio di dialogo tra le culture che può contribuire al miglioramento dei rapporti internazionali e tra le fedi.
Dopo l’omelia del Papa, ha preso la parola anche l’Arcivescovo Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, che ha ricordato come nell’appuntamento di ottobre si chiederà la “grazia di ridonare nuovo dinamismo pastorale” alle Chiese del Medio Oriente, perché possano portare avanti la loro “provvidenziale missione”.
Si pregherà inoltre perché queste Chiese possano “impegnarsi sempre di più nell’evangelizzazione e nella promozione umana”, in collaborazione con le altre due grandi religioni monoteiste, l’ebraismo e l’islam.