NICOSIA, domenica, 6 giugno 2010 (ZENIT.org).- La Vergine Maria è il simbolo della speranza che non muore, ha ricordato Benedetto XVI questa domenica mattina recitando l’Angelus insieme ai fedeli riuniti nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia (Cipro).
Nell’intervento che ha pronunciato al termine della celebrazione eucaristica durante la quale ha consegnato l’Instrumentum Laboris (documento di lavoro) dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, il Papa ha spiegato che “a mezzogiorno è tradizione della Chiesa rivolgersi in preghiera alla Beata Vergine Maria, ricordando con gioia il suo pronto assenso a divenire la madre di Dio”.
“E’ stato un invito che l’ha riempita di trepidazione e che lei avrebbe potuto appena comprendere”, ha osservato. “Era un segno che Dio aveva scelto lei, sua umile ancella, per cooperare con lui nell’opera di salvezza”.
“Come non rallegrarci per la generosità della sua risposta! Attraverso il suo ‘sì’ la speranza della storia è divenuta una realtà, l’Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia”.
Il Pontefice ha quindi riconosciuto che “circa trent’anni dopo, trovandosi Maria piangente ai piedi della croce, dev’essere stato difficile mantenere viva questa speranza”, perché “le forze delle tenebre sembrava che avessero avuto il sopravvento”.
Ad ogni modo, “anche nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua”.
“Anche noi, suoi figli, viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria mai ci abbandonerà”, ha sottolineato.
“Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme così che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia”.