Pellegrini a Paphos: “Attendiamo altre benedizioni”

Apertura multinazionale e pluriconfessionale del viaggio papale a Cipro

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di Michaela Koller

PAPHOS, sabato, 5 giugno 2010 (ZENIT.org).- Hanno atteso per ore Benedetto XVI, i 3.500 fedeli di Cipro che lo hanno accolto cantando e sventolando bandiere, gridando felici quando alle 15.15 in punto di questo venerdì il Papa è giunto alla chiesa di Agia Kyriaki a Paphos.

Un elicottero della polizia è sembrato sommergere per un momento con il suo rumore le tante melodie che si ascoltavano nel parco archeologico: un coro, accompagnato da un organo, provava “Shalom Alechem”.

All’altra estremità risuonavano le voci potenti dei pellegrini del Cammino Neocatecumenale di Italia e Libano, che hanno intonato tre volte “Benedetto!”, continuando due volte con “Chrysostomos”, il nome dell’amato Arcivescovo ortodosso di Cipro che cerca un’apertura ecumenica. C’erano grandi bandiere di Cipro, Albania, Georgia, Italia, Polonia e Austria, e una donna bionda abbronzata sventolava quella bianca e azzurra della Baviera, terra natale del Papa.

“Non siamo venuti con aspettative specifiche”, ha detto Nesrine Tawk, del Libano, entrata con circa 250 seguaci del Cammino Neocatecumenale a Cipro passando dai Paesi arabi vicini. “Vogliamo solo stare con il Papa qui e ora. Lo seguiamo ovunque vada. Siamo stati anche in Giordania e abbiamo partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù in Australia”.

Alcuni compagni sostenevano le due bandiere della comunità, superate solo da un cartello, della stessa comunità e proveniente dalla Calabria. Tra le altre bandiere, quelle della Legione di Maria e del Gruppo El Shaddai. “Significa l’Onnipotente in ebraico”, ha spiegato una donna dai lineamenti asiatici con il volto quasi coperto da un velo bianco e con un cappellino con la visiera dello stesso colore, visto che conviene difendersi dal forte calore del sole mediterraneo.

“Può fare molto più di Bin Laden”, dice con un tono scherzoso. La sua comunità è stata fondata nelle Filippine. “Siamo qui per lavorare nelle pulizie”, aggiunge una sua amica, sempre filippina. Quando le si chiede che cosa si aspetta dalla partecipazione alla cerimonia ecumenica, risponde: “Trovare un marito cattolico. No, sto scherzando. Ci aspettiamo altre benedizioni”.

Molti immigrati presenti a Cipro provengono da Paesi cattolici dell’Asia e sperano in una vita migliore e più prospera. La Chiesa affronta questo problema a livello mondiale con il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Rispetto agli incontri affollatissimi durante altre visite pastorali, come in Germania, in Brasile o negli Stati Uniti, questa cerimonia di apertura, nonostante la partecipazione della Chiesa ortodossa di Cipro e la presenza di anglicani, protestanti e cristiani armeni, ha un carattere intimo, sembra il privilegio di una riunione privata con il Papa.

Mai prima d’ora un Successore di Pietro era arrivato a Cipro, dove si è vissuto il primo momento della diffusione del cristianesimo con la missione paolina del proconsole Sergio Paolo.

“Benedetto!”, cantano i pellegrini con voce gioiosa. Nel frattempo, il coro cerca di competere con la folla cantando una toccante canzone bizantina.

I romani, per così dire, non si pronunciano in questo momento per ascoltare Bisanzio, un esercizio musicale che ha qualcosa dell’ecumenismo pratico.

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ZENIT Staff

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