Il Papa visita Paphos, punto di partenza della missione di Paolo

Duemila anni di cristianesimo vivo in questa regione

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di Michaela Koller

PAPHOS, sabato, 5 giugno 2010 (ZENIT.org).- La visita di Papa Benedetto XVI alla città di Paphos, con la sua antica storia cristiana, verrà dedicata interamente all’unità ecumenica e interconfessionale. La celebrazione ecumenica, che ha luogo proprio all’inizio del suo viaggio al sito archeologico della chiesa di Kyriaki Chrysopolitissa, non potrebbe essere più simbolico.

Dagli Atti degli Apostoli (13, 4-13) sappiamo che San Paolo conseguì il primo successo importante della sua missione proprio in questa città costiera del sud-est dell’isola mediterranea di Cipro. Con la conversione del proconsole Sergio Paolo, questo punto del confine sud-orientale del Mare Nostrum, il cui territorio venne conquistato da Roma, è stato il primo Paese con governo cristiano nella storia del cristianesimo.

Il primo tema importante della giornata di arrivo è stato il pilastro di San Paolo, fuori la chiesa di Agia Kyriaki. Tra la sabbia e frammenti di tufo giallo e colonne, il pilastro si eleva sulla nuda terra con le sue venature bianche e grigie. Su una semplice lastra di pietra c’è un’iscrizione in nero: Qui, in quest’umile luogo, legato a questo pilastro che non è alto neanche un metro, l’Apostolo delle Genti soffrì, nel 47 d.C., circa 39 frustate, accusato di provocare disordini.

Questo fatto è stato trasmesso solo attraverso una leggenda. Negli Atti, questo successo della missione di Paolo segna il preludio della diffusione del cristianesimo in tutto il mondo. Una scoperta archeologica del 1999 dà maggiori garanzie di autenticità, assicura lo storico e giornalista Michael Hesemann in un’intervista concessa a ZENIT. Ci si basa sui lavori dell’archeologo catanese Filippo Giudice, che nel 1999 trovò un frammento di marmo con l’iscrizione LOY – OSTO, che gli esperti leggono in questo modo: (PAU) LOY (AP) osto (LOY).

In base a criteri paleografici, l’oggetto è stato datato come risalente al I secolo o agli inizi del II.

“Se è così, l’iscrizione di Paphos sarebbe la testimonianza storica più antica dell’opera dell’Apostolo dei Gentili a Cipro”, ha detto Hesemann a ZENIT, “e anche l’iscrizione più antica in generale che riporti il suo nome”.

E anche se i credenti potessero contare solo sulla leggenda della colonna paolina, il parco archeologico che la circonda rappresenta una prova dell’impatto del viaggio di Barnaba, Paolo e del suo compagno Giovanni Marco. La lapide giace nei dintorni delle rovine di una chiesa gotica medievale francescana, con le cupole giallastre. L’area è dominata da una chiesa semplice con cupola a forma di croce, costruita sui resti di una basilica cristiana primitiva. E’ la chiesa di Agia Kyriaki, consegnata dalla Chiesa ortodossa di Cipro a cattolici e anglicani.

La Chiesa qui è viva: “Siamo una comunità attiva”, ha spiegato a ZENIT padre Jim Kennedy. Il parroco è molto occupato con i preparativi della visita papale. “Prima che arrivi il Papa ci saranno un matrimonio e dei battesimi”, ha detto il cattolico inglese, che sostituisce il parroco Giovanni Sansour, che di recente ha avuto un’emorragia cerebrale.

Nella sua parrocchia, ZENIT ha trovato il sessantenne irlandese Owen Donaghy, che partecipa attivamente alla vita parrocchiale e ha confermato l’immagine di una comunità molto viva. Sono circa 650 i residenti di Paphos che appartengono alla parrocchia cattolica, che spera in una grande affluenza in questi giorni. “Tutte le domeniche abbiamo circa 1.000 persone nei vari servizi della chiesa, che offriamo in diverse lingue”, ha detto. Ci sono tedeschi, irlandesi, francesi, filippini e altri asiatici.

Interpellato sulle sue aspettative circa l’impatto della visita del Papa e della celebrazione ecumenica, ha aggiunto: “Dopo la visita, spero che ci sia una maggiore vicinanza tra le varie confessioni, con gli anglicani e gli ortodossi”.

Il Pontefice, dice, arriva con un messaggio di pace: “Dobbiamo imparare a convivere e ad accettare le differenze come membri della famiglia”.

Donaghy spera in una visita del Papa all’ospizio di San Michele, un progetto che ha avviato grazie alle donazioni e agli sforzi dei membri della comunità. La costruzione non è stata completata, “ma il Papa benedirà un cartello che indica la casa”.

“La casa avrà nove stanze doppie per i pazienti e offrirà cure palliative gratuite a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza tener conto della nazionalità o del credo. Ciò si deve intendere come una mano tesa alle altre confessioni, perché condividiamo la stessa convinzione relativa alla dignità dell’uomo dal concepimento alla morte naturale. E’ una delle preoccupazioni comuni di Papa Benedetto XVI e dell’Arcivescovo cipriota Chrisostomos II”, ha aggiunto.

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ZENIT Staff

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