di Mirko Testa
ROMA, sabato, 5 giugno 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa non può fare a meno dei tesori delle tradizioni orientali e occidentali. Lo ha ricordato Benedetto XVI nel discorso tenuto questo sabato nella Cattedrale di Nicosia, dopo la visita a Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.
Al suo arrivo in automobile il Santo Padre è stato accolto dall’Arcivescovo Chrysostomos II e dai 17 membri del Santo Sinodo della Chiesa di Cipro all’ingresso principale del Palazzo arcivescovile, che alcuni chiamano “Makarios Palace”, un edificio piuttosto recente finito di costruire nel 1960, dopo la proclamazione dell’indipendenza da parte di Cipro.
Subito dopo c’è stato un colloquio privato tra i due leader religiosi.
Il Papa si è quindi recato nel giardino per visitare brevemente il monumento dedicato alla memoria di Makarios III, che fu Arcivescovo della Chiesa ortodossa autocefala di Cipro dal 1960 al 1977, guidò il suo Paese nella lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna e divenne nel 1959 il primo Presidente della neonata Repubblica. E’ a lui che si deve, inoltre, la firma dei rapporti diplomatici tra la Repubblica di Cipro e la Santa Sede nel 1973.
Successivamente il Papa e l’Arcivescovo ortodosso si sono recati nella vicina Cattedrale di San Giovanni risalente al 1665.
Qui l’Arcivescovo Chrysostomos II ha pronunciato un breve indirizzo di saluto ricordando che la “Chiesa di Cipro ha percorso 20 secoli di vita e di cammino storico, a partire dal 45 d.C., quando fu la prima Chiesa tra le nazioni ad essere fondata dai santi apostoli Barnaba e Paolo”.
“In questo lungo periodo ha lasciato forti testimonianze di una spiritualità ricca e piena di splendore – ha aggiunto -. I santi padri della Chiesa di Cipro hanno partecipato a tutti i Concili Ecumenici e spesso hanno svolto un ruolo teologico molto attivo e decisivo”.
“Inoltre – ha continuato Chrysostomos II – il Terzo Concilio Ecumenico di Efeso nel 431 d.C. attraverso il suo canone ottavo ha riconosciuto l’autocefalia della Chiesa di Cipro”, ovvero la sua indipendenza, che “in seguito è stata rinforzata con privilegi e titoli imperiali da parte dell’imperatore bizantino Zenone”, ratificati dal Concilio Ecumenico Quinisesto del 691 d.C.
“Nonostante il numero ridotto dei suoi fedeli – ha riconosciuto -, la Chiesa di Cipro ricopre una posizione eminente all’interno dell’Ortodossia e intrattiene relazioni fraterne con tutte le Chiese”.
“Specialmente adesso – ha continuato -, agli inizi del XXI secolo che rappresenta un’epoca di dialogo, di riavvicinamento e riconciliazione abbiamo deciso di continuare questo cammino significativo e pieno di pace perché siamo sicuri che questa sia la missione affidataci dalla volontà di Dio”.
Nel prendere subito dopo la parola, il Pontefice ha ricordato che nell’ottobre del 2009 Paphos ha ospitato l’ultimo incontro della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa incentrato sul ruolo del Vescovo di Roma, e si è detto “grato per il sostegno che la Chiesa di Cipro […] ha sempre dato all’impegno del dialogo”.
A questo proposito ha auspicato che si possa giungere a una “piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, una comunione che deve essere vissuta nella fedeltà al Vangelo e alla tradizione apostolica, in modo che apprezzi le legittime tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, e che sia aperta alla diversità dei doni tramite i quali lo Spirito edifica la Chiesa nell’unità, nella santità e nella pace”.
Il Santo Padre ha quindi ringraziato per il contributo che la Chiesa di Cipro ha donato alle vittime del terremoto dell’Aquila del 2009 e ha detto di pregare “perché tutti gli abitanti di Cipro, con l’aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione”.
Benedetto XVI ha infatti sottolineato la necessità di prestare soccorso ai cristiani di Terra Santa, di cui Cipro fa tradizionalmente parte, ed ha espresso l’auspicio che le comunità cristiane di quest’isola del Mediterraneo “possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace”.