di Jesús Colina
CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 31 maggio 2010 (ZENIT.org).- Questo sabato mattina, la Basilica di San Pietro ha vissuto un atto del tutto straordinario: un’adorazione eucaristica di riparazione per i peccati dei sacerdoti.
Durante l’incontro è stato presentato a Dio il dramma scoperto in questi mesi da tutta la Chiesa: il passato di bambini “calpestati” da alcuni chierici che con atti di pedofilia hanno tradito le parole di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”.
L’iniziativa è nata grazie ad alcuni studenti delle università pontificie di Roma come gesto di solidarietà con Benedetto XVI, ed è stata patrocinata dal Cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica e vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano.
All’adorazione eucaristica, sull’Altare della Cattedra della Basilica vaticana, ha fatto seguito la meditazione del responsabile del Vaticano per i casi di abusi sessuali da parte del clero, monsignor Charles Scicluna, promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede.
“Quanti peccati!”
Le parole del presule sono state molto forti: “Quanti peccati si commettono nella Chiesa per l’arroganza, l’ambizione insaziabile, per l’abuso e l’ingiustizia di chi approfitta del ministero per far carriera, per apparire, per motivi futili di vanagloria!”.
Il sacerdote maltese, che per anni ha dovuto indagare e verificare casi di pedofilia e pederastia commessi da sacerdoti, ha constatato che Cristo usa le sue parole più dure contro gli autori di questi crimini.
“Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”, ha detto richiamando le parole del Vangelo di Marco (9, 42).
Il bambino, ha spiegato il presule in questa iniziativa che ha avuto luogo in dirittura finale dell’Anno Sacerdotale, è “prezioso agli occhi di Dio e agli occhi del vero discepolo di Gesù”.
“Quanto diventa arida la terra e quanto diventa triste il mondo quando questa immagine così bella, questa icona tanto santa, viene calpestata, rotta, sporcata, abusata, distrutta!”.
“Se la tua mano ti è occasione di scandalo, tagliala”
Di fronte ai fedeli presenti, tra cui molti seminaristi, monsignor Scicluna ha ricordato le parole di Gesù: “Se la tua mano ti è occasione di scandalo, tagliala”.
Il presule ha interpretato quella “mano” da tagliare “come l’amico caro con cui condividiamo la nostra vita, al quale siamo legati da vincoli d’affetto, concordia e solidarietà. A questo legame c’è un limite”.
“L’amicizia cristiana si sottomette alla legge di Dio – ha spiegato –. Se il mio amico, il mio compagno, la persona a cui voglio bene è per me occasione di peccato, è un ostacolo nel mio pellegrinaggio, non ho altra scelta, secondo il criterio del Signore, che tagliare questo legame. Chi negherebbe il tormento di questa scelta?”.
“Non si tratta di un’amputazione crudele? – ha proseguito –. E tuttavia il Signore è chiaro: è meglio per me entrare nel Regno da solo (senza una mano, senza un occhio, senza un piede), che andare con il mio amico nella Geenna, nel fuoco che non si spegne”.
Di fronte alla difficile situazione che vive in questo momento la Chiesa, il predicatore ha concluso con questa implorazione del Messale romano: “Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli, ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà”.