di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 17 maggio 2010 (ZENIT.org).- Quanti casi di pedofilia si sono registrati all’interno della Chiesa cattolica? E quanti sono quelli verificatisi nella società? Chi promuove una cultura della pedofilia? E come ha fatto questa cultura a contaminare anche parti della Chiesa cattolica?
Per rispondere a queste come ad altre domande su un tema così delicato e spinoso Francesco Agnoli, Massimo Introvigne, Giuliano Guzzo, Luca Volonté e Lorenzo Bertocchi hanno appena pubblicato il saggio “Indagine sulla pedofilia nella Chiesa” (edizioni Fede & Cultura)
Per approfondire il tema in questione, ZENIT ha intervistato uno degli autori, Lorenzo Bertocchi, studioso di storia del cristianesimo, collaborare del blog www.libertaepersona.org/dblog/.
Quanti sono i casi di pedofilia nella Chiesa?
Bertocchi: Se anche vi fosse un solo caso è ovvio che sarebbe già troppo e all’interno della Chiesa chi ha dimostrato di aver idee ben chiare a tal proposito è proprio Benedetto XVI. Ciò premesso credo sia utile capire le dimensioni del fenomeno e nella prima parte del libro (“Indagine sulla pedofilia nella Chiesa” – Ed. Fede e Cultura) Massimo Introvigne ci aiuta a inquadrare il problema. Negli Stati Uniti ad esempio, secondo autorevoli indagini accademiche, dal 1950 al 2002 i sacerdoti accusati di effettiva pedofilia risultano 958 su oltre 109.000 preti, ma le condanne si riducono drasticamente fino ad un numero di poco inferiore a 100.
Padre Lombardi, in una sua dichiarazione del 10 marzo scorso, citava il caso dell’Austria dove, in uno stesso arco temporale, le accuse accertate e riconducibili alla Chiesa ammontano a 17, mentre per altri ambienti si sale a 510. Questi numeri possono dire molto o nulla, tuttavia mostrano senz’altro una tendenza che permette di sgonfiare l’ipotesi che per la Chiesa Cattolica vorrebbe fare “di tutta l’erba un fascio”.
Meriterebbe poi un discorso a parte il tema delle false accuse, come ad esempio i casi di don Giorgio Covoni, di due suore bergamasche, di padre Kinsella e suor Nora Wall in Irlanda, tutti accusati di abusi e poi assolti. Questi fatti sono importanti perché testimoniano le dinamiche non sempre chiare in cui prende corpo l’accusa.
E nella società?
Bertocchi: Leggendo i dati sembra che la piaga pedofilia sia veramente diffusa e impressionante. In un rapporto dell’OMS – Global Estimates of Health Consequences due to Violence Against Children (Ginevra, Organizzazione Mondiale della Sanità, 2006) – si indica ad esempio che per il 2002 nel mondo si potevano stimare circa 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini minorenni costretti in diverse forme di abuso nell’ambito sessuale.
Un rapporto ONU, presentato all’Assemblea generale il 21 luglio 2009, focalizza, invece, l’attenzione sulla situazione nel web: su scala mondiale il numero di siti on-line di natura pedo-pornografica cresce a ritmi vertiginosi, ad esempio se nel 2001 erano 261.653, nel 2004 se ne recensivano ben 480.000, tendenza che viene confermata anche consultando i report annuali dell’Associazione Meter di don Di Noto.
Questo dato relativo ad Internet mi sembra paradigmatico visto il ruolo ormai assunto dal web nella nostra vita sociale. Prende così consistenza l’idea che il tipo di campagna mediatica condotta per far passare la Chiesa Cattolica come luogo per eccellenza della pedofilia contenga una buona dose di pregiudizio.
Quale cultura promuove la pedofilia?
Bertocchi: Al centro del problema c’è quella “cultura del sesso” che, specialmente a partire dal cosiddetto ’68, ha promosso una vera e propria rivoluzione tesa ad “abolire i tabù”. La diffusione della pornografia, che in qualche modo rappresenta la bandiera di questa rivoluzione, è sotto gli occhi di tutti. La mentalità dominante oggi è quella che giustifica la pratica di unioni sessuali di ogni tipo, frutto di un pensiero che trova le sue radici in De Sade, Freud, Fromm, Reich, Marcuse, ecc., quelli che potremmo definire profeti dell’esaltazione dell’orgasmo.
Nel nostro libro è Francesco Agnoli che porta diversi esempi di come ancora oggi questa cultura sia viva e rappresentativo è il caso del partito olandese pro-pedofili da poco sciolto per carenza di firme e non per divieto legale. In radice la rivoluzione sessuale di quegli anni si poneva l’obiettivo di attaccare ogni tipo di autorità, a partire da quella di Dio e questo purtroppo ha lasciato un segno anche all’interno della Chiesa.
Come, quando e perchè la cultura favorevole alla pedofilia è penetrata nei seminari e nella Chiesa?
Bertocchi: L’indicazione la può fornire proprio la lettera che Benedetto XVI ha scritto ai cattolici d’Irlanda dove, oltre ad affrontare il problema di casi di pedofilia nel clero irlandese, il Santo Padre ricerca anche le radici del fenomeno. Nel suo argomentare egli fa riferimento anche al fatto che “il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II fu a volte frainteso”. Sicuramente c’è un richiamo a quel periodo degli anni ’60/’70 del secolo scorso in cui la cosiddetta “apertura al mondo” ha condotto la Chiesa ad un indebolimento della fede e ad una progressiva secolarizzazione.
L’attacco sociale condotto al principio di autorità, famoso lo slogan “vietato vietare”, si è insinuato nella Chiesa e così nei seminari dove una certa interpretazione ha finito per confondere la disciplina con il dialogo; il risultato è stato una maglia più larga nella selezione dei candidati al sacerdozio.
Il Card. Caffarra a tal proposito ha precisato: “che la Chiesa si dia dei criteri per discernere chi ammettere e chi non ammettere al sacerdozio è un diritto che nessuno può ragionevolmente negarle” (“La Verità chiede di essere rivelata” – Rizzoli 2009). Oggi più che mai questo diritto va esercitato. Chi pensasse però che il problema è il celibato dei preti dovrebbe quantomeno spiegare come mai nel clero protestante, che può sposarsi, vi siano casi di abusi sessuali non inferiori a quelli del clero cattolico.
Perchè la pedofilia organizzata e praticata con il turismo sessuale non fa rumore e non si riesce a fermare?
Bertocchi: Una indagine dell’ECPAT ha rilevato che nel mondo circa 80 milioni di turisti all’anno si muovano in cerca di un’offerta sessuale. Secondo Intervita – Onlus italiana – sarebbero 10 milioni i minori coinvolti in questo mercato planetario che muove un giro d’affari stimato in 12 miliardi di dollari.
L’indagine dell’Università di Parma realizzata per ECPAT indica l’identikit del “turista tipo” che non è certo un mostro: nel 90% dei casi ha tra i 20 e i 40 anni, di cultura medio alta, buon livello di reddito, molto spesso è sposato. Le vittime, invece, hanno un’età compresa fra gli 11 e i 15 anni nel caso delle bambine e 13 – 18 per i maschi.
Questo tipo di “turismo” in molti paesi è considerato un reato, ma ciononostante si tratta di un’industria molto florida e proprio per il fatto di essere “un’industria” rende difficile fermare il fenomeno. Però c’è anche un motivo più radicale che va indagato in quella “cultura del sesso” di cui parlavo poco fa, vi sono espressioni politiche che sono portabandiera di tematiche nate in quella “cultura” e che si muovono come una vera e propria lobby.
Qual è il confine tra realtà e falso moralismo?
Bertocchi: Gran parte delle nostre società post-moderne ormai accetta o giustifica la distruzione di embrioni in quanto non li considera esseri umani, commercia in ovuli e spermatozoi come fossero biscotti, teorizza la mascolinità e la femminilità come semplici etichette culturali, diffonde la pornografia come una fo
rma di divertimento e vorrebbe fare della morte assistita una scelta nobile.
Per una sorta di perversione della verità oggi ci troviamo di fronte ad una confusione etica di proporzioni tali che la realtà si perde nel soggettivismo. Così appunto vediamo che la condanna del comportamento immorale dei religiosi proviene dallo stesso ambiente culturale che è pronto ad accettare ogni arbitrio del singolo. Le ragioni sono di tipo ideologico, ma anche di tipo economico come dimostrano quegli studi legali americani che hanno guadagnato miliardi di dollari grazie all’uso spregiudicato dell’accusa di pedofilia.
Come valutare la linea di tolleranza zero adottata dal Pontefice Benedetto XVI?
Bertocchi: La determinazione del Santo Padre a voler fare chiarezza mi pare esemplare, indica una via di trasparenza che non solo è valida per la Chiesa, ma lo dovrebbe essere per tutti i settori della società che hanno avuto o hanno a che fare con questo triste fenomeno.
Nelle meditazioni per la Via Crucis del 2005 l’allora Card. Ratzinger mostrava chiaramente la necessità di “far pulizia” dentro la Chiesa, volontà però non giustizialista, ma desiderio di vera giustizia per far risplendere ancora di più la Sposa di Cristo “una, santa, cattolica e apostolica”.
Questo “stile” lo si può riscontrare in tutto il magistero di Benedetto XVI, la sua ricetta di purificazione si muove a 360°: l’ermeneutica della continuità, l’allargamento della razionalità, l’esempio del Curato d’Ars per l’Anno sacerdotale, l’attenzione alla liturgia, la tolleranza zero contro lo scandalo pedofilia, ecc. Il problema semmai è quello di leggere il suo insegnamento prendendo solo ciò che è più vicino alle proprie idee, omettendo di considerarlo integralmente.
In che modo la Chiesa cattolica potrà superare lo sgomento e la sfiducia così largamente diffusi tra la gente?
Bertocchi: Tutti i cattolici sono chiamati a ritornare ai fondamenti della fede per essere autentici testimoni del Signore Risorto o, come dice Luca Volontè, “chiara deve essere la coscienza della compagnia di Cristo” che ci accompagna quotidianamente. Nel suo recente viaggio apostolico a Fatima il Santo Padre ha affermato che la Chiesa soffre per cause “interne”.
Certamente faceva riferimento alle ferite provocate dai casi di abusi sessuali, ma credo anche alla necessità di una chiarezza dottrinale essenziale per un ritorno ai fondamenti. Oggi purtroppo questa chiarezza non è scontata e anche questo confonde la gente.
Mi trovo d’accordo quindi con le conclusioni che indica Agnoli nel saggio: preghiera, recupero del senso del soprannaturale, efficace esercizio del governo della Chiesa e, aggiungo, un profondo recupero del senso del peccato. “Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa” ha detto Benedetto XVI dopo il Regina Caeli del 16 maggio.
Disgraziatamente in molta catechesi il tema “peccato” è sempre meno di moda, travolto da tanta psicologia e tanta sociologia. Riconoscersi peccatori però è la via per accogliere la Misericordia di Dio. Carità nella Verità, non c’è altro modo per donare speranza agli uomini del nostro tempo.