Benedetto XVI a Fatima con il sogno di Giovanni Paolo II nel cuore

di Renzo Allegri

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ROMA, mercoledì, 12 maggio 2010 (ZENIT.org).- Quando i Papi si muovono, è la Chiesa che si muove. In questo mese di maggio, Benedetto XVI è stato a Torino a per l’ostensione della Sindone e ora è a Fatima.

“Pregherò per la Chiesa, per i sacerdoti e per la pace”, ha detto prima di mettersi in viaggio. Il primo Pontefice ad andare pellegrino in quel Santuario fu Paolo VI, e vi si recò nel 1967, cinquantesimo anniversario delle apparizioni. Poi Giovanni Paolo II vi si recò nel 1982, l’anno dopo l’attentato subito in Piazza San Pietro. Papa Wojtyla era convinto di essere stato miracolato dalla Madonna di Fatima. L’attentato si era avuto il 13 maggio del 1981, giorno anniversario della prima apparizione della Madonna nella cittadina portoghese. I colpi sparati dall’attentatore erano mortali, ma la pallottola, che aveva colpito il Papa all’addome, aveva tenuto all’interno del suo corpo un percorso a zig zag, assolutamente inspiegabile.

“Era come”, disse il professor Francesco Crucitti, che aveva operato il Pontefice “se avesse voluto evitare gli organi vitali. Per questo il Papa si è salvato”. E Giovanni Paolo II a Fatima, ringraziando la Vergine dello scampato pericolo, affermò: “Una mano ha sparato e un’altra mano ha guidato il proiettile”.

Giovanni Paolo II tornò a Fatima nel 1991, nel decimo anniversario dell’attento, ancora per ringraziare la Vergine. E vi ritornò per la terza volta nel 2000 per celebrare la beatificazione di Francesco e Giacinta, i due veggenti morti qualche anno dopo le apparizioni. E in quell’occasione, volle rendere pubblico il contenuto della terza parte del Segreto, dove si parla appunto dell’attentato al Papa, nel quale egli si era riconosciuto.

Quest’anno, a Fatima, si ricordano i dieci anni dalla beatificazione di Francesco e Giacinta e i cento anni dalla nascita di Giacinta. Ma per quanto importanti, queste ricorrenze non sono tali da giustificare un viaggio papale.

Come lo stesso Benedetto XVI ha detto, l’obiettivo del suo viaggio a Fatima riguarda “la Chiesa, i sacerdoti e la pace nel mondo”. Tre grandi temi che sono di estrema attualità, con notizie anche drammatiche ogni giorno sui giornali.

E sono i temi fondamentali del Messaggio di Fatima. Nel corso della Terza apparizione, quella del 13 luglio 1917, la Madonna, dopo aver mostrato ai bambini la “terribile visione” dell’inferno, parlò ad essi proprio di queste tematiche, attraverso indicazioni profetiche che si sono poi realizzate alla lettera come forse in poche altre occasioni della storia era accaduto. Le sue parole sulla prima guerra mondiale che stava per finire; su una seconda guerra più terribile che sarebbe scoppiata; sul suolo della Russia con la diffusione per il mondo dell’ideologia comunista portatrice di guerre, morti, fame, distruzione di intere nazioni; sulle sofferenze della Chiesa con il martirio di molti suoi rappresentanti, vescovi, sacerdoti, laici, e con l’attentato al Papa, erano una cronaca precisa di quello che sarebbe poi accaduto. E, oggi, 93 anni dopo quelle apparizioni, siamo testimoni che le indicazioni profetiche si sono realizzate.

Al termine delle sue confidenze ai tre veggenti, la Vergine disse: “Alla fine il mio cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace”. La consacrazione della Russia, chiesta dalla Madonna, ebbe un tragitto travagliato, anche all’interno della Chiesa stessa, e solo nel 1984 Giovanni Paolo II riuscì a realizzarla in qualche modo. Però, gli effetti si manifestarono immediatamente con la caduta dell’impero comunista sovietico e il ritorno della libertà religiosa in Russia e negli altri Paesi ex comunisti. Restano insolute le ultime due indicazioni date dalla Vergine: il “trionfo” del suo Cuore Immacolato e la pace nel mondo.

Sembrano traguardi ancora lontani, ma è in questa direzione che si muove la Chiesa. E’ questo il vero scopo del pellegrinaggio di Benedetto XVI. Un pellegrinaggio che si riallaccia alle indicazioni di Giovanni Paolo II, e che Papa Ratzinger ha programmato da tempo, come dimostrano le attenzioni verso Fatima da lui espresse in varie occasioni.

Nel maggio 2006, un anno dopo la elezione di Benedetto XVI, ricorreva il 25° anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. Il cardinale Ruini organizzò a Roma una grande manifestazione, facendo venire da Fatima la statuetta originale che si venera nella cappella delle Apparizioni. E il Papa inviò un messaggio al cardinale Ruini, in cui tra l’altro disse: “Mi unisco con gioia a quanti si ritrovano oggi in Piazza S. Pietro vicino all’immagine di Nostra Signora di Fatima, per affidare all’intercessione di Maria le grandi intenzioni della Chiesa e del mondo”.

Un mese dopo, a monsignor Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, in procinto di partire per Fatima, come presidente di un grande pellegrinaggio internazionale, Papa Ratzinger disse: “Quando sarà a Fatima, saluti in mio nome tutti i pellegrini di tutti i Paesi. Chieda loro una preghiera per il Papa, perché il Papa possa realizzare la sua missione di condurre la Chiesa. Chieda loro che rimangano con il Papa”.

L’anno successivo, 2007, ricorrevano i 90 anni delle apparizioni a Fatima. Il 13 maggio, Benedetto si trovava in Brasile, in occasione della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. Celebrò la Messa sulla Spianata del Santuario dell’Aparecida, che si trova nel Nord dello Stato di San Paulo ed è il centro spirituale del Brasile. Alla preghiera dell’Angelus, volle ricordare le apparizioni di Fatima: “Ricorre oggi il novantesimo anniversario delle Apparizioni di Nostra Signora di Fatima. Con il suo forte appello alla conversione ed alla penitenza essa è, senza dubbio, la più profetica delle apparizioni moderne. Chiediamo alla Madre della Chiesa, a Colei che conosce le sofferenze e le speranze dell’umanità, di proteggere i nostri focolari  e le nostre comunità”.

Il 14 ottobre di quello stesso anno, 2007, a Fatima erano in corso le celebrazioni per il novantesimo anniversario delle apparizioni. In collegamento da Roma per la preghiera dell’Angelus, il Papa disse: “Questa mia Benedizione per quanti recitano con me la preghiera dell’Angelus – qui presenti o uniti attraverso i mezzi di comunicazione – di buon grado la estendo ai pellegrini riuniti nel Santuario di Fatima, in Portogallo. Lì, da novant’anni, continuano a risuonare gli appelli della Vergine Madre, che chiama i suoi figli a vivere la propria consacrazione battesimale in ogni momento dell’esistenza”.

Due mesi dopo, il 10 novembre 2007, ricevendo i vescovi portoghesi in visita “ad limina”, disse: “Mi piace pensare a Fatima come ad una scuola di fede che ha la Vergine Maria come Maestra; là Ella ha eretto la sua cattedra per insegnare ai piccoli Veggenti, e in seguito alle moltitudini, le verità eterne e l’arte di pregare, credere e amare”.

E poi, nel 2008, l’annuncio del viaggio che avrebbe fatto a Fatima nel 2010.

Viene spontaneo pensare ai viaggi a Fatima di Papa Wojtyla, con quei suoi discorsi infuocati e accorati. Nel 1982, discorsi pieni di preoccupazione e di dolore, che facevano intendere come la Chiesa e il mondo stavano attraversando un momento drammatico. “Dalla guerra nucleare, da una autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci”, aveva gridato rivolto alla Vergine. Nel 1991, invece, discorsi aperti alla speranza e all’ottimismo. “Una nuova aurora sembra sorgere nel cielo della storia. Da Fatima sembra diffondersi una luce consolatrice, colma si speranza”, aveva detto Papa Wojtyla al milione di pellegrini radunati nella spianata davanti al santuario. Nel 2000, poi, la rivelazione della terza parte del famoso Segreto, quasi a
offrire la chiave d’interpretazione delle preoccupazioni espresse ne 1982 e della speranza del 1991.

Joseph Ratzinger fu la persona più vicina a Papa Wojtyla in quegli anni. Era il suo confidente, il suo consigliere, l’amico personale, e visse quei momenti in stretta unione con lui. Ed essendo poi diventato il successore di Giovanni Paolo II, sa che deve portare a termine i progetti che Papa Wojtyla aveva fatto alla luce degli eventi vissuti in prima persona.

Come abbiamo visto, tutte le indicazioni profetiche espresse dalla Vergine nel 1917, si sono realizzate. Mancano le due ultime: il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e la pace nel mondo.

Purtroppo, con la libertà religiosa nei Paesi ex comunisti, sono ri­sorti anche gli antichi problemi della “divisione” dei credenti. Divisione tra cattolici, ortodossi, protestanti, cioè divisione tra i se­guaci dello stesso Dio, dello stesso Salvatore Gesù, tra i credenti nella stessa Fede.

La Chiesa dei credenti costituisce il “Corpo Mistico di Cristo”. Ma quando i credenti sono divisi, il “Corpo Mistico di Cristo” è lacerato, ferito, martoriato. Non può trionfare il cuore di una madre quando i suoi figli sono divisi all’interno della famiglia. La strada, quindi, per arrivare alla conclusione indicata dalla Madonna a Fatima nel 1917 è l’unità dei cri­stiani. Papa Wojtyla continuò a sperare fino all’ultimo. Sognava di riuscire ad andare a Mosca per suggellare, con un fraterno abbraccio ad Alessio II, Patriarca della Chiesa ortodossa russa, la riunificazione delle due Chiese. Per cercare di realizzare quel suo grande sogno, intraprese viaggi nelle nazioni dell’Est europeo, liberate dai regimi comunisti. Fu in Albania, in Croazia, in Bosnia, in Li­tuania, nella Lettonia, in Estonia, nella Repubblica Ceca, nella Slovenia, in Ungheria, in Bulgaria, nell’Azerbaijan, nella Slovacchia, in Ucraina. In ognuna di quelle nazioni cercava l’incontro con gli ortodossi, l’abbraccio con gli ortodossi per lanciare messaggi al Patriarca di Mosca. Ma non è riuscito nel suo scopo. E’ morto senza poter fare quel viaggio.

Il progetto, e il compito di realizzarlo, è passato al successore. Benedetto XVI, che aveva condiviso in pieno le speranze e le attese di Giovanni Paolo II, ha proseguito il cammino verso quel sogno. Con una diplomazia diversa, ma assai efficace. E ora quel sogno potrebbe diventare realtà. L’abbraccio con gli ortodossi non sembra più molto lontano. E si è anche aperta una corsia preferenziale verso i luterani. A settembre, infatti, Benedetto XVI sarà a Londra, prima visita di stato ufficiale di un Pontefice in Gran Bretagna. Incontrerà le massime autorità della Chiesa anglicana: la Regina Elisabetta, governatore supremo della Chiesa Anglicana, e l’arcivescovo di Canterbury, che è il capo della Chiesa Anglicana. Obiettivi grandi, e proprio per questo avversati tremendamente dalle Forze del Male. La campagna di odio contro la Chiesa, e contro Papa Ratzinger, scatenata nel mondo negli ultimi mesi, è un segno emblematico. Un tentativo estremo per far fallire i progetti di unione che sono ormai vicini. Progetti che porterebbero a compimento anche l’ultima parte del Messaggio della Madonna di Fatima.

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ZENIT Staff

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