ROMA, lunedì, 10 maggio 2010 (ZENIT.org).- Dopo le violenze che hanno devastato il distretto di Kandhamal, nello Stato indiano dell’Orissa, nel 2008, i cattolici stanno lavorando per costruire 5.500 case, dove abiteranno anche 700 famiglie indù.
Lo riferisce l’agenzia AsiaNews, ricordando che i sacerdoti locali avvertono tuttavia del fatto che “la tensione interreligiosa è ancora alta”. “Noi lavoriamo per tutti, senza nascondere nulla”, hanno dichiarato.Secondo fonti cattoliche locali, gli episodi di violenza da parte dei nazionalisti indù hanno provocato più di 90 morti ufficiali, soprattutto cristiani, mentre 50.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case.
Il direttore del progetto di ricostruzione delle abitazioni, padre Ajaya Kumar Singh, ha spiegato ad AsiaNews che “grazie alle donazioni dei cristiani” alla fine di aprile sono state completate le prime 1.360 case.
“Lo scopo è quello di arrivare a 5.550: circa 700 famiglie indù troveranno posto nelle nuove case, mentre le altre andranno ai cristiani”.
La Chiesa, ha sottolineato il sacerdote, “serve tutti”. “La religione non è e non può essere una barriera per il servizio o lo sviluppo locale. Nelle violenze (…) hanno perso la casa cristiani e indù: ora le ricostruiamo per tutti, senza alcun interesse nascosto. Speriamo che questo gesto faccia capire ai nostri vicini indù che la Chiesa pensa a tutti”.
Nonostante questi gesti per favorire la riconciliazione, padre Singh ha riconosciuto che “a quasi due anni dallo scoppio di quelle violenze, ci sono forti tensioni religiose in almeno 15 villaggi del distretto di Kandhamal”.
Padre Manoj Nayak, che supervisiona i progetti insieme a padre Singh, ha indicato che in altri villaggi “ai cristiani non è ancora permesso tornare”.
Questa atmosfera, ha commentato, “non aiuta nessuno”.
“Ad esempio, per il nostro progetto, non ci viene permesso di usare materiale locale. Gli indù non cooperano alla costruzione, e gli abitanti dei villaggi fanno di tutto per ostracizzare i cristiani”.
“Questo non è un buon segno – ha concluso –: noi stiamo cercando di spingere tutti a vivere in pace e armonia, ma ogni giorno affrontiamo tantissime sfide”.