ROMA, giovedì, 6 maggio 2010 (ZENIT.org).- In un frangente storico che vede il ritorno alla ribalta dell’uso del ‘potere morbido’ a scapito della forza militare, la Chiesa Cattolica può giocare sempre più un ruolo decisivo in considerazione del suo impegno in ambito religioso, diplomatico e umanitario.
E’ questa una delle tematiche che verranno affrontate nel quarto Corso per diplomatici dedicato alla Chiesa Cattolica e alla politica internazionale della Santa Sede, organizzato dalla Fondazione “La Gregoriana” e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain.
Il primo modulo del Corso, dedicato a ‘La Chiesa cattolica: principi guida, strutture organizzative e azione diplomatica’ si svolgerà a Roma dal 10 al 16 maggio. Il secondo modulo, dedicato a ‘Le Opere sociali della Chiesa in un contesto industriale’, si terrà invece a Torino dal 17 al 22 maggio.
Alla sessione inaugurale interverranno, tra gli altri, il Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) con una relazione su “La Chiesa cattolica in America Latina” e il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente, Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che affronterà il tema “Religione e politica”.
L’iniziativa mira a garantire a un gruppo selezionato di allievi in carriera diplomatica, invitati attraverso i Ministeri degli Affari Esteri di 23 Paesi dell’America Latina, gli strumenti per cogliere il senso e le modalità esecutive della cosiddetta ‘azione umanizzante’ della Santa Sede a livello internazionale, che si sostanzia in una vera e propria ‘diplomazia del Vangelo’.
Infatti, spiega uno degli organizzatori, il prof. Roberto Papini, Segretario generale dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain, “molti diplomatici accreditati presso la Santa Sede arrivano a Roma senza conoscere in modo approfondito la Chiesa cattolica” e “spesso non hanno idea dell’attività della Chiesa sul piano internazionale”.
Inoltre, si legge in un comunicato stampa, “oggi, con l’avvento dell’era Obama, e con la diminuzione della polemica nei confronti dell’America del Nord, per il momento preoccupata su altri scenari, l’America Latina sta tentando vie diverse, più o meno convincenti, che vanno da Chavez, a Morales, a Lula. Tutti tentativi di creare, per così dire, vie endogene per raggiungere uno sviluppo economico-sociale”.
“In quest’ambito – ha affermato il prof. Papini – la Chiesa rappresenta ancora una delle forze importanti in America Latina sul piano sociale e culturale, e gioca un ruolo importante”.
D’altra parte, ha aggiunto, “nell’ambito delle relazioni internazionali, si parla molto di ‘soft-power’. Si dice cioè che determinati obiettivi non possono essere raggiunti efficacemente con il potere militare. Ma che è consigliabile il cosiddetto ‘potere morbido’, perché dà risultati migliori, come dimostrano, ad esempio, le conseguenze del conflitto iracheno”.
“Oggi, infatti, la stessa amministrazione Usa, con Obama, cerca altre vie e punta ad accattivarsi le opinioni pubbliche, il consenso popolare e i mezzi di comunicazione – ha sottolineato -. Quindi, l’uso del ‘soft power’ è una questione soprattutto culturale che può contribuire anche alla realizzazione della giustizia sul piano globale, alla diminuzione dei disequilibri mondiali”.
Da questo punto di vista, la Chiesa cattolica “ha davvero un’influenza ‘culturale’ reale in molti Paesi”, tanto che alcuni Paesi “che prima avevano un interesse relativo ad intrattenere rapporti con la Santa Sede, danno a queste relazioni molto più peso. Si veda ad esempio l’attenzione con cui l’amministrazione statunitense cura i rapporti con il mondo cattolico, e così via”.
“Cioè – ha spiegato – ci si rende conto che la Chiesa, non solo rappresenta un miliardo di credenti in tutto il mondo, ma ha nelle sue file agenti diplomatici preparati per svolgere questa azione di pacificazione e umanizzazione del sistema politico mondiale e che quindi è un elemento importante come sistema di regolamentazione, di influenza, di esercizio di ‘soft-power'”.
Per l’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, Eduardo Delgado Bermúdez, questo Corso può rappresentare “un’occasione molto importante per far conoscere ai cattolici in America Latina come funziona la Santa Sede e, in particolare, come agisce a livello internazionale”.
“Credo inoltre – ha aggiunto – che il Corso possa costituire un contributo per avvicinarci alla realtà del nostro continente, dei Paesi che abitiamo, perché una della peggiori guerre in corso è quella della manipolazione dell’informazione e del terrorismo mediatico”, ha osservato.
Una “guerra – ha commentato – della quale di solito le principali vittime sono i Paesi, popoli e istituzioni poveri, che non possono contare su una difesa abbastanza forte nei confronti della manipolazione dei grandi media e degli interessi economici delle grandi potenze che pretendono di imporre la loro egemonia”.
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