Iraq: Governo e forze di sicurezza non riescono a difendere i cristiani

L’Arcivescovo Casmoussa di Mosul fa appello alle Nazioni Unite

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ROMA, mercoledì, 5 maggio 2010 (ZENIT.org).- Per l’Arcivescovo Georges Casmoussa di Mosul (Iraq), il Governo e le forze di sicurezza del Paese non riescono a proteggere i cristiani dalle minacce dei militanti decisi a cacciarli dal Paese.

Il presule ha parlato di una possibile collusione tra i terroristi anticristiani e alcuni partiti politici marginali e ha criticato le autorità, dicendo che sono “troppo impegnate a organizzare incontri” per garantire la sicurezza delle minoranze.

Confidandosi con l’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che sostiene i cristiani perseguitati e sofferenti, il presule siro-cattolico ha affermato che un fallimento dell’esercito, della polizia e del Governo dell’Iraq nell’opera di coordinamento “apre la porta ai terroristi”.

Il presule, che ha chiesto l’intervento delle Nazioni Unite per difendere i cristiani, ha parlato ad ACS dopo aver visitato in ospedale alcune delle persone – per la maggior parte giovani – rimaste ferite questa domenica in un attacco contro un convoglio di autobus gremiti di studenti cristiani (cfr. ZENIT, 3 maggio 2010).

L’attentato è l’ultimo di una serie di attacchi anticristiani che si susseguono dal 2004 e vengono intesi come parte di una campagna per porre fine alla presenza della Chiesa più antica dell’Iraq, che risale alle origini del cristianesimo.

“Siamo molto arrabbiati per ciò che è successo, e siamo pieni di tristezza per quanti hanno sofferto tanto”, ha dichiarato l’Arcivescovo Casmoussa. “Sentiamo che qui non esiste un Governo centrale. Le autorità sono troppo impegnate a organizzare incontri e non si fa abbastanza”.

“L’esercito non è vicino al Governo, e il Governo non è vicino alla polizia – ha lamentato -. Ci sono delle persone che hanno delle responsabilità, ma non sono coordinate nelle loro azioni, e questo apre la porta ai terroristi”.

Ha quindi aggiunto che “alcuni politici sono coinvolti nelle azioni dei terroristi e a volte gli omicidi avvengono in nome di partiti politici”.

L’Arcivescovo ha quindi criticato il fatto che il Governo non riesca a portare i terroristi davanti alla giustizia. “Sentiamo che le persone che hanno ucciso i cristiani sono in prigione, ma contro di loro non sono in corso procedimenti legali”. “Chiediamo al Governo centrale di trovare i responsabili, di giudicarli e processarli in base al diritto internazionale”.

“Questo giudizio deve essere aperto e noto alle persone”, ha concluso. “Chiediamo alle Nazioni Unite – e agli Stati Uniti, che sono i padroni della situazione – di aiutare le minoranze, soprattutto i cristiani”.

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ZENIT Staff

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