La Chiesa esorta a difendere i diritti umani di tutti i migranti

L’Arcivescovo Marchetto interviene al Seminario “Da Roma alla terza Roma”

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 21 aprile 2010 (ZENIT.org).- La “difesa dei diritti di ogni uomo e donna” è uno dei pilastri dell’azione della Santa Sede, ha ricordato questo mercoledì a Roma l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il presule ha pronunciato in Campidoglio il discorso di apertura del XXX Seminario Internazionale di studi storici “Da Roma alla terza Roma”, intervenendo sul tema “Imperi e Migrazioni. Leggi e continuità da Roma a Costantinopoli a Mosca”.

Monsignor Marchetto ha voluto innanzitutto sottolineare “il carattere universalista della tradizione da Roma alla terza Roma, che riguarda l’intera umanità, poiché la storia di questa capitale, dalla sua fondazione, coincide con il superamento delle barriere etniche, è cioè, come si direbbe oggi, antirazzista”.

“La cittadinanza romana non è fondata né sull’origine, né sul territorio; ogni uomo, senza distinzioni etniche o religiose, può acquisirla – ha rilevato -. È cioè sulla cittadinanza e non sul principio di territorialità che si costruiscono la nozione e la realtà dell’Impero”.

In questo contesto, la strategia pastorale della Chiesa occidentale ha dovuto sperimentare grandi cambiamenti: “se nei primissimi secoli, cioè, essa si era rivolta particolarmente al mondo greco-romano con un’opera di inculturazione, successivamente, con le invasioni barbariche, la Chiesa la trasforma in acculturazione, specialmente con l’insegnamento della Sacra Scrittura e del patrimonio ‘classico’ che tramanda”.

Respingimenti

Concentrandosi sulla situazione attuale, l’Arcivescovo ha ricordato la tendenza, tra i Paesi europei, di “delocalizzare i controlli delle frontiere, incoraggiando i loro partner delle coste meridionale del Mare nostro, Mare dei diritti, ad effettuare controlli più rigidi sui migranti, ma dando loro la possibilità di chiedervi asilo”.

Connesse a questa tendenza sono però “serie questioni umanitarie”, ha sottolineato, ricordando in primo luogo che le intercettazioni e i decentramenti operati dalle autorità europee in molti casi rendono impossibile “a migliaia di persone di raggiungere la costa nord del Mediterraneo, o persino di lasciare il loro Paese di origine o di transito”.

“Per avere un’idea della gravità della questione basti pensare che il diritto a emigrare è incluso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 (art. 13§2), anche senza ricorrere alla dottrina sociale della Chiesa, che pure è esplicita in materia”, ha osservato.

A suo avviso, è “paradossale” che molti Paesi europei riconoscano come rifugiati “persone che sono arrivate nel loro territorio per via non marittima, ma provenienti dagli stessi Paesi da cui giungono i migranti intercettati e respinti nel mare nostro, nel mare dei diritti”.

Per questo, il presule ha ribadito la sua “posizione di condanna” verso “chi non osserva il principio di non refoulement, che sta alla base del trattamento da farsi a quanti fuggono da persecuzione”.

“Mi domando, se in tempo di pace non si riesce a far rispettare tale principio fondamentale del diritto internazionale umanitario, come si farà a richiederne l’osservanza in tempo di guerra”, ha commentato.

Diritti violati

Un altro diritto violato nell’atto di intercettare e respingere i migranti sulle coste africane del Mediterraneo, ha proseguito monsignor Marchetto, è quello al “giusto processo”, “che comprende il diritto a difendersi, a essere ascoltato, a fare appello contro una decisione amministrativa, il diritto ad ottenere una decisione motivata, e quello di essere informati sui fatti su cui si basa la sentenza, il diritto ad una corte indipendente ed imparziale”.

Il “Codice frontiere Schengen” (n. 3), ricorda, “dichiara che tutte le persone alle quali è stato negato l’ingresso al territorio avranno il diritto di appello”.

Le persone respinte non hanno tuttavia la possibilità di esercitare questo diritto. Oltre a ciò, “non sono informate su dove e come esercitare questo diritto, e ancor più, non esiste per loro nemmeno un atto amministrativo che proibisca ad essi di proseguire nel loro viaggio di disperazione per raggiungere acque internazionali e che disponga il ritorno al luogo di partenza o ad un altro destino sulla costa africana”.

In questo contesto, il presule ha esortato al rispetto dei diritti di tutti i migranti.

“Ciò – ha concluso – fa parte della perenne tradizione della Chiesa, insieme alla difesa dei diritti di ogni uomo e donna, vecchio o giovane, anche nel caso dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo che navigano nel Mare nostrum”.

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ZENIT Staff

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