WASHINGTON, giovedì, 15 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni degli Stati Uniti, monsignor John Wester, Vescovo di Salt Lake City (Utah), ha esortato i Presidenti di Messico e Stati Uniti a cooperare per il miglioramento della situazione dei migranti nei loro rispettivi Paesi.
Il presule ha rivolto questo appello in occasione di un incontro celebrato questo lunedì tra il Presidente eletto Barack Obama e il Presidente messicano Felipe Calderón.
Il Vescovo ha chiesto soprattutto di porre fine agli abusi contro i migranti sia in Messico che negli Stati Uniti e ha esortato a considerare i fattori che spingono i migranti ad attraversare la pericolosa frontiera con gli Stati Uniti.
“Purtroppo, molti sono morti tragicamente nel deserto statunitense o messicano”, ha riconosciuto. Secondo la Conferenza Episcopale, dal 1994 più di 4.000 migranti hanno perso la vita cercando di passare la frontiera.
“La questione dell’immigrazione illegale trascende le frontiere e deve essere trattata a livello regionale se non emisferico – ha osservato il Vescovo Wester –. Gli Stati Uniti e il Messico devono cooperare per assicurare l’adozione di politiche che permettano ai migranti di emigrare e lavorare in modo sicuro e controllato”.
“Oggi sono oggetto dell’abuso e dello sfruttamento di datori di lavoro senza scrupoli, trafficanti di esseri umani e altri elementi criminali, così come oggetto di detenzioni prolungate e superflue in prigioni disumane”.
La Chiesa negli Stati Uniti ha appena chiuso la Settimana Nazionale sulle Migrazioni, terminata sabato.
“I migranti rischiano il loro benessere e la loro vita per migrare per cercare lavoro e aiutare le proprie famiglie. E’ una decisione obbligata dalla necessità, non una scelta – insiste il presule –. Come istituzione globale, presente sia nel Paese di provenienza che in quello di arrivo, la Chiesa cattolica comprende le forze economiche e sociali che portano i migranti ad abbandonare le loro famiglie e la loro casa per cercare lavoro altrove”.
“I due Paesi devono costruire ponti di cooperazione, non muri di separazione”, ha concluso.