di Carmen Elena Villa
VALLADOLID, venerdì, 16 aprile 2010 (ZENIT.org).- Il sacerdote spagnolo Bernardo Francisco de Hoyos (1711-1735) ha trovato nel Cuore di Gesù quel “tesoro nascosto” al quale si riferisce la parabola del Vangelo di San Matteo (13, 44).
I 24 anni scarsi della sua vita e i pochi mezzi di comunicazione di quell’epoca furono sufficienti perché il giovane sacerdote potesse lavorare per la diffusione di questa devozione nel suo Paese.
Padre Bernardo, che ricevette il suo nome di battesimo in onore di San Bernardo di Chiaravalle, sarà beatificato questa domenica, 18 aprile, in un atto senza precedenti a Valladolid.
La Messa verrà celebrata alle 10.30 nella Plaza de Colón e nel Paseo de Recoletos della città, e sarà presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, come rappresentante di Papa Benedetto XVI.
Per questo, nella Facoltà di Giurisprudenza dell’università cattolica di Valladolid si sta svolgendo questa settimana il congresso del Cuore di Gesù dal titolo “Mi ha mostrato il suo cuore. Bernardo Hoyos, testimone di una promessa per il nostro mondo”, che culminerà questo sabato.
Spiritualità ignaziana
Bernardo aveva appena 10 anni quando entrò nel collegio Imperial di Madrid, dei padri gesuiti, dove conobbe meglio l’ordine, al quale aderì. “Perché non essere un giorno come loro?”, si chiedeva guardando i novizi.
Pur desiderandolo dal profondo del cuore, Bernardo non venne ammesso immediatamente, perché era molto giovane e per il suo delicato stato di salute. Dopo una lunga battaglia, il giovane entrò nel noviziato. Al termine di questa tappa, si trasferì con i suoi compagni a Villa del Campo, nella provincia spagnola di Cáceres.
Lì sopportò molte tentazioni e scoraggiamenti, a livello sia interno che esterno. Nello stesso anno, un’epidemia di peste sconvolse la città. Morirono uno dei suoi compagni e uno dei padri formatori del seminario, ma nulla di tutto ciò lo fece indietreggiare dal cammino di fede che aveva intrapreso.
Nel 1731 andò a studiare Teologia a Valladolid. Adorava leggere i Padri della Chiesa. Diceva sempre che più che “studiare” Teologia la “pregava”.
Sacro Cuore
Nel collegio di Sant’Ambrogio, quando aveva 21 anni, trovò un libro in latino che avrebbe cambiato la sua vita: si intitolava “De cultu sacratissimi Cordis Dei Iesu“, di padre José de Gallifet, sul Corpus Domini e la devozione al Cuore di Gesù.
“Sentii nel mio spirito uno straordinario movimento, forte, dolce e non impetuoso, per cui andai subito davanti al Signore Sacramentato per offrirmi al suo Cuore, per cooperare per quanto potevo, almeno con le preghiere, alla diffusione del suo culto”, scrisse Bernardo sul suo diario.
Il giovane capì che avrebbe dovuto far conoscere l’opera di Santa Margherita Maria Alacoque, una religiosa di clausura francese a cui Dio chiese di lavorare per l’istituzione della festa del Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1733, mentre pregava, sentì che Gesù gli mostrava il mistero del suo Cuore: “Regnerò in Spagna e con più venerazione che in molti altri luoghi”. Per questo, scrisse il libro “Il tesoro nascosto”, il primo ad essere pubblicato in Spagna dedicato a questa devozione.
“Il grande elemento che il Signore vuole comunicare a padre Hoyos è che Dio ha un cuore, e che a questo Dio che ha un cuore interessa la vita di ogni uomo”, ha affermato padre Ricardo Vargas, direttore del centro diocesano di spiritualità del cuore di Gesù, nel documentario dal titolo “La grande promessa”, promosso da HM Televisión e dalla fondazione Euk Marie, che narra la vita di padre Hoyos.
Per diffondere questa devozione, Bernardo cercò il sostegno dei gesuiti, pubblicò santini, diffuse una novena, cercò l’appoggio dei Vescovi spagnoli e anche dei Reali.
Ministero sacerdotale
Nel dicembre 1734 ricevette il suddiaconato e il diaconato, e il 2 gennaio dell’anno successivo fu ordinato sacerdote con altri due suoi compagni. Celebrò la prima Messa il giorno dell’Epifania del 1735 nella chiesa del Collegio di Sant’Ignazio, oggi parrocchia di San Miguel.
Dovette poi lasciare il collegio Sant’Ambrogio per la cosiddetta “Terza probazione”, una sorta di secondo noviziato per ravvivare il fervore e la dedizione a Dio.
Il suo sacerdozio non durò neanche un anno. Un’altissima febbre si trasformò in tifo. Dopo 15 giorni di malattia, morì il 15 novembre 1735. Le sue ultime parole furono: “Oh, che bello abitare nel sacro Cuore di Gesù!”.
Oggi, a 275 anni dalla sua morte, la sua vita continua ad avere eco nella comunità gesuita e nella Chiesa spagnola: “E’ provvidenziale e molto importante per i nostri giovani di oggi vedere che 24 anni sono sufficienti per andare in cielo se vengono utilizzati bene”, ha detto padre Vargas riferendosi al futuro beato.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]