Sudan: le elezioni, test in vista del referendum sull'autonomia del Sud

Un Vescovo auspica correttezza e una vera “trasformazione politica”

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ROMA, giovedì, 15 aprile 2010 (ZENIT.org).- Un Vescovo cattolico di Khartoum ha avvertito del fatto che un gioco sporco nelle elezioni del Sudan potrebbe innescare una grave crisi politica

Riferendosi ai resoconti sulle presunte frodi elettorali e sul ritiro all’ultimo momento di partiti e candidati, il Vescovo Daniel Adwok Kur ha affermato che esiste il pericolo che la gente perda fiducia nel processo politico.

Il presule ha sottolineato il crescente allarme per le notizie non confermate provenienti da varie parti del Paese e relative a scarsa organizzazione dei registri elettorali e dei seggi, intimidazione degli elettori e altre irregolarità, inclusi brogli da parte del National Congress Party, il partito al potere del Governo nazionale di Khartoum.

Parlando dalla capitale sudanese in un’intervista all’associazione caritativa cattolica “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), il Vescovo ausiliare di Khartoum ha affermato che “i resoconti sulle irregolarità fanno chiedere se alla fine queste elezioni potranno essere definite ‘libere e giuste'”.

Le consultazioni sono iniziate domenica 11 aprile nelle prime elezioni nazionali svoltesi in Sudan dal 1986, considerate un precursore fondamentale del referendum del gennaio prossimo in cui gli abitanti del sud del Paese decideranno se rimanere parte di un Sudan unito o creare un nuovo Stato.

Sottolineando l’estensione del periodo delle votazioni, che rimanderà i risultati finali alla settimana prossima, il Vescovo Adwok ha espresso la profonda preoccupazione che le elezioni possano non rispettare le raccomandazioni per lo sviluppo politico del Paese previste nell’Accordo Comprensivo di Pace (Comprehensive Peace Agreement, CPA).

L’Accordo, che ha posto fine a oltre 20 anni di guerra civile, ha stabilito un patto temporaneo per la divisione del potere tra il Governo islamico con base a Khartoum e l’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (Sudan People’s Liberation Army, SPLA), il movimento ribelle del sud.

“E’ più che giusto chiedersi se queste elezioni possono davvero portare alle persone la trasformazione politica promessa dal CPA”, ha commentato il Vescovo Adwok.

“Quando verranno diffusi i risultati, è probabile che si verifichino tensioni e anche scontri tra le parti. Si metterà sicuramente in discussione la correttezza elettorale”, ha aggiunto.

“Per noi qui nel nord – ha riconosciuto -, sembra che ci sia stata una mancanza di candidati disposti a promuovere un Sudan multiculturale, plurilinguistico, plurirazziale, multietnico e multireligioso, come stabilisce la Costituzione ad interim”. “La gente vuole l’unità nella diversità”.

Nonostante la confusione provocata dal ritiro del Partito di Liberazione del Popolo Sudanese (Sudan People’s Liberation Movement, SPLM) nel nord del Paese, ha riferito, la gente è determinata a votare.

“L’atteggiamento delle persone è davvero un chiaro segno del fatto che vogliono queste elezioni. Vogliono una vera trasformazione democratica dopo anni di dittatura militare nel nord. Per il sud, si vuole la libertà di decidere il proprio destino nel referendum del 2011”.

“Queste elezioni sono una prova in vista del referendum – ha concluso il presule -. Ci permetteranno di vedere la performance di quei candidati che verranno eletti nel periodo che porta alla consultazione di gennaio”.

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ZENIT Staff

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