Iraq: la Pasqua pacifica fa ben sperare per il futuro

Aumentano i fedeli che assistono alle celebrazioni

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ROMA, martedì, 13 aprile 2010 (ZENIT.org).- Le festività pasquali trascorse nella tranquillità permettono ai cristiani iracheni di sperare in un futuro migliore.

L’Arcivescovo di Mosul, Amil Nona, ha parlato all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) dei nuovi auspici per la sopravvivenza del cristianesimo in una delle zone più tormentate della regione mediorientale dopo che le celebrazioni per la Pasqua hanno visto aumentare il numero dei fedeli che vi hanno partecipato.

Il presule ha affermato che circa 1.500 persone hanno assistito alla Messa di Pasqua del rito caldeo a Mosul, città situata nel nord del Paese.

Le celebrazioni, ha spiegato, hanno dato “nuova speranza”, soprattutto dopo le elezioni del 7 marzo scorso.

Una serie di episodi violenti contro i cristiani di Mosul avvenuta prima delle elezioni aveva causato l’esodo di oltre 3.500 fedeli – la metà della popolazione cristiana della città –, che si era rifugiata soprattutto nei villaggi della piana di Ninive. Molti, tuttavia, sono già tornati.

“La gente è chiaramente più fiduciosa dopo le elezioni – ha confessato il presule –. Confida nel fatto che cose ora miglioreranno”.

“Le celebrazioni pasquali sono andate molto bene – ha aggiunto –. Sono davvero contento, e si vedeva che lo era anche la gente. Sono venute in chiesa persone che non si vedevano da due o tre anni”.

L’Arcivescovo Nona ha spiegato che le misure di sicurezza sono state ingenti, con uomini armati fuori le quattro chiese di Mosul in cui si svolgevano le celebrazioni cattoliche di rito caldeo.

I servizi della Settimana Santa si sono svolti nel modo abituale. L’unica eccezione è stata rappresentata dal fatto che le liturgie della sera, come la Veglia di Pasqua, si sono svolte durante il giorno per ridurre i rischi.

In questo momento, ha riconosciuto il presule, è “troppo difficile” dire se questi segni di speranza incoraggeranno il ritorno in patria di migliaia di cristiani che hanno lasciato Mosul negli anni della violenza anticristiana e dell’insicurezza seguite alla caduta di Saddam Hussein.

Dal 2003, la comunità cattolica di rito caldeo di Mosul è diminuita di due terzi.

Aiuto ai cristiani poveri

Un altro segno di speranza per la Chiesa in Iraq è stato quello delle Figlie di Maria Immacolata, note anche come Suore Caldee, che hanno fornito pacchi pasquali a 750 famiglie povere che vivono nei villaggi intorno all’antica città cristiana di Zakho, vicino al confine con Siria e Turchia.

Le ceste di cibo sono state finanziate da “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che dal 2008 aiuta a fornire pacchi per Natale e per Pasqua per i cristiani della regione.

Parlando da Erbil, capitale regionale del nord dell’Iraq controllato dai curdi, padre Bashar Warda, che coordina il progetto dei pacchi di aiuti, ha affermato che l’iniziativa è stata ancora una volta un grande successo.

Rispetto all’anno scorso, ha spiegato, il numero di prodotti di ogni pacco è stato ridotto per permettere di raggiungere più famiglie, molte delle quali vivono in estrema povertà avendo dovuto abbandonare le proprie case nel sud del Paese.

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ZENIT Staff

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