di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 28 marzo 2010 (ZENIT.org).- Recenti studi dimostrano che vi è ancora una grave carenza di libertà religiosa in Vietnam. Il rilascio di padre Nguyen Van Ly, il 15 marzo scorso, è una notizia buona ma rara, dopo mesi di continue pressioni da parte delle autorità.
Padre Ly ha trascorso tre anni in prigione, durante i quali ha sofferto di cuore. È stato rilasciato per consentirgli di ricevere cure mediche, secondo quanto riferito dall’Associated Press il 15 marzo.
Come ricorda l’agenzia, padre Ly è uno dei più noti personaggi a battersi per il rispetto dei diritti umani in Vietnam. Ha trascorso in prigione più di 15 anni della sua vita, a partire dal 1977.
Lo scorso luglio, 37 senatori degli Stati Uniti hanno indirizzato al Presidente del Vietnam, Nguyen Minh Triet, una lettera in cui chiedevano la sua liberazione. Secondo alcune fonti, dopo le cure mediche, le autorità potrebbero farlo rientrare in carcere.
La notizia è giunta poco dopo la pubblicazione, l’11 marzo, del rapporto del Dipartimento di Stato USA sui diritti umani per l’anno 2009. Nel capitolo dedicato al Vietnam, il rapporto sottolinea le restrizioni all’esercizio dei diritti umani.
Sulla questione della libertà di credo, il rapporto osserva che sebbene le leggi vietino gli abusi fisici, la polizia ha regolarmente maltrattato fisicamente gli imputati arrestati o detenuti. Alcuni di questi abusi sono stati perpetrati quando membri di Chiese protestanti non riconosciute hanno tentato di svolgere le loro funzioni in alcune province del Vietnam.
Il rapporto ammette che vi sono stati miglioramenti in relazione alla libertà di culto, ma osserva anche che le restrizioni a danno di gruppi religiosi continuano ad esistere. Ad esempio, le organizzazioni religiose devono essere ufficialmente riconosciute o registrate, e le loro attività e le nomine di vertice delle Congregazioni religiose devono essere approvate dalle autorità. Questo processo di registrazione avviene in modo “lento e non trasparente”, osserva il rapporto.
Controlli
I controlli più severi si verificano quando il Governo ritiene che il gruppo religioso possa essere impegnato politicamente o possa in qualche modo rappresentare un ostacolo al suo operato, afferma il documento, che sottolinea ad ogni modo come la partecipazione alle attività religiose abbia continuato a crescere significativamente.
Il Dipartimento di Stato rileva che, secondo la Chiesa cattolica, il Governo ha continuato ad allentare le restrizioni sull’ammissione di nuovi sacerdoti e non ha obiettato alla nomina di tre nuovi Vescovi nel 2009.
Alcuni sacerdoti cattolici hanno inoltre riferito di un progressivo allentamento dei controlli da parte delle autorità sulle attività di alcune Diocesi fuori Hanoi.
Tuttavia, non tutti i funzionari del Governo USA sono così convinti che il rispetto della libertà religiosa stia migliorando in Vietnam. Il 12 marzo, la Commissione USA sulla libertà religiosa internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom – USCIRF) ha emanato un comunicato stampa in cui denuncia l’arresto di Le Thi Cong Nhan.
Le Thi Cong Nhan è una dissidente di spicco, impegnata per la tutela dei diritti umani e della libertà religiosa, ricorda il comunicato. È stata scarcerata due mesi prima di aver concluso i tre anni di reclusione comminati per “attività antigovernativa”. Pochi giorni dopo, però, è stata nuovamente arrestata per aver dichiarato ai giornalisti che il periodo di detenzione ha confermato in lei la “fede” nel pacifico “impegno per i diritti umani e la democrazia in Vietnam”.
“L’USCIRF ha sottoposto all’Amministrazione Obama e al Congresso prove inconfutabili delle gravi e continue violazioni della libertà religiosa in Vietnam”, dichiara il comunicato.
L’USCIRF riporta anche la testimonianza, resa durante l’audizione presso la Commissione affari esteri della Camera dei Rappresentanti, del Sottosegretario Kurt Campbell, che ha riconosciuto che il Vietnam sta “arretrando” sulle questioni dei diritti umani e della libertà religiosa.
Cresce la repressione
Anche Human Rights Watch stigmatizza la carenza di libertà religiosa in Vietnam. Il comunicato stampa che accompagna la presentazione del suo World Report 2010, il 21 gennaio, fa riferimento a un “clima di repressione politica sempre più dura in Vietnam”.
Secondo Human Rights Watch, il Governo sta cercando di tacitare ogni opposizione in vista del congresso del Partito comunista vietnamita, previsto nel 2011.
Il comunicato sottolinea, oltre all’arresto di militanti politici, la dura repressione contro i cattolici del Centro e Nord Vietnam che si sono opposti alla confisca delle proprietà della Chiesa.
Secondo il rapporto, lo scorso anno i tribunali del Vietnam hanno condannato alla reclusione almeno 20 persone tra oppositori del Governo e militanti di Chiese indipendenti. Questi si aggiungono alle centinaia di pacifici attivisti politici e religiosi che già si trovano a scontare lunghe pene detentive in Vietnam, osserva.
Diversamente da quanto affermato nel rapporto del Dipartimento di Stato, l’organizzazione Human Rights Watch sostiene che la situazione della libertà religiosa si sia deteriorata nel 2009. “Il Governo ha preso di mira esponenti religiosi e loro seguaci che hanno fatto appello ai diritti civili, alla libertà religiosa e all’equa risoluzione delle controversie sui beni immobili”, afferma.
Il rapporto evidenzia, ad esempio, i contrasti tra la polizia e le migliaia di cattolici che a Quang Binh hanno protestato contro le confische, operate dal Governo, delle proprietà della Chiesa. A luglio erano 200.000 i cattolici che hanno protestato pacificamente a Quang Binh, dopo che la polizia aveva distrutto una struttura temporanea adibita a cappella, eretta accanto alle rovine di una chiesa storica. Secondo Human Rights Watch, la polizia ha usato gas lacrimogeni e manganelli elettrici contro i fedeli; ha arrestato 19 persone, di cui 7 sono stati imputati di violazione dell’ordine pubblico.
Un altro esempio è quello dell’aggressione, da parte di una folla coordinata dal Governo, ai seguaci di Thich Nhat Hanh, noto monaco buddista che rivendica maggiore libertà religiosa.
Il rapporto riferisce anche degli arresti compiuti lo scorso anno dalle autorità negli altipiani centrali del Vietnam a danno di decine di cristiani locali, accusati di appartenere a Chiese domestiche non registrate.
In diverse occasioni, la polizia ha percosso gli abitanti degli altipiani con i manganelli elettrici, perché si erano rifiutati di sottoscrivere l’impegno ad aderire a Chiese autorizzate dal Governo, constata il rapporto.
Nessun cambiamento
Ad oggi, il 2010 non dà segni di miglioramento nel rispetto della libertà religiosa in Vietnam, come testimonia una serie di servizi. L’8 gennaio, AsiaNews ha riferito che nel cimitero di Dong Chiem è stato distrutto il crocifisso.
Secondo l’agenzia, padre John Le Trong Cung e i fedeli erano intervenuti prima della distruzione della croce per chiedere alla polizia di non perpetrare questa azione sacrilega, ma le centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa hanno reagito con violenza.
Il 18 gennaio, Compass Direct News ha riferito che Sung Cua Po, convertito al cristianesimo nel novembre del 2009, è stato percosso dagli agenti delle autorità locali nella provincia nord-occidentale di Dien Bien finché non ha abiurato la sua fede cristiana.
Il 25 gennaio, UCA News ha pubblicato un servizio sulle difficoltà dell’Arcidiocesi di Hanoi. A molti sacerdoti è stato impedito di visitare i cattolici locali, ha detto padre John Le Trong Cung, segretario della casa arcivescovile di Hanoi.
Il mese seguente, un gruppo di suore e laici, nella Diocesi di Dong Chiem, è stato violentemente aggredito dalle autori
tà locali, secondo un servizio di AsiaNews del 26 febbraio.
Il 24 febbraio alcune religiose della Congregazione delle Suore amanti della Santa Croce, provenienti da Ho Chi Minh City, e decine di fedeli laici sono stati aggrediti e percossi da agenti in borghese.
Paura
Il Guardian Weekly, nell’edizione del 3 marzo, ha pubblicato un articolo dal titolo “Vietnam’s religious living in fear” (“I religiosi del Vietnam vivono nella paura”).
“Per molti degli 8 milioni di cristiani del Vietnam, la domenica – una volta giorno di celebrazione e di riflessione – è diventata un momento di attenzione e di paura, di nascondimento nel culto”, osserva l’articolo.
In un messaggio del 17 novembre, Papa Benedetto XVI ha scritto al presidente della Conferenza episcopale del Vietnam, il Vescovo Pierre Nguyen Van Nhon, di Da Lat.
Il messaggio è stato inviato in occasione dell’inizio dell’anno giubilare in Vietnam, che segna i 350 anni dalla creazione dei primi due vicariati apostolici e i 50 anni dall’istituzione della gerarchia cattolica nel Paese.
“Il Giubileo è anche un tempo speciale offerto per rinnovare l’annuncio del Vangelo ai concittadini e divenire sempre più una Chiesa che è comunione e missione”, ha affermato il Papa. Una missione che la Chiesa in Vietnam continuerà a portare avanti, nonostante l’opposizione da parte delle autorità di governo.