Benedetto XVI: l'amore muoveva Giovanni Paolo II

Così ha potuto farsi “compagno di viaggio per l’uomo di oggi”

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di Jesús Colina

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 29 marzo 2010 (ZENIT.org).- Ciò che muoveva Giovanni Paolo II “era l’amore verso Cristo”, ha spiegato Benedetto XVI nella Messa presieduta questo lunedì nel V anniversario della sua morte.

In un ambiente di grande raccogliento, in piena Settimana Santa, nella Basilica vaticana, il suo successore ha sintetizzato la vita di Karol Wojtyła (1920-2005) come “svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserve, senza misura, senza calcolo”.

Roma ha vissuto nuovamente l’emozione sperimentata il 2 aprile 2005 – quest’anno la ricorrenza cade di Venerdì Santo, e per questo motivo si è anticipato il ricordo liturgico -, quando la folla seguiva sotto la finestra del Papa polacco i suoi ultimi respiri.

Per l’occasione, è giunto tra i porporati radunati intorno all’altare il suo fedele segretario per 40 anni, l’attuale Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, ma sono arrivati anche pellegrini dei cinque continenti, in particolare della Polonia, che avevano fatto in giornata la coda per visitare la tomba nelle grotte vaticane.

Durante l’omelia, in un grande silenzio, il Papa ha spiegato che “ciò che lo muoveva era l’amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato”.

“E proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nell’amore, egli ha potuto farsi compagno di viaggio per l’uomo di oggi, spargendo nel mondo il profumo dell’Amore di Dio”, ha aggiunto.

Il suo successore e stretto collaboratore ha ricordato gli ultimi giorni di sofferenza di Giovanni Paolo II: “la progressiva debolezza fisica non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità”.

<p>“Si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all’ultimo per amore e con amore”, quell’“amore di Dio che tutto vince”.

Durante l’omelia, il Papa ha parlato in italiano. L’unica lingua che ha usato brevemente è stata il polacco per assicurare che “la vita e l’opera di Giovanni Paolo II, grande polacco, può essere per voi motivo di orgoglio”.

“Bisogna però che ricordiate che questa è anche una grande chiamata ad essere fedeli testimoni della fede, della speranza e dell’amore, che egli ci ha ininterrottamente insegnato”, ha aggiunto parlando la lingua natale di Papa Wojtyła.

Nella preghiera dei fedeli si è pregato in tedesco con queste parole: “Per il nostro Santo Padre Benedetto XVI: affinché continui sulle orme di Pietro a svolgere il ministero con perseverante mitezza e fermezza per confermare i fratelli”.

In polacco, poi, si è aggiunto: “Per il venerabile Papa Giovanni Paolo II, che ha servito la Chiesa fino all’estremo limite delle sue forze: affinché dal cielo interceda nell’alimentare la speranza che si realizza pienamente prendendo parte alla gloria della risurrezione”.

Benedetto XVI ha approvato il 19 dicembre il decreto che riconosce le virtù eroiche di Karol Wojtyła. Lo studio del presunto miracolo sperimentato da una suora francese affetta dal morbo di Parkinson, attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II, segue il processo stabilito dalla Congregazione per le Cause dei Santi, secondo quanto è stato confermato il mese scorso.

Anche se Benedetto XVI aveva concesso la licenza per non attendere i cinque anni richiesti per avviare la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, l’iter è sottoposto a tutti i requisiti necessari per qualsiasi altro caso, tra cui il riconoscimento di una guarigione inspiegabile da parte di una commissione medica, riconosciuta poi come “miracolo” da una commissione teologica, da una commissione di Cardinali e Vescovi e dallo stesso Papa.

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ZENIT Staff

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