ROMA, mercoledì, 24 marzo 2010 (ZENIT.org).- “La trasmissione della fede alle giovani generazioni registra oggi inedite difficoltà a motivo del clima culturale che non aiuta la maturazione delle coscienze e lo sviluppo della libertà”. E’ quanto hanno osservato i Vescovi italiani riuniti in questi giorni a Roma per il Consiglio permanente.
Durante i lavori, ha dichiarato mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), “si è pure sottolineata la necessità di maggiore attenzione nel presentare la dottrina cattolica per non ridurre l’iniziazione cristiana ad una generica esperienza”.
“La convinzione che il soggetto della catechesi sia la comunità nel suo insieme, pur grazie alle diverse ministerialità, rappresenta una feconda acquisizione che deve essere fatta crescere ancora di più”, ha sottolineato.
Inoltre, ha aggiunto, “il decennio sull’educazione sarà auspicabilmente l’occasione per riproporre una adeguata riflessione sull’iniziazione cristiana”.
Mons. Domenico Pompili ha fatto sapere poi che i Vescovi hanno approvato la Lettera, a quarant’anni dalla pubblicazione del Documento Base “Il rinnovamento della catechesi”.
A questo proposito, è stata “riconfermata l’opzione di fondo del Documento Base, ravvisata in quella scelta antropologica per cui ‘chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un discorso efficace su Dio, deve muovere dai problemi umani e tenerli sempre presente nell’esporre il messaggio’” (n. 77).
Si è proceduto all’invio ai Vescovi dei testi della seconda parte della terza edizione italiana del Messale Romano. Quindi è stata approvata la bozza del Documento preparatorio della prossima Settimana Sociale, che si svolgerà dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”.
I Vescovi italiani, ha continuato mons. Pompili, ha indicato nella Caritas in veritate “l’intervento magisteriale da tener presente, specie nella individuazione dei problemi da inserire nell’Agenda, ricordando che la questione sociale è sempre questione antropologica: mercato del lavoro e impresa, emergenza educativa, immigrazione, università, ricerca e professioni, riforme e partecipazione democratica”.
“Un’altra questione che ha attirato l’attenzione dei membri del Consiglio permanente è lo stato della presenza di sacerdoti stranieri in Italia”, ha poi aggiunto.
Infatti, ha spiegato, “in questi anni è cresciuto sensibilmente il loro numero fino agli attuali 2636 presbiteri (cioè il 5% del clero operante nel nostro Paese), divisi tra servizio pastorale a tempo pieno, cappellani per comunità di lingua non italiana, studenti in cura d’anime”.
A questo proposito, ha fatto sapere, “si è convenuto sul fatto che la logica del dono che sta dietro a questa presenza, deve garantire uno stretto rapporto con le Chiese di provenienza (sotto forma di gemellaggi) e valorizzare la presenza del prete straniero nell’ottica della cooperazione missionaria tra le Chiese, favorendone l’inserimento nell’attività pastorale diocesana e accompagnandone il ministero”.