di padre Piero Gheddo*
ROMA, giovedì, 18 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il 6 marzo scorso “Avvenire” ha pubblicato un’interessante intervista di Andrea Galli ad Angela Pellicciari sul Risorgimento italiano e la Chiesa. La Pellicciari ha studiato a fondo questo tema e afferma che “tutte le fonti dell’800, sia da parte cattolica che massonica, dicono la stessa cosa: che la fine del potere temporale del Papa era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la Chiesa”.
La prof.ssa Pellicciari ha comunicato i risultati dei suoi studi in alcuni volumi che vanno segnalati: “Risorgimento da riscrivere” (Ares 1998), “I panni sporchi dei mille” (Liberal 2003), “Risorgimento anticattolico” (Piemme 2004). Insomma, liberali e massoni erano convinti che togliendo al papato il suo potere politico e le sue ricchezze, questo sarebbe crollato anche spiritualmente, perchè proiettavano sulla Chiesa le loro categorie.
Pio IX (1792-1878) era favorevole, e con lui tutti i cattolici, ad un’Italia unita. Ma quando questo progetto inizia ad essere realizzato dai Savoia e dal loro governo liberal-massonico in modo violentemente anti-cattolico (un solo esempio su tanti altri: sopprimendo nel 1855 i gesuiti e tutti gli ordini religiosi e requisendo le loro proprietà), il Papa e i cattolici che lo seguivano si dimostrano contrari. Il timore era che la sede di Pietro sarebbe finita sotto il potere di uno Stato dichiaratamente anti-cattolico, nelle opere anche se non nello Statuto Albertino del 1848, che dichiarava il cattolicesimo religione di Stato e rimane alla base dell’Italia unita!
Perché segnalo questo tema? Perché merita di essere conosciuto e studiato, non per creare divisioni fra credenti e non credenti, ma per essere informati sul come mai il beato Pio IX, dopo aver favorito l’unità d’Italia nel 1848, assunse poi una ferma posizione contro i primi governi dell’Italia unita e capire il perché delle molte opposizioni ad una sua beatificazione, avvenuta il 3 settembre 2000 da parte di Giovanni Paolo II.
Ma il giudizio sul Risorgimento italiano interessa anche chi, come il sottoscritto, ha studiato la storia del Pime, pubblicando un “volumone” per i nostri 150 anni: vedi P. Gheddo, “PIME 1850-2000.150 anni di missione” (EMI 2000, pagg. 1228, Euro 25,00). Il Pime è stato fondato da mons. Angelo Ramazzotti, approvato e fatto proprio dai vescovi lombardi nel 1850, come “Seminario lombardo per le missioni estere”. In quei tempi i missionari dell’Istituto erano conosciuti come “papalini”, perché le due personalità rappresentative del nascente Pime (nel 1926 acquista questo nome), mons. Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia e poi patriarca di Venezia, e mons. Giuseppe Marinoni, primo direttore del Pime, difendevano Pio IX e il suo potere temporale, come garanzia di libertà per poter esercitare il suo ministero universale.
Marinoni fondò nel 1964 a Milano il quotidiano “L’Osservatore cattolico” (superando «indescrivibili difficoltà»), proprio allo scopo di difendere il Papa e la Chiesa dalle calunnie e dai sistematici attacchi della stampa di quel tempo. E già il 22 settembre 1859 Marinoni si era rifiutato di illuminare San Calocero, contravvenendo all’ordine del governatore di Milano, che aveva disposto l’illuminazione di tutti gli edifici religiosi di Milano per onorare la deputazione della Romagna venuta ad offrire a Vittorio Emanuele II il potere politico della regione, già appartenente al governo pontificio. Fu l’unica disobbedienza nella capitale lombarda!
I missionari di San Calocero (così chiamati dalla loro chiesa a Milano) erano presi di mira dai giornali anti-cattolici, particolarmente attivi. Ecco le gentili parole che «Il Pungolo» dedica alla partenza dei missionari nel gennaio 1865: «I giornali clericali annunziano che mercoledì venturo partiranno da Milano tre missionari con due suore di carità per le Indie orientali. Furbi quei missionari! Hanno trovato che, in certi paesi barbari, le suore possono servire assai bene. Buon viaggio a loro! Così tutti i frati e le monache che poltriscono nei nostri conventi, si decidessero a partire per le Indie! Ci farebbero un gran servizio!».
Nel 1867, ancora «Il Pungolo», preoccupato per la voce di una prossima nomina di Marinoni a vescovo di Como, scrive che «il famoso Marinoni… si può dire il comandante generale del biscottismo milanese»… Nel milanese i cattolici papalini erano chiamati “biscotti”, cioè cotti due volte. E’ appassionante conoscere la storia del nostro grande e bel paese, non per dividerci (siamo tutti italiani!), ma solo per capire bene come siamo nati. Conoscendo la storia si capisce anche l’attualità.
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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.