di mons. Angelo Casile*
ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, promulgato il 25 ottobre 2004, dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, è una raccolta elaborata per esporre in maniera sintetica, ma esauriente, l’insegnamento sociale della Chiesa. Non si tratta, però, di una semplice sintesi, bensì di una elaborazione sistematica che interpreta tutto il percorso compiuto dal Magistero sociale ed è offerta a tutti gli uomini per aiutarli ad orientarsi nella complessità del vivere.
Il testo è dedicato agli uomini e alle donne del nostro tempo: ai suoi compagni di viaggio, la Chiesa offre la sua dottrina sociale. I primi destinatari sono i Vescovi, poi i sacerdoti, i laici, le religiose, i formatori, le comunità cristiane, i fratelli delle altre chiese e i seguaci delle altre religioni, nonché uomini e donne di buona volontà, seguendo la definizione del Concilio, che si impegnano a servire il bene comune. La Chiesa, popolo pellegrinante, si inoltra nel terzo millennio dell’era cristiana guidata da Cristo pastore grande, via, verità e vita.
L’allocuzione “dottrina sociale” risale a Pio XI, che la usa nella lettera enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931). Pio XII parlerà di “dottrina sociale cattolica”, nel 1941, e di “dottrina sociale della Chiesa”, nel 1950. Da quel momento la dizione “dottrina sociale della Chiesa” designa il corpo dottrinale riguardante temi di rilevanza sociale, che a partire dalla prima Enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII (15 maggio 1891), si è sviluppata nella Chiesa attraverso il Magistero dei Romani Pontefici e dei Vescovi, in comunione con essi.
È bene ricordarsi sempre «che la dottrina sociale è della Chiesa, perché la Chiesa è il soggetto che la elabora, la diffonde e la insegna. Essa non è prerogativa di una componente del corpo ecclesiale, ma della comunità intera» (Compendio, 79). La dottrina sociale non è un ricetta magica che risolve tutti i problemi!
Il testo del Compendio si compone dell’introduzione, di tre parti e di una conclusione.
L’introduzione ci prospetta l’impegno per “Un umanesimo integrale e solidale” (nn. 1-19) e ci presenta una Chiesa che «cammina insieme a tutta l’umanità lungo le strade della storia» (n. 18).
La parte prima si sofferma sulla dimensione teologica, offre cioè i principi fondamentali «sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana» (Centesimus annus, 55).
Nei quattro capitoli trovano sviluppo:
1. “Il disegno di amore di Dio per l’umanità” (nn. 20-59) attraverso la visione del volto di Dio, che «risplende in pienezza nel volto di Gesù Cristo crocifisso e risorto» (n. 31);
2. “Missione della Chiesa e dottrina sociale” (nn. 60-104) rapporto illuminato da una Chiesa che «è tra gli uomini la tenda della compagnia di Dio» (n. 60);
3. “La persona umana e i suoi diritti” (nn. 105-159) riflessione fondata sulla Chiesa che «indica e intende percorrere la via dell’umanità» (n. 105), dal momento in cui il Figlio di Dio si è incarnato e si è fatto uomo, Dio ha detto la sua passione per l’uomo e la Chiesa non può che fare altrettanto;
4. “I principi della dottrina sociale della Chiesa” (nn. 160-208) ci ricorda che «il fine della vita sociale è il bene comune storicamente realizzabile» (n. 168), non le utopie, ma progetti che rispettano la persona, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà.
La parte seconda presenta la dottrina sociale come «strumento di evangelizzazione» (Centesimus annus, 54) ed è composta da sette capitoli, ognuno dei quali si apre con un excursus biblico:
5. “La famiglia cellula vitale della società” (nn. 209-254) ridadisce che «senza famiglie forti nella comunione e stabili nell’impegno, i popoli si indeboliscono» (n. 213);
6. “Il lavoro umano” (nn. 255-322) indica la persona come «il metro della dignità del lavoro (n. 271), l’attenzione alla dignità della persona fa scaturire un lavoro decente (cfr CV 63);
7. “La vita economica” (nn. 323-376) ribadisce come solo «una finanza pubblica equa, efficiente, efficace, produce effetti virtuosi sull’economia» (n. 355);
8. “La comunità politica” (nn. 377-427) si basa sul l’asserto che «l’uomo è una persona, non solo un individuo» (n. 391);
9. “La comunità internazionale” (nn. 428-450) è fondata su «verità, giustizia, solidarietà, libertà» (n. 434), quattro pilastri per un’autentica convivenza tra le nazioni.
10. “Salvaguardare l’ambiente” (nn. 451-487) è custodire il mondo «come traccia di Dio, luogo nel quale si disvela la Sua potenza creatrice, provvidente e redentrice» (n. 487)
11. “La promozione della pace” (nn. 488-520) ci ricorda l’eterna verità: «al centro del “Vangelo della pace” (Ef 6,15) resta il mistero della croce» (n. 493), costruire la pace non è fare solo marce, ma anzitutto cercare Dio, Signore della pace, ed essere in pace con se stessi, il prossimo, il creato.
Nella parte terza si approfondisce il messaggio sociale del Vangelo come «fondazione e motivazione per l’azione» (Centesimus annus, 57).
Nell’unico capitolo “Dottrina sociale e azione ecclesiale” (nn. 521-574), a partire dall’affermazione che «Dio in Gesù Cristo salva ogni uomo e tutto l’universo» (n. 526) si parla anche dell’impegno dei fedeli laici: «È compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali: famiglia; impegno professionale nell’ambito del lavoro, della cultura, della scienza e della ricerca; esercizio delle responsabilità sociali, economiche, politiche» (n. 543).
La conclusione è “Per una civiltà dell’amore” (nn. 575-583) con l’auspicio che «la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana familiare e sociale» (n. 579). Il Compendio si chiude con una preghiera di Santa Teresa di Gesù Bambino: «Alla sera di questa vita comparirò davanti a te con le mani vuote.
Possa Tu rivestirmi con la Tua giustizia e quindi ricevere dal Tuo amore l’eterno possesso di te stesso» (n. 583). Quindi il Compendio si apre con l’affresco di una Chiesa pellegrina e si conclude con la Chiesa dei santi che continua a pregare il Signore perché il Signore riempia queste nostre mani vuote della sua giustizia e del suo amore.
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*Mons. Angelo Casile è Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.