Messaggio finale del Sinodo: “Africa, alzati e cammina!”

Approvato questo venerdì in Aula alla vigilia della chiusura

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ROMA, venerdì, 23 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Un Continente in movimento, con la Chiesa al suo fianco. Il “Messaggio al Popolo di Dio” della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi è un invito al coraggio e alla forza nella fede, perché “l’Africa si è già messa in moto e la Chiesa si muove con lei”.

E allo stesso tempo una denuncia degli squilibri e degli egoismi che assediano l’Africa. Un richiamo alle responsabilità dei gruppi di potere locali e della comunità internazionale. Un appello al continente perché si rialzi e intraprenda decisamente la via della giustizia, della riconciliazione, della pace.

Il destino del continente – assicurano i Padri sinodali – è ancora nelle sue mani. Tutto ciò che esso domanda è avere spazio per respirare, crescere, prosperare. E perciò chiede soprattutto di essere trattato con rispetto e dignità dai potenti del mondo.

Anche perché – ribadiscono – povertà e conflitti che colpiscono gli africani non derivano tanto da fatalità naturali quanto piuttosto da decisioni e azioni di persone che non hanno alcuna considerazione per il bene comune: e questo – denunciano – a causa della criminosa complicità tra responsabili locali e interessi di entità straniere.

Il Nuntius (Messaggio) sinodale, presentato venerdì mattina in Aula, si compone di sette parti, più un’introduzione e una conclusione.

Si rivolge ai sacerdoti, perché siano fedeli nel celibato, nella castità e nel distacco dai beni materiali; ai fedeli laici, chiedono di essere il volto visibile della Chiesa nell’ambito pubblico. Mentre invocano politici santi che combattano la corruzione e lavorino al bene comune.

È forte l’appello alle famiglie cattoliche, chiamate ad un nuovo impegno nella società. Per rendere possibile ciò, spetta ai Governi garantire il giusto sostegno nella lotta alla povertà. In quest’ambito, è necessario un nuovo impegno nella promozione della donna, “spina dorsale” delle Chiese locali.

Non solo nell’ambito sociale, ma soprattutto nel rapporto con le ideologie “tossiche” sul genere e sulla sessualità. Il Messaggio si rivolge anche agli uomini, chiamati ad essere mariti e padri responsabili, che difendono la vita sin dal concepimento. Nell’ambito della famiglia, un’attenzione specifica è riservata ai giovani e ai bambini, presente e futuro dell’Africa.

Il Messaggio si sofferma anche sui tanti problemi del Continente. Circa la piaga dell’Aids, viene ribadito che la Chiesa è in prima linea nella lotta al virus e nella cura dei malati e che la questione non sarà risolta con la distribuzione di profilattici. Viene sottolineato invece il successo ottenuto dalla castità e dalla fedeltà.

Non manca un appello alla comunità internazionale perché tratti l’Africa con rispetto e dignità, cambi le regole del gioco economico e del debito estero africano, fermi lo sfruttamento delle multinazionali.

Il documento ribadisce l’importanza del dialogo con le religioni tradizionali, in ambito ecumenico ed interreligioso. Con i musulmani in particolare, il dialogo è possibile, si legge nel Messaggio, ma è importante dire no al fanatismo, assicurare il rispetto reciproco e sottolineare che la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale e include la libertà di condividere e proporre, non di imporre, la propria fede.

Tra gli altri temi trattati dal Messaggio, l’importanza del Sacramento della Riconciliazione e di programmi diocesani sulla pace, lo stop alla pratica della vendetta, il rafforzamento dei legami con le antiche Chiese di Etiopia e di Egitto e tra l’Africa e gli altri continenti, il ringraziamento ai missionari, la necessità di sostenere i migranti e i rifugiati nel mondo perché l’accoglienza è un dovere.

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ZENIT Staff

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