Card. Antonelli: “Per curare i mali della società occorre più famiglia”

Inaugurazione del nuovo anno accademico al “Regina Apostolorum”

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, giovedì, 22 ottobre 2009 (ZENIT.org).- “In una società della globalizzazione, del pluralismo e della mobilità c’è più bisogno che mai della famiglia, fattore di coesione e di sviluppo”, ha dichiarato questo giovedì mattina il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Il porporato ha inaugurato l’anno accademico 2009-2010 dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma con una lectio magistralis sul tema “La Famiglia e il bene della società”, sottolineando che l’istituzione familiare merita “una corsia preferenziale” e una società che le sia “amica”.

Secondo il Cardinale Antonelli, “c’è bisogno di famiglie consapevoli della loro identità e missione” e “soprattutto di famiglie cristiane che sono fermento evangelico, soggetto di evangelizzazione e perciò di più perfetta umanizzazione e socializzazione”.

Evangelizzare, ha spiegato, “è trasmettere agli altri l’amore di Cristo attraverso la fede professata e testimoniata”. Per questo, evangelizza “la famiglia che vive l’amore come dono e comunione, quale partecipazione all’alleanza nuziale di Cristo con la Chiesa, quale riflesso della comunione trinitaria delle persone divine e anticipo della festa nuziale nell’eternità”.

“Per curare i mali della società occorre più famiglia, non meno – ha sottolineato –; occorrono famiglie che abbiano un di più di unità, di apertura, di bellezza”.

La famiglia, “prima scuola di umanità”

La famiglia, ha ricordato il porporato nel suo intervento, “è il luogo dove si valorizzano e si armonizzano le differenze fondamentali dell’essere umano, quella dei sessi (uomo-donna) e quella delle generazioni (genitori-figli)”, è “la prima scuola di umanità”.

Allo stesso modo, nell’istituzione familiare “il dono reciproco è totale”. “Mentre si donano l’uno all’altro, i coniugi si aprono a una ulteriore alterità. Così il dono e l’accoglienza sono veri, non ridotti né a utilitarismo edonista né a utilitarismo procreativo, due modi di strumentalizzare l’altro”.

“Il clima di amore genera fiducia, cooperazione, reciprocità, giustizia, solidarietà, servizio, riconoscenza, fedeltà, ascolto, sincerità, puntualità, laboriosità, progettualità, ordine, rispetto della natura e molte altre virtù preziose per le persone e per la società”.

Da ciò trae beneficio “tutta la convivenza civile”, perché la famiglia “alimenta e trasmette il patrimonio morale e spirituale del popolo; costruisce solidarietà al suo interno e nei rapporti tra famiglie (cura dei più deboli, adozione e affidamento, volontariato, reti e gruppi familiari); genera e forma i cittadini e le loro capacità relazionali (il capitale umano e sociale, il più importante anche sul piano economico)”.

Svalutazione della famiglia e prospettive future

Nonostante gli innumerevoli benefici che la famiglia può apportare alla società, la politica e l’economia moderna la “ignorano o sottovalutano”, “e, quando se ne interessano, confondono i diritti dei singoli con i diritti della famiglia come soggetto autonomo”, ha denunciato il Cardinale Antonelli.

Oggi, ha osservato, “ha largo seguito la deriva di tipo individualista”, il cui supporto ideologico è “la teoria del gender: conta non il sesso biologico, ma l’orientamento sessuale che ognuno liberamente sceglie, costruisce, cambia secondo le proprie pulsioni, desideri, preferenze”.

“La famiglia tradizionale, a motivo dei legami stabili di coppia e di genitorialità, è considerata oppressiva degli individui, specialmente delle donne, dannosa alla crescita umana delle persone, causa di ingiustizie sociali”.

In questo contesto, il Cardinale ha esortato a sviluppare “una nuova cultura dei diritti della famiglia”.

Le famiglie “vanno incoraggiate e premiate; devono, per dir così, ottenere una corsia preferenziale, come i taxi nei confronti delle auto private”, ha dichiarato.

Da questo punto di vista, “in modo speciale è chiamata in causa la politica”. Le politiche del lavoro e quelle familiari, del resto, “sono collegate tra loro e andrebbero pensate insieme”.

Dal canto loro, ha concluso, “le associazioni familiari dovrebbero impegnarsi a fondo nel formare l’opinione pubblica, nel fare pressioni sui governi e sulle amministrazioni locali, nell’incontrare i parlamentari e partecipare alle audizioni, nell’intervenire ai Forum delle ONG e alle conferenze internazionali”.

Nel prendere la parola padre Pedro Barrajón, L.C., Rettore Magnifico dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha affermato che “poter iniziare un’avventura spirituale come è lo studio e la ricerca è uno speciale dono di Dio”.

Nel 900° anniversario della morte di Sant’Anselmo, il sacerdote ha ricordato la preghiera del Proslogion che invita a cercare Dio, “quaerere Deum”.

“Quando una società non cerca più Dio, quando un uomo non cerca più Dio, pur nelle normali difficoltà che implica questa ricerca, il centro e il punto di riferimento essenziale si perdono e l’uomo cammina come un vagabondo che non sa più né da dove viene né dove va”, ha dichiarato.

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ZENIT Staff

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