di Carmen Elena Villa
TOLEDO, lunedì, 19 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Da mille anni, fin dai tempi dei Visigoti, un Vescovo di Toledo non veniva elevato agli onori degli altari. Questa domenica è avvenuto con la beatificazione del Cardinale Ciriaco María Sancha y Hervás.
L’Eucaristia è iniziata alle 10.00 nella Cattedrale di Toledo ed è stata presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato speciale di Papa Benedetto XVI alla cerimonia.
Hanno concelebrato quattro Cardinali spagnoli: Francisco Álvarez Martínez, Arcivescovo emerito di Toledo; Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza Episcopale Spagnola; Agustín García Gasco, Arcivescovo emerito di Valencia.
Ha concelebrato anche il Cardinale primate d’America, Nicolás de Jesús López Rodríguez, Arcivescovo di Santo Domingo (Repubblica Dominicana).
Amore per la Chiesa
“I santi sono come i nostri fratelli maggiori nella famiglia di Dio, che vogliono prenderci per mano per condurci per il mondo e ci dicono: se questo o quello c’è riuscito, perché no?”, ha detto monsignor Braulio Rodríguez Plaza, Arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, durante la conferenza stampa di presentazione degli atti commemorativi per la beatificazione e il centenario della morte del Cardinale Sancha.
Proveniente da una famiglia umile, Ciriaco María Sancha y Hervás nacque nel 1883. La sua infanzia su segnata dal dolore: quando aveva 10 anni morì sua madre, due anni dopo la sua sorella maggiore.
A 25 anni fu ordinato sacerdote. Sei anni dopo si recò a Santiago de Cuba per essere segretario dell’Arcivescovo del luogo.
“Lì trovò molta miseria. Molti poveri richiedevano la sua attenzione: mendicanti, bambini abbandonati, persone mutilate durante la guerra d’indipendenza. Di fronte a questa realtà, non poté rimanere indifferente”, spiega una biografia distribuita dal postulatore della sua causa, padre Romulado Rodrigo Lozano O.A.R, nella Sala Stampa della Santa Sede.
In questa situazione, vide la necessità di fondare una Congregazione particolarmente dedicata a loro. Il 5 agosto 1869, giorno di Nostra Signora della Neve, fondò così la comunità delle Suore della Carità del Cardinale Sancha.
Per dieci mesi fu anche arrestato per aver difeso la parola e i diritti della Chiesa, scrivendo varie opere: “Consigli a un giovane levita”, “Lo Scisma di Cuba” e “Domande e risposte”. Tornò poi in Spagna, dove nel 1876 venne nominato Vescovo ausiliare di Toledo.
Quattro anni dopo fu trasferito ad Ávila. Era preoccupato per la mancanza di risorse economiche di molti giovani che avevano inquietudini vocazionali. Per questo creò borse di studio e acquisì strutture di laboratorio e scienze per il seminario.
Per rispondere a queste necessità fondò anche la prima Trappa Femminile in Spagna, le cui appartenenti sono oggi conosciute come religiose cistercensi di stretta osservanza.
Papa Leone XIII lo nominò Arcivescovo di Madrid nel 1886. Lì, ha sottolineato il postulatore, si distinse “per le opere apostoliche, la preoccupazione per i poveri, i seminaristi, gli operai, le scuole domenicali”. Il Papa lo incaricò anche di occuparsi della Lega cattolica, che doveva incanalare l’azione dei cattolici nella vita pubblica.
Dopo 6 anni fu nominato Vescovo di Valencia, dove nel 1893 organizzò il Primo Congresso Eucaristico Nazionale. Nel 1895 ricevette il titolo di Cardinale.
“Lavorò per liberare il clero da impegni politici, consapevole che in ciò si giocavano la dignità dello stato sacerdotale e la penetrazione che il Vangelo era chiamato ad effettuare nella società”, ha affermato padre Carlos Miguel García Nieto, docente di Storia della Chiesa, durante la conferenza stampa.
“Esercitò inoltre una notevole influenza sugli intellettuali valenciani attraverso incontri mensili che convocava nel Palazzo arcivescovile e la rivista scientifica che si pubblicava periodicamente”, ha detto il docente.
Divenne infine titolare della Diocesi di Toledo e primate di Spagna nel 1898. I fedeli lo ricevettero entusiasti con striscioni che dicevano “Al Padre dei poveri”, “All’iniziatore dei Congressi Cattolici”, “All’instancabile apostolo delle dottrine del Romano Pontefice”, e furono questi i punti chiave del suo servizio episcopale negli ultimi 11 anni di vita.
Nel 1904, grazie alla sua promozione, si svolse a Siviglia il congresso della buona stampa, da cui nacquero un’agenzia di informazione cattolica con sede a Madrid e una di scrittori e artisti cattolici. Nel 1907 il Cardinale convocò la prima assemblea dell’episcopato spagnolo, che anticipò l’attuale Conferenza Episcopale.
Morì il 25 febbraio 1909, dopo essere uscito in una mattina d’inverno sotto la neve per portare coperte ai poveri.
La tomba del Cardinale Sancha si trova nella Cattedrale di Toledo. Nel suo epitaffio appare la frase: “Con zelo di ardente carità si fece tutto per tutti. Visse povero e morì poverissimo”.
Nell’omelia della Messa del centenario, il Cardinale Antonio Cañizares ha detto che il porporato fu un “sollecito medico delle anime, appassionato d’amore per la Chiesa e per gli uomini, in tempi di gravi difficoltà e di crisi sociale, culturale e umana”.
Il Cardinale Sancha “si lasciò modellare da Dio e cercò in tutto la sua volontà: che gli uomini si salvassero e arrivassero alla conoscenza della verità, che avessero la vita, che fossero una cosa sola e rimanessero nell’amore rispettando i comandamenti”.