Un Cardinale smaschera gli “assassini finanziari” dell'Africa

Le istituzioni finanziarie che impongono crediti che non si pagano mai

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 12 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Bernard Agré della Costa d’Avorio ha preso la parola nel Sinodo dei Vescovi per l’Africa per smascherare gli “assassini finanziari”, uomini e istituzioni che affogano con prestiti iniqui i Paesi del continente.

L’Arcivescovo emerito di Abidjan ha iniziato il suo intervento spiegando che “le giovani Nazioni dell’Africa hanno dovuto fare ricorso a banche internazionali e ad altri organismi finanziari per realizzare i numerosi progetti volti al loro sviluppo”.

“Molto spesso – ha denunciato – i dirigenti poco preparati non sono stati molto attenti e sono caduti nelle trappole di coloro, uomini e donne, che gli intenditori chiamano ‘gli assassini finanziari’, sciacalli mandati da organismi avvezzi ai contratti sleali, destinati ad arricchire le organizzazioni finanziarie internazionali abilmente sostenute dai loro stati o da altre organizzazioni immerse nel complotto del silenzio e della menzogna”.

“I profitti strabilianti vanno agli assassini finanziari, alle multinazionali e ad alcuni personaggi potenti del Paese stesso che fanno da paravento agli affari stranieri”, ha constatato.

In questo modo, “la maggior parte delle Nazioni continua a marcire nella povertà e nelle frustrazioni che questa genera”.

Gli “assassini finanziari”, “si mettono d’accordo con i loro interlocutori locali, affinché gli ingenti importi prestati col sistema degli interessi composto non possano mai essere rimborsati in breve tempo e interamente”.

“I contratti di esecuzione e di manutenzione sono devoluti abitualmente, sotto forma di monopolio, ai rappresentanti dei prestatori. I Paesi beneficiari ipotecano le loro risorse naturali. Gli abitanti, per generazioni, sono incatenati, prigionieri per lunghi anni”.

Per rimborsare questi “debiti inestinguibili”, che rappresentano “una minaccia, come la spada di Damocle sulla testa degli Stati”, la voce del debito incide pesantemente sul bilancio statale, nell’ordine del 40-50% del Prodotto nazionale lordo.

“Legato in tal modo, il Paese respira male, deve stringere la cintura davanti agli investimenti, le spese necessarie per l’istruzione, la salute, lo sviluppo in generale”.

Il debito diviene quindi “un paravento politico per non soddisfare le legittime rivendicazioni, con il seguito di frustrazioni, disordini sociali, ecc. Il debito nazionale sembra una malattia programmata da specialisti degni dei tribunali che giudicano i crimini contro l’umanità, la cospirazione malvagia per soffocare intere popolazioni”.

In questo senso, secondo il Cardinale, la Chiesa, “luce del mondo”, deve “svolgere il suo ruolo profetico” impegnandosi “concretamente in questa lotta per far emergere la verità”.

“Gli esperti sanno che da anni la maggior parte dei debiti è stata effettivamente rimborsata. Sopprimerli, puramente e semplicemente, non è più un atto di carità, ma di giustizia”.

Per questo, il Cardinale ha chiesto al Sinodo per l’Africa di considerare il problema del condono del debito.

Per “non fermarsi soltanto all’aspetto sentimentale”, suggerisce che “una Commissione internazionale, composta di esperti dell’alta finanza, pastori bene informati, uomini e donne del Nord e del Sud”, prenda in mano il problema.

La Commissione dovrà “studiare la fattibilità dell’operazione”, “prendere ogni tipo di provvedimento per evitare di ricadere nelle stesse situazioni”, “sorvegliare concretamente l’uso trasparente delle somme così economizzate” ed “evitare che dalle ricadute di questa abbondante manna del secolo traggano vantaggio sempre le stesse persone”.

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ZENIT Staff

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