di Roberta Sciamplicotti
NEW YORK, mercoledì, 7 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Una “rinnovata priorità ai poveri” è quanto chiede la Santa Sede alle Nazioni Unite, ha ricordato questo martedì l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, alla 64ma sessione dell’Assemblea Generale a New York.
Intervenendo sull’item 107, “Rapporto del Segretario Generale sul lavoro dell’Organizzazione”, il presule ha sottolineato che lo scorso anno la comunità globale “è diventata più consapevole della fragilità della prosperità e della crescita” a causa della grave crisi che ha colpito tutto il mondo sollevando “una serie di domande sulle cause e le conseguenze della flessione economica e ancor più domande su come sarà il futuro”.
In questo contesto, bisogna promuovere “un rinnovato senso dell’impegno ad affrontare i problemi mondiali”, lavorando in primis “per assistere i molti Paesi che non sono in grado di rispondere alla crisi finanziaria e continuano ad affrontare sfide alla sicurezza e allo sviluppo”.
Per raggiungere questo obiettivo, ha dichiarato, è fondamentale una “maggiore solidarietà globale” per “far fronte alle implicazioni morali a cui il mondo si trova davanti e dare una rinnovata priorità ai poveri”.
I cambiamenti climatici e la questione delle armi
Nel suo discorso, l’Arcivescovo Migliore ha ricordato la Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici che si svolgerà a dicembre, sottolineando che il vertice “testerà la capacità della comunità internazionale di lavorare insieme per far fronte a un problema che ha sia cause che conseguenze globali”.
“Alla base del dibattito sui cambiamenti climatici c’è il bisogno etico e morale che gli individui, le compagnie e gli Stati riconoscano la loro responsabilità nell’usare le risorse mondiali in modo sostenibile”.
Da questa responsabilità, ha aggiunto, deriva il dovere per tutti gli Stati e le corporazioni internazionali “che hanno in qualche modo usato in modo sproporzionato o abusato delle risorse globali di sostenere la loro giusta condivisione”.
L’osservatore permanente ha quindi ricordato “l’accordo per lavorare in vista di uno strumento legalmente vincolante sull’importazione, l’esportazione e il trasferimento di armi convenzionali, la Convenzione sulle bombe a grappolo e il recente consenso da parte delle maggiori potenze nucleari a ridurre gli arsenali nucleari”, segnalando che “c’è stato un maggiore impegno da parte di alcuni Stati ad affrontare tale questione fondamentale”.
Ad ogni modo, ha riconosciuto, “la proliferazione delle armi nucleari e il desiderio da parte di alcuni Stati di continuare a spendere quantità sproporzionate di denaro in armi suggerisce che devono essere compiuti sforzi maggiori se si vuole un serio progresso nel controllo e nell’eliminazione unilaterale di questi strumenti di distruzione”.
La voce della società civile
Per monsignor Migliore, gli sforzi per rinnovare l’opera delle Nazioni Unite non si realizzeranno “a meno che le organizzazioni internazionali e i singoli Stati non sappiano incorporare la voce della società civile in tutti gli aspetti del lavoro dell’Organizzazione”.
I partner della società civile e soprattutto le organizzazioni basate sulla fede, ha infatti affermato, hanno un “ruolo fondamentale” per “fornire assistenza umanitaria, promuovere la legge e portare alla luce gravi violazioni dei diritti umani”.
L’Osservatore Permanente ha quindi ricordato che “la corruzione diffusa, le pandemie, la persistente mortalità materna in alcune regioni del mondo, la crisi economica, il terrorismo, la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici e le migrazioni sono tutti elementi che mostrano come in un mondo sempre più globalizzato le soluzioni nazionali siano solo una parte della formula per arrivare alla pace e alla giustizia”.
Questi problemi globali, ha dichiarato, “richiedono una risposta internazionale”, ed è quindi necessario che istituzioni come le Nazioni Unite compiano le “riforme necessarie per rispondere alle sfide di questo mondo interconnesso”.
Per questo, ha concluso, la delegazione vaticana si impegna a collaborare con l’ONU “per aiutare a creare un’Organizzazione guidata dal dovere, dalla moralità e dalla solidarietà nei confronti di chi è nel bisogno”.