Il Papa: il Battesimo, ponte di Dio per raggiungere l'uomo

Riflessione sulla festa del Battesimo del Signore

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 11 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il sacramento del Battesimo è il ponte che Dio ha stabilito per incontrare l’uomo, ha affermato Benedetto XVI questa domenica durante l’omelia in occasione della festa del Battesimo del Signore, nella celebrazione svoltasi nella Cappella Sistina durante la quale ha battezzato 13 bambini.

Con questa festa, con cui si conclude il periodo liturgico del Natale, “il Signore non si stanca di ripeterci: ‘Sì, sono qui. Vi conosco. Vi amo. C’è una strada che da me viene a voi. E c’è una strada che da voi sale a me'”, ha spiegato il Papa.

Con la festa del Battesimo, “Gesù ci introduce, potremmo dire, alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano, Gesù si è unito a noi”.

“Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l’arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati”, ha aggiunto.

Per il Papa, il gesto di Cristo, che, “confuso tra la gente, si presenta per essere battezzato”, ha un’importante conseguenza per l’uomo nel suo rapporto con Dio.

“Da quando il Figlio unigenito del Padre si è fatto battezzare, il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male”, ha spiegato.

Questo avvenimento, ha affermato il Pontefice, segna un nuovo inizio per tutta l’umanità “che si compirà pienamente con la sua morte in croce e la sua risurrezione”.

Fino ad allora, il Battesimo era segno di penitenza, qualcosa di “ben diverso” dal sacramento, per il quale “non ci immergiamo allora semplicemente nelle acque del Giordano per proclamare il nostro impegno di conversione, ma si effonde su di noi il sangue redentore del Cristo che ci purifica e ci salva”.

In seguito, durante la recita dell’Angelus, il Papa è tornato sull’argomento, spiegando che questo atto è stato il primo della vita pubblica di Gesù, “narrato in tutti e quattro i Vangeli”.

Spiegando il brano evangelico, ha affermato che “in queste parole: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato’ si rivela che cos’è la vita eterna: è la relazione filiale con Dio, così come Gesù l’ha vissuta e ce l’ha rivelata e donata”.

“E’ l’amato Figlio del Padre, nel quale Egli ha posto il suo compiacimento, che ci riacquista la dignità e la gioia di chiamarci ed essere realmente ‘figli’ di Dio”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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