CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 2 ottobre 2009 (ZENIT.org).- La traduzione e l’adattamento di un’intervista concessa a un quotidiano tedesco dal Cardinale Darío Castrillón Hoyos sul caso del Vescovo negazionista Richard Williamson, membro della Fraternità San Pio X, hanno provocato interpretazioni contraddittorie da parte dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo.
Secondo quanto riferito a ZENIT dallo stesso Cardinale Castrillón, che fino a poco tempo fa era presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, egli non ha mai rilasciato alcune dichiarazioni riportate dagli organi informativi dopo aver letto e mal interpretato l’intervista pubblicata dal Sueddeutsche Zeitung il 25 settembre.
Alcuni giornali, ad esempio, hanno affermato che il porporato contraddiceva il Vescovo cattolico di Stoccolma, monsignor Anders Arborelius, O.C.D., che in un comunicato e in un’intervista aveva rivelato di aver informato la Santa Sede sulle posizioni negazioniste di Williamson.
Il Cardinale Castrillón non ha mai negato questi fatti durante l’intervista, segnalando semplicemente di non aver ricevuto questa segnalazione, che era passata per altri canali.
L’ex presidente di “Ecclesia Dei” ed ex prefetto della Congregazione per il Clero ha condiviso con ZENIT il testo originale della trascrizione dell’intervista in spagnolo, in cui rivela dettagli sull’impegno portato avanti dal Papa nel cercare di promuovere la comunione nella Chiesa, evitando le polemiche.
Il porporato conferma che Papa Giovanni Paolo II ha convocato nel 2001 un concistoro in cui “tutti i Cardinali presenti hanno accettato il processo per l’entrata in comunione con i lefebvriani”.
“Nella presentazione del concistoro, basandosi su una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, si è detto che i fratelli scomunicati non avevano un carattere eretico o scismatico. Erano il prodotto di un’azione scismatica. Quanto al rapporto con il Concilio Vaticano II, sono state espresse le difficoltà relative al testo di alcuni documenti e soprattutto per alcune interpretazioni del Concilio. Le difficoltà maggiori si riferivano al decreto sulla libertà religiosa e l’ecumenismo”, ha spiegato.
“E’ poi arrivato un momento in cui, per avanzare nel processo, i lefebvriani hanno posto due condizioni: la prima, che si riconoscesse a tutti i sacerdoti del mondo il diritto di celebrare la Messa nel rito di San Pio V; la seconda, che si sollevasse la scomunica. Erano condizioni per accedere a dialoghi successivi, soprattutto di carattere dottrinale”.
“Con il parere affemativo dei Cardinali in un concistoro, il Papa ha deciso di sollevare la scomunica a questi Vescovi per un’unica ragione fondamentale: un atto di carità per consolidare l’unione della Chiesa. Qualunque altra cosa si dica è un errore che contraddice la verità!”, ha dichiarato.
Per questo, il Cardinale osserva che alla Commissione “Ecclesia Dei” non spettava il giudizio sulle posizioni negazioniste di Williamson. “Il mio lavoro non era giudicare un fratello Vescovo; questo è un compito della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa deve decidere se qualcuno sta affermando cose che non sono conformi alla fede cattolica per come è interpretata dalla Chiesa”.
In questo senso, sottolinea, non ci sono dubbi sulla posizione della Chiesa nei confronti dell’antisemitismo o dell’Olocausto: “Il rifiuto da parte della Chiesa della violenza sommamente ingiusta alla quale fu sottoposto il popolo ebraico è assolutamente chiaro. E questo rifiuto si basa senza dubbio su un aspetto morale. L’atroce genocidio razzista è un attentato immorale contro l’umanità”.
L’intervista originale può essere letta all’indirizzo: www.zenit.org/article-32673?l=spanish