“L’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”

Mons. Crepaldi chiede alla CISL di difendere la vita, la famiglia e la libertà di obiezione

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 9 settembre 2009 (ZENIT.org).- Con un intervento di alto spessore sociale e culturale monsignor Gianpaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, ha spiegato al Comitato esecutivo della CISL (il più grande sindacato cattolico), che non c’è giustizia senza carità, e che non si difende il lavoro se non si sostiene la vita nascente, la famiglia e il diritto all’obiezione.

Nella presentazione dell’enciclica al Comitato esecutivo della CISL (Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori), svoltasi a Roma mercoledì 9 settembre, il Presidente dell’Osservatorio internazionale “Cardinale Van Thuân” sulla dottrina sociale della Chiesa ha sostenuto che l’enciclica ‘Caritas in veritate’ “legge la storia umana alla luce del Vangelo ed esprime una sapienza cristiana”.

Riprendendo alcuni spunti sviluppati dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger nel volume “Introduzione al Cristianesimo”, l’Arcivescovo di Trieste ha rilevato che obbiettivo dell’enciclica sociale è quello di “riannunciare di nuovo e sempre il primato di Dio nella costruzione della società”.

Fu così con la ‘Rerum novarum’, per la quale “non c’è soluzione della questione sociale fuori del Vangelo” ed è così nella ‘Caritas in veritate’ dove si afferma che “l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”.

Dopo aver illustrato che il cristianesimo è la religione “dal volto umano” e il Dio cristiano dice un grande “sì” all’uomo, il già Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha sottolineato che nell’enciclica “tutto l’ambito umano, compreso il lavoro, ne viene illuminato, invitato a prendere coscienza della propria verità, sostenuto e incoraggiato ad essere maggiormente se stesso, purificato dalle ideologie e dagli interessi di parte”.

Secondo monsignor Crepaldi la Caritas in Veritate “non è venuta a dirci come dobbiamo lavorare, è venuta a illuminare il lavoro; non è venuta a dirci come dobbiamo essere imprenditori, è venuta ad illuminare la realtà dell’economia”.

Senza sovrapposizioni e senza ideologia l’enciclica mostra che non c’è contraddizione tra primato di Dio e laicità perchè “Cristo non toglie niente di quanto è umano, lo fa meglio emergere dall’interno in tutta la sua umanità. Un mondo del lavoro che fosse organizzato secondo questa luce non sarebbe meno tale, la realtà del lavoro non verrebbe negata o sminuita, ma valorizzata”.

Monsignor Crepaldi ha dimostrato quanto debole diventa la società che in nome della modernità abbandona Dio.

“Oscurato Dio – ha affermato -, l’uomo si illude di poter fare tutto con le sole sue forze. Comincia così il disastro del fare senza che prima ci sia il ricevere. Dio è la fonte ultima della gratuità e del dono, è la Verità e la Carità, che possono solo essere ricevute e non possono venire prodotte. Oscurato Dio, si indeboliscono la luce della verità e la spinta della carità e tutta la vita sociale si impoverisce”.

Dopo aver ribadito che non si ha vera giustizia senza carità, l’Arcivescovo di Trieste ha parlato del ruolo del sindacato rilanciando la vocazione a manifestare la “signoria della carità” come “necessità della società di oggi”.

Il presule ha spiegato che il sindacato ha una grande vocazione, quella di favorire la coesione sociale, facendosi portatore di rivendicazioni e di autentici valori, di richieste normative e salariali ma anche di spazi di espressione per la persona, spazi in cui le persone, soprattutto i giovani, i non ancora occupati, possano rispondere alla loro chiamata e, così, dare il meglio di sé.

Tra i nuovi campi di intervento del sindacato l’Arcivescovo di Trieste ha richiamato i due principali: la famiglia e la vita.

Ha illustrato come la prospettiva proposta dalla Caritas in Veritate è di “vedere nelle persone e nelle cose non una nostra produzione ma un dono di senso che ci responsabilizza all’esercizio di una libertà non arbitraria”.

E questa esperienza si fa prima di tutto in famiglia, dove l’accoglienza reciproca nell’amore e l’accoglienza della vita insegnano la logica del dono.

“L’enciclica – ha continuato – dice che la vicinanza può essere prodotta ma non la fraternità” e “Senza l’esperienza della gratuità non c’è fraternità. Se questa esperienza non si fa in famiglia – ossia se la famiglia viene indebolita – tutta la società ne risente”.

“Lo stesso si deve dire della vita – ha aggiunto –. L’enciclica ci ricorda che l’accoglienza della vita comporta una ricchezza economica e che ad essa è legato lo sviluppo”.

A questo proposito il Presidente dell’Osservatorio Van Thuan ha invitato il sindacato a battersi per difendere il diritto all’obiezione di coscienza per tutti i lavoratori che entrano in contatto con disposizioni legislative che impongono loro di partecipare operativamente al non rispetto della vita e della famiglia.

Per monsignor Crepaldi “anche il sindacato, nel suo ambito e con le sue modalità, ha una missione di verità” ed ha aggiunto: “la Chiesa difende la verità dell’uomo e della famiglia perché altrimenti contraddirebbe la creazione”.

“Anche il sindacato – ha quindi concluso – nel suo ambito e con le sue modalità, deve difendere la verità dell’uomo e della famiglia, perché altrimenti diventano impossibili lo sviluppo e la giustizia” e “tale difesa passa anche attraverso la difesa della libertà di coscienza del lavoratore”.

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ZENIT Staff

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