Giovannino Guareschi, “storia di un uomo comune”

Marco Ferrazzoli racconta “l’eretico della risata” innamorato del Crocifisso

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 9 settembre 2009 (ZENIT.org).- Intere generazioni hanno visto i filmati televisivi con protagonisti il sindaco comunista Peppone e il sacerdote anticomunista don Camillo, ma sono pochi quelli che conoscono Giovannino Guareschi, l’autore delle storie trasmesse in TV.

Eppure Giovannino Guareschi, scrittore, giornalista, disegnatore e umorista è stato un personaggio che ha segnato la storia. Indro Montanelli ha scritto che “La storia del XX secolo la si può fare senza chiunque altro ma non senza Guareschi” e il beato Papa Giovanni XXIII fu un acceso ammiratore dello scrittore, al punto da volergli affidare una nuova edizione del catechismo. 

Già nella prima metà del ‘900 Guareschi divenne un celebre giornalista del “Bertoldo”. Nel 1943 venne deportato nei lager nazisti, divenendo una figura di spicco della “resistenza bianca”. Al rientro fondò e diresse “Il Candido”, il maggior settimanale politico-satirico del dopoguerra. Nel 1948 fornì un contributo decisivo per la sconfitta del fronte popolare dominato dai comunisti.

Giornalista popolare, coraggioso, acuto e schietto, ha scritto libri venduti e tradotti in milioni di copie.

Da alcuni anni diversi autori hanno cercato di indagare sulla vita e sulla profondità del pensiero di Guareschi scoprendo che Giovannino è stato uno dei più importanti intellettuali civili italiani del ‘900.

Questa è la tesi di Marzo Ferrazzoli, giornalista professionista e capo ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, autore di due libri “Guareschi. L’eretico della risata” edito da Costantino Marco nel 2001, e “Non solo Don Camillo”, uscito a fine 2008 per l’Uomo Libero.

Ferrazzoli ha scritto anche un gran numero di relazioni, saggi e articoli, l’ultimo dei quali pubblicato da L’Osservatore Romano (17-18 agosto 2009) con il titolo “Il miracolo di Giovannino Guareschi”.

Per approfondire la conoscenza di Giovannino Guareschi, ZENIT ha intervistato Marco Ferrazzoli.

Chi è Giovannino Guareschi e perchè un nuovo libro sulle sue vicende?

Ferrazzoli: Guareschi è il ‘papà’ dei conosciutissimi ed amatissimi don Camillo e Peppone. Chi non ha visto almeno un film tratto dal ‘Mondo piccolo’, così spesso replicati in televisione? Ma oltre che autore di una delle più popolari serie cinematografiche, è stato anche molto altro: scrittore, umorista, vignettista. E poi fondatore e direttore del settimanale satirico “Il Candido”, il maggior settimanale politico-satirico del dopoguerra, unico giornalista italiano finito in carcere per diffamazione. Il mio libro “Non solo Don Camillo. L’intellettuale civile Giovannino Guareschi”, edito dall’Associazione l’Uomo Libero (www.luomolibero.it, info@luomolibero.it) parla di tutto questo. In vita e anche dopo Guareschi è stato osteggiato dai politici e dalla critica, che non ha mai riconosciuto i suoi meriti letterari. Con i miei libri spero di avergli reso un minimo di giustizia.

Che cosa c’è in questo libro che è rilevante e divertente? E che cos’è che vuoi dire ai lettori che già non sia stato scritto?

Ferrazzoli: Che Guareschi fu un personaggio straordinario: come afferma Indro Montanelli, la storia italiana del XX secolo “la si può fare senza chiunque altro, ma non senza di lui”. E’ stato un intellettuale di grande importanza civile, anche se Marcello Veneziani, nella prefazione, scrive che sentendosi dare dell’“intellettuale”, Guareschi avrebbe sporto querela…

Già nella prima metà del secolo l’autore di don Camillo è un celebre giornalista del “Bertoldo” di Cesare Zavattini. Nel 1943 viene deportato nei lager nazisti per non aver aderito alla Repubblica di Salò, diviene un eroe della “resistenza bianca” e conia il celebre motto “Non muoio neanche se mi ammazzano”. E nelle elezioni del 1948 fornisce un contributo fondamentale alla vittoria democristiana, con i famosi manifesti “Nell’urna Dio ti vede, Stalin no” e “Mamma, votagli contro anche per me”.

Diviene così un importante opinion-leader, uno dei più feroci fustigatori del partitismo e, nel ’53, l’unico giornalista italiano a finire in carcere per diffamazione, a causa di una vignetta sul presidente Luigi Einaudi e di un articolo contro Alcide De Gasperi.

Moltissimi tra i giovani non conoscono la storia di Giovannino Guareschi, puoi dirci perchè è importante e cosa può apportare al mondo di oggi?

Ferrazzoli: Intanto, la sua storia dimostra che uno scrittore va valutato per quello che dicono i suoi lettori e non i colleghi. La gente comune non ha mai dimenticato Giovannino. I suoi libri sono stati venduti e tradotti in venti milioni di copie in tutto il mondo e hanno ispirato film ancor oggi di grande audience. Come diceva Guareschi stesso: “Sono un uomo comune e quindi mi pare, parlando di me e dei miei, di fare un po’ la storia dei milioni di uomini comuni che con la loro assennata mediocrità tengono in piedi la baracca di questo mondo”.

Lei si occupa di scienza. Che cosa c’entra questo interesse per la vicenda umana e letteraria di uno scrittore e umorista come Guareschi?

Ferrazzoli: Sono un giornalista – svolgo il ruolo di capo ufficio stampa del CNR – e dunque Giovannino per me è un maestro anche dal punto di vista professionale. L’interesse comunque parte da lontano, me ne ero già occupato in un saggio uscito nel 2001, “Guareschi, l’eretico della risata”. Poi lo considero un grande autore cristiano: nella saga del “Mondo piccolo”, esiste un terzo, fondamentale personaggio, il Crocifisso, che interviene in ben 154 racconti e che viene inequivocabilmente definito da Guareschi come “la voce della mia coscienza”. Da quel Cristo letterario arrivano insegnamenti fondamentali, anche se espressi in forma umoristica.

C’è quindi anche un Guareschi religioso da riscoprire?

Ferrazzoli: Certo. La stessa sensibilità umana usata verso il comunista Peppone deriva dalla distinzione cristiana predicata e praticata da don Camillo, che diceva di “Odiare il male ma amare il malato”, e ispirata a Guareschi dalla sua profonda religiosità e, in particolare, dal monito di Giovanni XXIII su “errore ed errante”. Va ricordato che Papa Angelo Roncalli fu un acceso ammiratore dello scrittore, al quale avrebbe persino voluto affidare una nuova edizione del catechismo. Solo se illuminato da tale sentimento cristiano si può comprendere il messaggio del “Mondo piccolo” e guareschiano. Nel nostro piccolissimo, anche noi abbiamo cercato di seguire questo messaggio e il libro ha una finalità solidale: il ricavato delle vendite sarà infatti devoluto al progetto di solidarietà ‘Terra e Identità’, per la realizzazione di un villaggio agricolo e di una struttura sanitaria in una zona della Birmania disastrata dalla guerra civile.

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ZENIT Staff

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