KÖNIGSTEIN, giovedì, 3 settembre 2009 (ZENIT.org).- Nonostante le difficoltà rappresentate anche dagli estremisti musulmani, la Chiesa cattolica continua a crescere in Nigeria.
Il Vescovo Timothy Carroll, Vicario Apostolico di Kontagora, ha rivelato all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che i militanti islamici hanno cercato di fermare la costruzione di nuove chiese, tentando perfino di danneggiarle durante la notte.
In risposta a questa e ad altre sfide, ACS ha annunciato che donerà quasi 135.000 euro in tre anni per far fronte alle necessità fondamentali della popolazione, come scavare pozzi e fornire assistenza sanitaria di base e istruzione.
L’associazione sostiene le missioni di Karenbana, Shafashi, Bobi, Nsanji Nkoso e Galadima, nel nord-est del Paese. Senza aiuto “non potrebbero sopravvivere”, ha confessato il presule.
Nello Stato nigeriano del Niger, la situazione è delicata sia per l’opposizione dei militanti islamici alla Chiesa cattolica che per l’adozione della sharia, la legge islamica, nonostante cristiani e musulmani siano numericamente più o meno uguali.
Abbandono delle religioni tribali
Per monsignor Carroll, la gente del luogo sta progressivamente voltando le spalle alle religioni tribali, rivolgendosi a credo più globali.
“Le nostre popolazioni indigene sono a un bivio – ha commentato –. Nei prossimi 10 anni abbracceranno il cristianesimo o l’islam”.
“Grazie a Dio molti si rivolgono alla Chiesa cattolica come a una via che conduce a Dio e che porta al progresso nell’alfabetizzazione, nel settore sanitario ecc., perché noi curiamo sia il corpo che l’anima”.
Visto che la maggior parte della popolazione indigena è seminomade e per l’80% analfabeta, la Chiesa sta portando avanti programmi di istruzione che si svolgono nella stagione secca, da gennaio ad aprile, per non interrompere il ciclo agricolo.
Chi completa con successo il corso di studi triennale può accedere ai corsi del Masuga Language Centre, dove impara le basi della fede e a guidare servizi di preghiera.
La Bibbia del fanciullo di ACS nella lingua locale Hausa è uno dei testi che vengono usati, mentre sono in preparazione il Nuovo Testamento e i Salmi in un’altra lingua locale, il Kamberi.
Aspetto sanitario
Un team organizzato dalla Chiesa esperto nella creazione di pozzi fornisce i suoi servizi a qualsiasi comunità li richieda – non solo a quelle cattoliche –, insegnando l’importanza di prendersi cura della struttura per evitare la contaminazione dell’acqua.
“Migliorando la qualità dell’acqua miglioriamo anche quella della salute, visto che la maggior parte delle malattie comuni è legata all’acqua”, ha sottolineato il Vescovo Carroll.
L’educazione sanitaria è fondamentale per il lavoro della missione, e una suora infermiera va di villaggio in villaggio per informare le madri sulle cause delle malattie più comuni.
Il Vescovo Carroll ha rimarcato l’importanza delle madri nel formare tutta la comunità.
“Un proverbio africano dice ‘Educa una madre ed educherai un’intera famiglia’”, ha ricordato. Nella missione si svolge anche la vaccinazione contro le malattie mortali più comuni in Africa, e nella stagione secca accanto alle lezioni di alfabetizzazione ci sono quelle per la presa di coscienza e la prevenzione dell’Aids.
Riorganizzazione pastorale
Il presule ha espresso la speranza che alcune delle missioni siano organizzate in parrocchie nei prossimi 5-10 anni.
La missione di Shafashi, che serve 118 comunità cattoliche, potrebbe essere già divisa in due parrocchie, ha riferito, ma a causa della scarsità di sacerdoti questo progetto è stato rimandato.
Se nell’est e nel sud della Nigeria, dove la Chiesa è presente da almeno un secolo, ci sono molti sacerdoti, l’80% delle comunità del nord-est ha meno di un decennio di vita.
“Le vocazioni indigene sono il frutto dell’albero – ha concluso il Vescovo Carroll –. Qui ora stiamo solo piantando alberi. I frutti verranno quando Dio vorrà”.