Fiuggi Family Festival: un consultorio al servizio della famiglia e della vita

Intervista a Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita italiano

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di Angela Maria Cosentino*

ROMA, giovedì, 30 luglio 2009 (ZENIT.org).- “Il consultorio familiare ufficialmente esiste, ma in gran parte del Paese è come se non ci fosse, perché di fatto non esercita le funzioni per le quali è stato istituito. Occorre una riforma seria”. Queste le parole dell’on. Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, intervenuto al Fiuggi Family Festival con l’on. Carlo Casini, europarlamentare e Presidente del Movimento per la Vita italiano.

“L’idea che voglio lanciare da questo palco – ha detto Giovanardi – in risposta al problema della bassa natalità e dell’enorme numero di aborti è l’adozione. Oggi in Italia abbiamo un’altissima domanda di adozioni ma non ci sono di fatto bambini da adottare, e le adozioni internazionali si fanno sempre più difficili. Il mio impegno è quello di lavorare in favore delle adozioni per le gravidanze problematiche e indesiderate”.

Anche Carlo Casini sostiene, con vigore, la cultura dell’adozione, partendo dal confronto e dal contrasto esistente tra i circa 140.000 aborti in Italia e le domande di adozione non soddisfatte.

Carlo Casini ha precisato come i consultori (2188 pubblici e 103 privati) siano decaduti negli anni successivi alla loro introduzione, nel ’75, perché si sono ridotti, prevalentemente, “a struttura sanitaria che rilascia il certificato per l’aborto”.

Si richiede perciò una riforma che riconosca il consultorio luogo dove si riconosce che tutti gli uomini sono uguali, per sesso, colore della pelle, in ogni fase della vita, dal concepimento alla morte naturale, un luogo che non punisce né proibisce.

Esistono diverse proposte di modifica dei consultori familiari pendenti in Parlamento: una, frutto del Forum delle Associazioni Familiari, richiama al loro ruolo sanitario e sociale.

La seguente intervista con l’on. Carlo Casini approfondisce alcuni aspetti collegati alla tutela della vita.

Alla luce dell’inverno demografico, della necessità di rimuovere le cause dell’aborto, delle difficoltà di relazione, dei disagi conseguenti alle separazioni, si evidenzia sempre più la priorità dei consultori come servizio per la famiglia e per la vita. Quali sono i punti di forza della proposta di legge di modifica dei consultori familiari, promossa dal Forum delle Associazioni Familiari e perché non è stata valorizzata?

Casini: Il punto di forza della proposta del Forum consiste nell’aver espresso una proposta organica condivisa da tutte le Associazioni, che potrebbe rappresentare la base per arrivare ad un consenso trasversale sui valori non negoziabili: la famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio e la vita come diritto umano fondamentale. Tale riforma, poiché modifica gli articoli 4 e 5 della legge 194 sull’aborto – legge considerata da molti un tabù intoccabile – rischia di essere emarginata. A macchia di leopardo si avverte, in Italia, riferisce Casini, una certa inquietudine che potrebbe portare a ridiscutere la L. 194 sull’aborto e a chiarire la grande menzogna che la legge abbia contribuito a diminuire il numero degli aborti . È irragionevole non discutere su una sua possibile riforma. Anche Giovanni Berlinguer, prima del voto, nel 1978, ha richiamato all’impegno a riesaminarla nei suoi aspetti positivi e negativi per introdurre modifiche, se ritenute necessarie.

La promozione della vita a 360 gradi passa anche attraverso il servizio di educazione alla Procreazione Responsabile con i metodi diagnostici di fertilità, non come tecnica contraccettiva, ma come servizio che educa all’accoglienza di sé, dell’altro, del figlio, e che per la sua funzione educativa e sanitaria potrebbe entrare nel consultorio. Cosa ne pensa in merito?

Casini: È una battaglia culturale controcorrente che, nella politica dei valori, dovrebbe coinvolgere anche un giudizio sulla sessualità, la procreazione e l’impegno ad offrire non solo alternative all’aborto ma anche una visione alta della sessualità, che non rischi di banalizzarla.

L’ultima enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”, collega l’etica della vita all’etica sociale. Al n. 15, in continuità con il Magistero, Benedetto XVI richiama al significato insieme unitivo e procreativo della sessualità, evidenziato da Humanae vitae. È possibile dare applicazione a queste indicazioni anche diffondendo il servizio di educazione alla procreazione responsabile ?

Casini: L’etica della vita si riferisce non solo al rapporto con Dio ma anche al rapporto con gli uomini. Il concetto già espresso da Giovanni Paolo II al n. 5 dell’Evangelium vitae , ripreso ed esteso da Benedetto XVI, era stato in qualche modo annunciato dall’enciclica Humanae vitae inserita, anche se indirettamente, nella Dottrina Sociale, quando aveva preannunciato i rischi di quella che sarebbe stata definita “la cultura della separazione”: dell’esercizio della sessualità dall’amore e dalla vita.

L’educazione alla procreazione responsabile con i metodi diagnostici di fertilità, nel rispetto dei valori in gioco, contribuisce a ricucire quei legami che una cultura individualista e materialista ha portato a separare.

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* La prof.ssa Angela Maria Cosentino è bioeticista, docente al corso di pastorale familiare dell’Istituto Giovanni Paolo II, delegata per la Confederazione Italiana Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità al Forum delle Associazioni Familiari, autrice del volume “Testimone di speranza. Fertilità e infertilità: dai segni ai significati” (Cantagalli, 2008).

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ZENIT Staff

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