Il maestro di musica del Papa (parte II)

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di Renzo Allegri*

ROMA, venerdì, 27 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Nel Cinquecento, nel Seicento, nel Settecento, molti personaggi illustri raggiungevano Roma per assistere in San Pietro alle cerimonie della Settimana Santa, celebrate dal papa, e per ascoltare il famoso ‘Miserere’ dell’Allegri, che veniva eseguito il mercoledì e il venerdì santo. A questa consuetudine è legato un episodio molto significativo che riguarda il giovane Wolfgang Amadeus Mozart.

“Nel 1770, anche Mozart arrivò a Roma, accompagnato da suo padre Leopold. Mozart aveva soltanto 14 anni, ma il suo genio musicale era già noto in tutta Europa – racconta monsignor Liberto –. Ascoltò il canto del ‘Miserere’ il mercoledì santo e ne riportò una impressione enorme. Rientrato in albergo, trascrisse a memoria quanto aveva udito. Tornò in San Pietro il venerdì e, dopo questo secondo ascolto, perfezionò quanto aveva scritto. Aveva portato fuori dai Palazzi Vaticani lo spartito di quel ‘Miserere’ e per questo avrebbe dovuto incorrere nella scomunica. Ma si racconta che il Papa, informato di quanto era accaduto, invece di scomunicare il giovane Mozart volle premiarlo con una prestigiosa onorificenza pontificia”.

Alla domanda su quanti cantori è composta attualmente la “Cappella Musicale Pontificia Sistina”, il maestro ha precisato che si tratta di circa 55 persone, di cui venti cantori adulti, che sono dei professionisti, dipendenti vaticani, e circa 35 ragazzi, i “Pueri cantores”, che costituiscono la sezione di voci bianche. L’origine dei “Pueri cantores” del Coro della Cappella Sistina risale al sesto secolo.

Poi, soprattutto nel Rinascimento, erano stati sostituiti dai cantanti evirati, ma Lorenzo Perosi, all’inizio del Novecento, riprese la consuetudine antica. I “Pueri Cantores” non erano però membri a tutti gli effetti della Cappella, venivano utilizzati all’occorrenza. Solo nel 1956 Domenico Bartolucci, li inglobò come cantori fissi.

Monsignor Liberti ha spiegato che per prepararli ad impegni artistici importanti i ragazzini “seguono un tirocinio molto severo. Frequentano una nostra scuola interna, paritaria, dove alle materie dell’obbligo viene aggiunto lo studio della musica. Ricevono dal Vaticano una borsa di studio integrale, quindi hanno tutto gratis, lezioni e libri”.

“La scuola è ad alto livello, con insegnanti preparatissimi e i ragazzi sono molto seguiti, anche perché ci sono solo dodici alunni per classe. Abbiamo due classi elementari, la quarta e la quinta, e le tre medie. Il primo anno, i ragazzini studiano solfeggio e impostazione vocale. Poi cominciano a essere inseriti nel coro. In pratica, diventano dei piccoli professionisti”.

“Musicalmente sono seguiti da monsignor Marcos Pavan, brasiliano, che è un istruttore straordinario. È una vocazione adulta. Prima di diventare sacerdote, era avvocato e appassionato di musica. In Brasile ha anche studiato canto lirico e faceva parte del coro del Teatro dell’Opera di San Paolo. A Roma era venuto per completare i suoi studi. Lo conobbi nel 1998, e mi resi conto che era un istruttore ideale per i ‘Pueri cantores’ della Cappella Sistina”.

Ma l’attività della Cappella Musicale Sistina non si esaurisce nel partecipare alle celebrazioni liturgiche del Papa. A questo proposito monsignor Liberti ha spiegato “abbiamo anche una intensa attività concertistica in Italia e all’estero. Negli ultimi dieci anni abbiamo effettuato tournée in Giappone, Ungheria, Malta, Spagna, Croazia, Albania, Germania, Montenegro, e moltissimi concerti a Roma e in varie città italiane”.

Inoltre il compito di direttore della Cappella Sistina non si limita solo all’esecuzione, ma ha anche il compito di comporre le musiche per le varie celebrazioni. Come era in passato.

Monsignor Liberto ha raccontato che “si riprendono musiche del repertorio antico, ma spesso vengono scritte appositamente. È un lavoro delicatissimo. non si tratta di comporre musiche per un concerto o per uno spettacolo. Queste musiche nascono per la liturgia e, nell’esecuzione, vengono conglobate all’azione liturgica e diventano preghiera della Chiesa”.

In genere, per tradizione, questo genere di musica viene chiamato ‘musica sacra’. Io amo riservare quell’espressione alla musica che ha un contenuto “genericamente” religioso. Mentre, per la musica finalizzata alla liturgia, preferisco usare l’espressione ‘musica santa’.

“Comporre ‘musica santa’ – confessa il direttore della “Cappella Musicale Sistina – richiede certamente professionalità, ma soprattutto consapevolezza di essere al servizio dell’azione orante della Chiesa che celebra il Mistero pasquale di Cristo. La musica deve aiutare a pregare le persone di oggi. Bisogna quindi trovare il linguaggio giusto, che sia vivo e non arcaico”.

“Un ottimo suggerimento per seguire questa strada – ha aggiunto -, l’ho avuto anche dal Santo Padre Benedetto XVI, che è un grande intenditore di musica. Ogni anno offriamo al Papa, qui nella Cappella Sistina, un concerto natalizio. Si tratta di un incontro tra il Pontefice e i componenti della sua Cappella Musicale. Al termine del concerto, il Papa ci rivolge sempre un discorso molto affettuoso”.

Monsignor Liberto rivela che “un anno fa ho inserito nel programma anche due canti natalizi tradizionali: Tu scendi dalle stelle e Astro del ciel, da me armonizzati in una forma un po’ moderna. Al termine del concerto, il Papa mi ha fatto i complimenti. Quasi scusandomi, gli ho detto che, nel complesso dei vari brani classici, avevo voluto inserire anche quei due canti popolari”.

“Bene, la musica viene da lì, dal popolo”, disse il Papa. “Però”, aggiunsi “li ho armonizzati in forma forse un po’ troppo moderna”. E lui: ‘No, no, va bene così. Bisogna guardare avanti, esprimersi con un linguaggio adatto al tempo in cui viviamo’, indicandomi, con queste sue parole, la giusta regola che deve osservare chi compone ‘musica santa’ oggi”.

Alla domanda su quanta musica nuova ha composto. Monsignor Liberto ha affermato: “Molta. Anche perché in questi anni si sono verificati diversi avvenimenti religiosi straordinari. Beatificazioni di figure come Padre Pio, il Grande Giubileo del 2000, la morte di Giovanni Paolo II, l’elezione di Benedetto XVI, ecc. Per ognuno di questi eventi bisognava preparare canti appropriati alle varie celebrazioni”.

Il direttore della Cappella Musicale Sistina ci fa vedere i numerosi spartiti della musica da lui composta in questi anni. Alcuni sono già stati pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana, nella collana “Liturgica Poliphonia”. Tra essi, anche la Missa Pie Iesu Domine composta ed eseguita per i funerali di Giovanni Paolo II.

Una musica che fu ascoltata con grande commozione dalla enorme folla presente in Piazza San Pietro e da oltre tre miliardi di persone collegate via radio e televisione. Suscitò vivissimo interesse anche da parte dei critici musicali per la serenità di cui era permeata, in perfetta sintonia con lo spirito della liturgia che si celebrava, e con le parole che il celebrante, il cardinale Ratzinger, pronunciò riferendosi al pontefice defunto: “Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice”.

[La prima parte è stata pubblicata il 26 febbraio]

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ZENIT Staff

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