Il Card. Murphy-O'Connor esorta a non cedere al falso pessimismo

Commenta la situazione della Chiesa cattolica in Gran Bretagna

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di Roberta Sciamplicotti

LONDRA, venerdì, 27 febbraio 2009 (ZENIT.org).- In una conferenza pronunciata per riflettere sul suo ministero di Arcivescovo di Westminster, il Cardinale Cormac Murphy-O’Connor ha espresso la sua visione della Chiesa cattolica in Gran Bretagna al giorno d’oggi mettendo in guardia contro il falso pessimismo diffuso anche all’interno della Chiesa stessa.

Nella conferenza, pronunciata nella Cattedrale di Westminster sul tema “Gaudium et Spes (Gioia e Speranza) – La forma della Chiesa: passato, presente e futuro…”, il porporato ha spiegato che “al momento il più grande pericolo è credere ciò che la cultura secolare vuole che crediamo su di noi, nella fattispecie che stiamo diventando sempre meno influenti e siamo in declino”.

“Ci sono sicuramente delle sfide e c’è molto lavoro da fare – ha ammesso –, ma io credo che la Chiesa abbia una vita vigorosa e un ruolo fondamentale da giocare nella nostra società, più importante che in ogni altra epoca della nostra storia recente”.

Il Cardinale ha aggiunto che concentrarsi in primo luogo su ciò che non funziona porta a una negatività sbilanciata in ogni analisi relativa alla nostra cultura.

Anche se può essere “allettante” elencare solo ciò che c’è di sbagliato, infatti, si ignora il fatto che “ci sono molte persone che cercano di fare il proprio meglio, profondamente preoccupate per il futuro”.

“Ciò che è necessario è una rinnovata sensibilità alle dimensioni morali ed etiche della vita, che molti vogliono vedere più fermamente abbracciate”, ha osservato.

“Dobbiamo incoraggiare e affermare il bene in ogni persona”. “E’ solo se le gioie e le speranze dell’umanità sono condivise che è possibile un vero e duraturo cambiamento”.

La Chiesa, ha aggiunto, “ha una prospettiva e una saggezza che la società non può permettersi di escludere o di mettere a tacere”.

Crisi economica

Riferendosi alla crisi che interessa ormai tutto il mondo, il Cardinale ha osservato che l’economia “deve operare in una cornice morale ed esiste per servire il bene comune, che è basato sul bene della persona umana”.

Se dimentica questo, ha spiegato, “diventa elemento di distruzione del bene che dovrebbe servire”. “In altre parole, il denaro non è un fine in sé”.

Il porporato ha ribadito che la Chiesa “non offre un progetto per la politica economica, ma sostiene che se il mercato deve servire il bene comune di tutti richiede una forte cornice etica e una regolamentazione efficace”.

“Una prova importante di questo è guardare a chi ne trae vantaggio – ha constatato –. Ai poveri deve essere sempre data una considerazione preferenziale. L’assenza di azione, anche in tempi di crisi, li svantaggerebbe ulteriormente o indebolirebbe la loro capacità di partecipare al sistema economico”.

L’impatto della crisi sulla famiglia

La crisi economica, ha proseguito il Cardinale, impone un peso notevole alle istituzioni finanziarie e ai fondi pubblici, ma ha anche “conseguenze immediate e durature per la più fondamentale delle istituzioni sociali, la famiglia”, che “non è solo la chiesa domestica, ma anche la base della società”.

“Anche in periodo di collasso politico e sociale, la famiglia ha il potere di sopravvivere e di permettere ad altri di sopravvivere – ha osservato –. E’ a partire dalla famiglia che la società può ricostruirsi”.

Per questo motivo, il porporato crede che la Chiesa “abbia ampiamente ragione nel continuare a sottolineare l’importanza fondamentale del matrimonio e della vita familiare”.

La creatività della differenza cristiana

Il Cardinale Murphy-O’Connor ha infine sottolineato la legittimità della presenza di differenze di “stile, enfasi e approccio” all’interno della Chiesa.

“Non è un problema o una minaccia, o un segno di disintegrazione o assimilazione, piuttosto è un segno di vitalità. L’unità non è uniformità”, ha rilevato.

A questo proposito, ha ricordato l’importanza della “creatività della differenza cristiana”, sottolineando che al giorno d’oggi è necessario “tendersi verso una cultura profondamente secolarizzata e che tuttavia anela a sentire una voce di significato e di speranza”.

“Da dove iniziare?”, ha chiesto. La risposta si ritrova in tre aspetti “cruciali” da implementare nella società odierna: “formazione, rinnovamento parrocchiale e preghiera”.

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ZENIT Staff

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