di Antonio Gaspari
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 23 febbraio 2009 (ZENIT.org).- I relatori intervenuti al congresso internazionale della Pontificia Accademia pro Vita sul tema “Le nuove frontiere della genetica ed il rischio dell’eugenetica”, svoltosi in Vaticano il 20 e 21 di febbraio, hanno denunciato i rischi di una mentalità eugenetica nell'ambito delle moderne pratiche mediche e nella riduzione della dignità della persona.
Il prof. Roberto Adorno dell’Institut fur Biomedizinische Ethik, dell’Università di Zurigo, ha spiegato come la diagnosi genetica preimpianto (dgp), che ha per obiettivo la scelta di embrioni sani al fine di scartare i ‘malati’ o ‘più deboli’, costituisca una autentica ‘selezione umana’ e crei “problemi in ambito etico e giuridico”.
Non soltanto perché rappresenta una strumentalizzazione utilitaristica degli embrioni umani contraria al rispetto della “dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana”, come scritto nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma anche perché “il processo procreativo umano viene ridotto a mero processo riproduttivo e sottoposto a controllo di qualità simile a quello della produzione delle cose”.
Per questo motivo, ha sottolineato il prof. Adorno, “la logica eugenetica è inseparabile dalla diagnosi preimpianto”.
Secondo il professore svizzero le riforme legislative sul tema, che sono state introdotte in vari Paesi europei, rischiano di consolidare derive di ordine eugenetico. Anche nei casi in cui la dgp è stata introdotta “a titolo eccezionale” o per “malattie gravi e incurabili” adesso si è già passati su “una china scivolosa che accetta di generare embrioni donatori da utilizzare e poi eliminare”.
Il prof. Paul Lombardo, docente di legge alla Georgia State University, ha ricordato la storia dell’eugenetica, soprattutto nei primi decenni del XX secolo, con “le aberranti derive che hanno giustificato l’eliminazione dei più deboli, con sterilizzazione obbligatoria fino al genocidio”.
Il prof. Lombardo si è detto molto preoccupato del fatto che il termine “eugenetica” sia nuovamente in auge nell’uso linguistico contemporaneo spesso “in contesti politici e retorici e con poca considerazione storica del termine”.
La professoressa Barbara Chyrowicz, docente di Filosofia alla Università cattolica di Lublino, ha criticato il modo in cui si applicano oggi criteri eugenetici selettivi, sottolineando che “l’uomo non è soltanto la sua natura biologica”
“Inoltre – ha continuato la Chyrowicz – il suo miglioramento si realizza su un piano diverso rispetto a quello puramente biologico”, ed in questo contesto “la prospettiva cristiana offre un orizzonte di senso diverso e più pieno”.
In questo contesto il prof. Ignazio Sanna. docente emerito di Antropologia della Pontificia Università Lateranense, ha ripercorso lo sviluppo storico dell’idea di dignità della persona.
Spiegando la fondazione teologica della dignità dell’uomo, il prof. Sanna ha precisato che “non si tratta di una semplice sovrastruttura apposta ai moderni diritti umani” ma che risiede nella copartecipazione dell'uomo alla natura di Dio.
Il prof. Sanna ha illustrato anche la dimensione cristologia della persona secondo cui essa “va sempre rispettata” anche quando mancano tutte le apparenze fisiologiche di una esistenza che il mondo considera “indegna”.
Il professor Manuel Santos, della Pontificia Università Cattolica del Cile, ha sostenuto che è un grave errore quello di considerare “il miglioramento della natura umana solo attraverso la manipolazione genetica”.
Il prof. Kevin Fitzgerald, professore associato del Dipartimento di oncologia della Georgetown University di Washington, ha affermato che “risulta molto difficile tracciare una linea di demarcazione netta tra eugenetica positiva ed eugenetica negativa”.
A questo proposito ha ricordato la storia dell’eugenetica dall’Illuminismo a Francis Galton, dalle società eugenetiche di Gran Bretagna e Stati Uniti fino alla Germania nazista.
Il professor Augusto Sarmiento, docente di teologia morale all’Università di Navarra a Pamplona, ha constato il progresso delle scienze biomediche mettendo in guardia dalle “tentazioni di oltrepassare i limiti di un ragionevole dominio della natura che mettono a rischio la stessa sopravvivenza e integrità della persona umana”.
“Può succedere – ha spiegato il professore spagnolo – che nel tentativo di curare il corpo, si trascuri o volutamente si degradi la dignità personale del paziente”.
Da questo punto di visto, il prof. Sarmiento ha spiegato che il contributo della teologia è orientato in particolare ad “evitare la tentazione di dimenticare la dignità della vita umana” e a mostrare che “il sì incondizionato alla vita umana, in qualsiasi fase, è l’unica attitudine veramente coerente quando si tratta di applicare la tecnologia alla vita dell’uomo”.
Il prof. John Keown, docente di Etica cristiana alla Georgetown University, ha illustrato la forte influenza del pensiero eugenetico nelle leggi varate in Europa e negli Stati Uniti, che permettono la sterilizzazione (con o senza consenso), l’aborto e la diagnosi prenatale.
Il docente della Georgetown ha ricordato le leggi favorevoli alla sterilizzazione eugenetica negli Stati Uniti nella prima metà del XX secolo. Ha quindi precisato come la mentalità eugenetica abbia favorito la formulazione e promulgazione delle leggi che hanno liberalizzato l’aborto già con l’Abortion Act britannico del 1967.
Keown ha concluso sottolineando come nella medicina contemporanea “la mentalità eugenetica sia molto presente soprattutto nella pratica comune della diagnosi preimpianto e nell’aborto degli embrioni che potrebbero sembrare più deboli o difettosi”.
Monsignor Jacques Suaudeau, officiale della Pontificia Accademia pro Vita, ha analizzato gli interventi di terapia genica dal punto di vista etico.
Il prof. Jacques Simpore ha invece denunciato come da alcuni decenni nel mondo occidentale “si trovano correnti filosofiche che rendono possibile delle giustificazioni razionali di misure eugenetiche”, nonostante l’esplicita condanna da parte di alcune norme giuridiche internazionale quali la “Dichiarazione universale del genoma umano e dei diritti dell’Uomo” e la “Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina” del 1997.
Il prof. Didier Sicard, docente emerito del Comitato Nazionale Etico della Francia, ha spiegato che il prevalere della mentalità utilitaristica ed eugenetica rischia di far accettare l’idea di un progresso scientifico che ci allontanerebbe dai valori che da sempre fondano la vita sociale e cioè “la speranza ed il rispetto dell’altro”.