“Corriamo il rischio di determinare l’uomo in base al suo genoma”

Parla il dottor Manuel Santos, professore di genetica dell’Università cattolica del Cile

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di Carmen Elena Villa

CITTÀ DEL VATICANO, lunedì, 23 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il sogno della perfezione umana “è stato oggetto di studio di migliaia di filosofi e scienziati”. Tuttavia, “quando l’uomo incentra la sua attenzione sulla scienza, cade in una visione riduttiva”.

Così si è espresso il 20 febbraio scorso il dottor Manuel Santos, nel presentare la conferenza dal titolo “Il miglioramento dell’individuo e il miglioramento della specie”, nell’ambito del Congresso vaticano su “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la vita.

Nel giugno del 2000, il mondo scientifico annunciò il completamento della decodificazione delle informazioni contenute nel DNA. Questa mappatura attualmente consente di conoscere le malattie genetiche ereditarie a cui una persona può essere predisposta, al fine di poter intervenire per tempo. Dal genoma umano è possibile sapere, per ogni persona, il funzionamento, il metabolismo, la resistenza a infezioni e altre malattie.

Il professor Santos, docente di genetica della Pontificia Università cattolica di Santiago del Cile, ha parlato con ZENIT delle nuove frontiere con cui la medicina si è confrontata, nel corso di quasi un decennio, in seguito alla decodificazione del genoma umano.

Quali sono le implicazioni biologiche per il mondo scientifico, derivanti dalla mappatura del genoma umano?

Manuel Santos: Le informazioni di cui disponiamo oggi sul genoma ci permettono di conoscere molto della struttura genetica degli esseri umani. Ci consentono di scoprire le nostre caratteristiche normali, ma anche le nostre patologie e malattie. Tuttavia, da questa conoscenza del genoma nasce il pericolo di ciò che l’etica definisce come riduzionismo: ovvero, il limitarsi a pensare tutto come dipendente dai geni. Ma questi non comprendono la parte spirituale o filosofica, propria degli esseri umani. Non è competenza della genetica.

Come spiega il fatto che non tutte le informazioni dell’essere umano risiedono nei geni?

Manuel Santos: Gli esseri umani hanno una natura la cui complessità va ben al di là della sola parte biologica. Ma oggi, con il forte impatto che ha avuto la mappatura del genoma, la gente vuole vedere un’origine genetica persino nello spirito o nell’anima, che invece hanno una natura diversa. E la scienza, che per definizione ha un carattere riduzionista, considera solo la parte biologica. Il genoma certamente aiuterà ad approfondire la conoscenza della natura biologica, ma non necessariamente porterà a comprendere l’intera complessa natura degli esseri umani.

Esistono due tipi di variazioni derivanti dall’interazione con l’ambiente. Per esempio, se un bambino nasce senza braccia, non necessariamente ciò sarà dovuto ad un problema genetico, ma magari ai farmaci che la madre ha preso durante la gravidanza e che hanno inciso sullo sviluppo del feto. In questo caso non si tratta di un problema genetico, ma di un problema derivante dall’ambiente. Esistono anche mutazioni genetiche che comportano alcuni vantaggi e che fanno in modo che determinate malattie ereditarie non si sviluppino mai. Diventa chiaro quindi che ogni gene può comportarsi in modo diverso.

Come vede la nuova situazione della medicina e le nuove sfide del XXI secolo, a un decennio dalla mappatura del genoma umano?

Manuel Santos: La medicina è cambiata. Oggi esiste quella che viene definita la medicina genomica. È stato utile scoprire che esistono geni responsabili di malattie come l’ipertensione, malattie coronariche, l’infarto e altre. Se ad uno stadio precoce della vita, si scopre che la persona è soggetta a qualche malattia, si può predisporre un programma di vita perché questi geni non si attivino a causa di fattori ambientali. Per esempio una persona che ha la predisposizione all’ipertensione, deve mantenere una dieta speciale, con poco sale e colesterolo. Potendo conoscere la costituzione genetica delle persone, si può ricorrere alla medicina avanzata per trattamenti specializzati per ogni paziente.

Quali possono essere secondo lei le implicazioni che potranno derivare da una separazione tra la sfera biologica e quella spirituale dell’essere umano?

Manuel Santos: Questo è il grande problema che viviamo nel secolo attuale. La scienza ha avuto una grossa influenza. La gente si meraviglia e pensa che la scienza possa risolvere ogni cosa. Ma questa è una maniera riduzionistica di vedere la realtà. Effettivamente la scienza rappresenta un modo di vedere la realtà, ma non il solo. Aiuta a conoscere i fenomeni biologici, ma la sfera filosofica non è terreno della scienza.

Nel mio Paese mi hanno sempre chiesto quale sia il gene dell’anima e dello spirito. È impossibile determinarlo perché siamo su un altro piano rispetto alla genetica che tratta di altre cose. Certamente viviamo in una società tollerante, con molteplici visioni del mondo e i cattolici hanno una visione da condividere con quelle persone per le quali la spiritualità si svolge su un altro piano.

Lei ha citato, nel suo intervento, il romanzo di Aldous Huxley “Un mondo felice” e il film “Gattaca”, entrambi espressione di un’utopia negativa. Come si può evitare la discriminazione genetica messa in luce in queste opere?

Manuel Santos: La discriminazione è già in atto oggi. Per esempio, molti bambini con la sindrome di Down vengono oggi uccisi mentre sono ancora nell’utero della madre. La cosa grave è l’educazione che si da ai bambini sin da piccoli. Bisogna insegnare ai bambini, sin dai primi stadi della crescita, a convivere con le persone diverse. Questi bambini saranno poi, tra altri vent’anni, i futuri membri della società. Se questi avranno convissuto con persone diversamente abili, saranno più tolleranti verso coloro che hanno difetti genetici che li porteranno ad avere delle disabilità.

Lei, come scienziato, come ritiene che si possa promuovere la visione integrale dell’essere umano nel suo campo?

Manuel Santos: Io non temo i dibattiti. Ho partecipato ad alcune sessioni del Parlamento del mio Paese, per discutere una legge sul genoma umano che è stata da poco approvata. Mi sono confrontato con gente pienamente riduzionista dal punto di vista scientifico. Ma bisogna essere onesti e dire che la visione biologistica dell’essere umano deve essere contenuta e che la dimensione dell’essere umano deve essere tenuta in debito conto. Alcune persone hanno una fede che consente loro di vedere entrambe le dimensioni. Altri non ce l’hanno, ma dobbiamo rispettarci l’un l’altro, perché viviamo tutti insieme nello stesso mondo.

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ZENIT Staff

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