Abramo Lincoln visse le virtù cristiane e le Beatitudini

Afferma un Vescovo statunitense

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WILMINGTON (Delaware, Stati Uniti), lunedì, 16 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Anche se ufficialmente Abramo Lincoln non professava alcune religione specifica, ha tuttavia vissuto molte delle virtù cristiane, secondo il Vescovo di Wilmington.

Nel 200° anniversario della sua nascita, il Vescovo Francis Malooly ha diffuso una lettera pastorale sul Presidente degli Stati Uniti, che ha definito “uno dei più grandi statisti d’America”. Lincoln è stato il 16° Presidente, dal 1861 al suo assassinio, avvenuto nel 1865.

La lettera, intitolata “Corde mistiche della memoria nel XXI secolo: ricordando il Presidente Lincoln nel bicentenario della sua nascita”, è stata pubblicata giovedì da The Dialog, la rivista diocesana di Wilmington.

Il Vescovo ha sottolineato che anche se Lincoln non era cattolico e non apparteneva a una denominazione particolare, “i suoi discorsi e i suoi scritti contengono alcuni dei pensieri relativi alla religione più profondi che siano mai stati prodotti in questa Nazione”.

“Nella sua vita possiamo constatare molte delle classiche virtù cristiane”, ha affermato il presule, sottolineando in particolare i vari modi in cui il Presidente ha incarnato le Beatitudini.

Il Vescovo Malooly, che si definisce un “appassionato di Lincoln”, ha osservato che i primi anni del Presidente si sono ampiamente centrati sulle Beatitudini “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” e “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.

“Quando gli venne chiesto dal suo biografo nella campagna elettorale del 1860 di descrivere i suoi primi anni di vita”, ha ricordato il presule, “Lincoln replicò che poteva rispondere con una sola frase di una poesia di Thomas Gray: ‘I brevi e semplici annali dei poveri’”.

“L’esperienza della povertà da parte di Lincoln e la perdita della madre e della sorella quando era piccolo gli diedero la forza e la compassione che sarebbero risultate fondamentali per la sua Presidenza”, ha aggiunto il Vescovo Malooly. “La sua semplicità, le intenzioni generose e la preoccupazione per il bene comune lo hanno spesso aiutato a discernere con efficacia ciò che era necessario in una determinata crisi o in un momento di svolta”.

L’esperienza del dolore

“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”, queste parole, secondo il presule, Lincoln le ha vissute sulla propria pelle quando ha affrontato le molte perdite della sua vita: quella della madre e della sorella e poi, una volta diventato Presidente, di suo figlio Willie.

“Il pesante fardello di condurre la Guerra Civile mentre piangeva la perdita di un figlio deve essere stato schiacciante”, ha osservato il Vescovo di Wilmington. “Sia lui che la moglie trovarono sollievo nel loro dolore visitando i soldati feriti e confortando le famiglie dei caduti”.

Quanto alle beatitudini “Beati i miti, perché erediteranno la terra”, “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia” e “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”, il presule ha detto che Lincoln le esprimeva con la sua “gentilezza, amabilità e comprensione innata”.

“Solo con la sua presenza e la sua comprensione delle personalità riusciva a guarire sentimenti feriti e a risolvere conflitti con la sua empatia e buona volontà”, ha proseguito il Vescovo. “Anche noi, come Lincoln, siamo chiamati a essere strumenti della misericordia del cuore di Cristo e a ispirare la gente nei momenti di conflitto nella nostra vita a seguire la via del perdono e della pace”.

Secondo il presule, Lincoln ha vissuto poi le beatitudini “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” e “Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli” nella sua lotta per l’emancipazione degli schiavi.

Ha risposto al male con il bene, ha aggiunto, e in questo modo ha vissuto la beatitudine “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

“L’eloquenza di Lincoln sia nei testi scritti che nei suoi discorsi, la sua forza morale, il coraggio politico e l’azione diretta sono stati fondamentali per smantellare l’istituzione della schiavitù. E ne ha pagato il prezzo. E’ stato il leader che, agli occhi dei contemporanei, è morto da martire per la Nazione”.

Senso teologico

Il Vescovo Malooly ha anche ricordato l’“innato e sottile senso teologico” di Lincoln, che si è approfondito durante la sua guida della Nazione nel corso della Guerra Civile.

Richiamando in particolare il discorso pronunciato appena un mese prima di essere assassinato, ha spiegato che Lincoln “riflette sulla volontà di Dio e sulla giustizia e la misericordia divine”.

“In un linguaggio che rimanda all’insegnamento cattolico, Lincoln […] parlava di un Dio giusto, di un ‘Dio che ha piantato in noi il seme della libertà’”.

Il discorso includeva anche una delle “espressioni più ispirate di carità cristiana nella storia americana”, ha continuato il presule, che ha concluso la sua lettera con un appello agli statisti moderni “a vedere in modo ampio e chiaro”.

“Anche se i bisogni della nostra Nazione sono molti, più di qualsiasi altra cosa abbiamo bisogno di statisti che riconoscano e rispettino tutti gli esseri umani senza eccezione”, ha dichiarato.

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ZENIT Staff

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