di Fabio Piemonte
SALERNO, domenica, 15 febbraio 2009 (ZENIT.org).- L’amore è il verbo di Dio, per questo Dante scopre il mistero attraverso l’amore per Beatrice.
Così Davide Rondoni, considerato uno dei massimi poeti italiani, ha spiegato in un incontro svoltosi l’11 febbraio a Salerno, presso la sala del Circolo Unificato di Presidio, la poesia di Dante Alighieri ed il legame tra Dio e l’amore.
Ad inaugurare il nuovo ciclo di incontri danteschi per il 2009, promosso dall’associazione culturale salernitana “Veritatis Splendor” diretta dal prof. Marco Di Matteo, è stato il poeta e scrittore, Davide Rondoni, con una conferenza sul tema: “Dante e un’esperienza di poesia contemporanea”.
La partecipazione è stata vastissima grazie alla presenza di numerosi studenti, che non si sono lasciati sfuggire un occasione formativa, essendo ben consapevoli dell’altissimo profilo umano e culturale di Davide Rondoni.
Egli, che non ama definirsi un dantista pur avendo curato l’edizione BUR della “Commedia”, ma semplicemente un poeta dantesco, ha mostrato nel corso del suo brillante e appassionato intervento come l’eco dell’Alighieri possa risuonare in qualche modo anche nelle sue composizioni, quale linfa di ispirazione sempre vitale.
In effetti, come la “Divina Commedia” è venuta fuori perché Dante ha preso sul serio tutta la propria esperienza esistenziale in generale, e soprattutto amorosa; così la poesia di Davide Rondoni, come l’ars poetica in genere, non ha alla base un motivo letterario per esistere, ma piuttosto un motivo esperienziale ed antropologico.
Rondoni si è soffermato in particolare a considerare il ruolo di Beatrice, sottolineando come, per quanto sia amata dal Poeta, ella non divenga mai un idolo.
Certo è l’amore che nutre per lei a spingerlo ad intraprendere quel viaggio, proprio per cercar di superare il dolore per la sua improvvisa scomparsa, ma Beatrice diventa in corso d’opera anche un segno prezioso che rinvia a qualcosa d’altro, cioè al grande mistero di Dio.
“Grazie all’amore per Beatrice, Dante riscopre infatti il significato più intimo dell’Amore – ha affermato Rondoni – che è il Verbo di Dio, il quale incarnandosi rivela come tutto ciò che è umano sia rivestito dall’eterno”.
“In questo – ha aggiunto – risiederebbe il vero miracolo della poesia di Dante: nella sua visionarietà, intesa quale capacità di concepire la propria vita come una scena, in cui tutti gli elementi sono correlati fra loro e al Tutto”.
Rondoni ha infine concluso leggendo tre liriche della sua ultima raccolta “Apocalisse Amore”, mediante le quali ha ribadito con straordinaria suggestione poetica che per amare veramente ci vuole coraggio perché: “Amare è l’occupazione di chi non ha paura”.