Il darwinismo deve essere visto come teoria scientifica, non come ideologia

Intervista al professor Marc Leclerc S.J.

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di Carmen Elena Villa

ROMA, venerdì, 13 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Questo giovedì si sono celebrati i 200 anni dalla nascita dello scienziato e osservatore inglese Charles Darwin, autore dell’opera “L’origine delle specie” e della seconda teoria dell’evoluzione dopo quella di Lamarck.

L’anniversario ha spinto scienziati e teologi a intraprendere un dialogo aperto che permetta di conciliare la visione della fede con quella della scienza, spesso erroneamente considerate temi opposti.

A questo proposito, ZENIT ha parlato con il professor Marc Leclerc S.J, docente di Filosofia della Natura presso la Pontificia Università Gregoriana e organizzatore del congresso “L’evoluzione biologica, fatti e teorie”, che si svolgerà a Roma dal 2 al 7 marzo.

Parliamo innanzitutto della vita di Darwin. La sua formazione come teologo nella Chiesa anglicana ha influito sulle sue teorie evolutive?

P. Leclerc: Darwin era essenzialmente un grande biologo. Non era un filosofo né un teologo. E’ vero che ha avuto all’inizio una formazione più teologica nella Chiesa anglicana, ma si è distanziato dalla Chiesa anche per ragioni personali, principalmente in seguito alla morte della figlia che gli è sembrata una grande ingiustizia e ha contribuito a distoglierlo dalla fede. Però si può dire che era sempre rispettoso, la moglie era molto credente. Darwin ha avuto un’evoluzione. Alla fine ha optato, come dice lui stesso, per un agnosticismo aperto, non configurandosi affatto come un ateo che si serve di questo contro la fede. Alcuni dei suoi seguaci purtroppo lo faranno, ma non è una conseguenza diretta né tanto meno colpa di Darwin. Non interviene né in un senso né nell’altro. E la teoria scientifica in quanto tale non ha niente a che dire né sull’esistenza né sulla non esistenza di Dio perché siamo su un piano totalmente diverso.

Qual è il pericolo della possibilità che la teoria dell’evoluzione di Darwin si trasformi in un’ideologia?

P. Leclerc: Penso specialmente a due elementi della sua teoria: il carattere aleatorio delle variazioni e il meccanismo della selezione naturale. Astrarre questi due elementi e farne la chiave per l’interpretazione di tutta la realtà è passare, forse senza neanche accorgersene, da un piano scientifico a un piano ideologico, che è una falsa filosofia, una falsa teologia, e si contrappone direttamente alla spiegazione religiosa della realtà. Gli avversari del darwinismo non devono cadere nella stessa trappola, confondendo la teoria scientifica con queste estrapolazioni. La teoria scientifica merita tutto il nostro rispetto e va discussa solo a livello scientifico come vogliamo fare nel convegno. Le sue estrapolazioni teologiche non c’entrano con la scienza.

Come raggiungere una retta visione tra evoluzione e creazione?

P. Leclerc: Sono convinto che la mediazione filosofica sia indispensabile per evitare una confusioni dei due ambiti: un conformismo o un disaccordo, una separazione radicale o una mescolanza universale in cui non si capisce più nulla, per arrivare ad articolare razionalmente piani che sono distinti. Per questo è indispensabile una mediazione filosofica.

Corrisponde a una visione cristiana dire che l’uomo è il risultato dell’evoluzione della scimmia? Se è così, in quale momento è stata creata l’anima?

P. Leclerc: Intanto siamo diversi dalle scimmie. Sono i nostri cugini, non i nostri antenati. Il punto è che biologicamente abbiamo degli antenati comuni, per questo sono cugini sul piano biologico. Però hanno avuto una storia diversa della nostra. Qualcuno dirà che “comincia con l’homo sapiens”, qualcun altro dirà: “comincia molto prima con l’homo erectus”, un altro dirà “comincia prima con l’homo habilis”. E’ impossibile dirimere la questione. Abbiamo degli indizi ma nessuna prova formale. Gli indizi che possiamo avere corrispondono al carattere simbolico del pensiero, al linguaggio articolato e simbolico universalmente aperto e alla possibilità di relazionarsi con un altro in modo libero, con Dio. Non posso dire quando sia apparsa l’anima umana, ciò che sappiamo è che ora l’umanità è tutta un’unica specie dell’uomo moderno sapiens sapiens, e qui ciascuno di noi è creato dall’anima di Dio con un’anima singola. Quando è cominciato tutto ciò? Un dato importante è che l’evoluzione biologica sembra che sia propriamente compiuta al più tardi con l’homo sapiens, ma prima ancora della comparsa dell’homo sapiens comincia la rivoluzione culturale che è propria dell’uomo.

La Genesi deve essere considerata una teoria sulla creazione del mondo o una teoria teologica che vuole spiegare la creazione dell’uomo e della sua libertà?

P. Leclerc: Ricordo quello che diceva Galileo: la Bibbia non ci insegna come funziona il cielo, ma come si va al cielo. La Genesi dice com’è l’uomo creato dal pensiero di Dio, come si va a Dio e come ci si è allontanati da Dio. Non ci dice scientificamente perché. A partire da questa concezione intende dirci qual è il progetto di Dio sull’uomo e come l’uomo deve adattarsi a questo progetto.

L’uomo è il signore della creazione o una specie animale più evoluta?

P. Leclerc: A livello semplicemente fenomenologico l’uomo è l’unico che può interagire con il suo ambiente cambiandolo secondo i propri desideri e che non è obbligato ad adattarsi ai cambiamenti esterni dell’ambiente. Un unico esempio: l’uomo ha prodotto “L’origine delle specie”. Non si è mai visto un animale che riflette sulla sua origine e sull’origine di tutti gli esseri viventi.

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ZENIT Staff

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