di Mirko Testa
NAPOLI, venerdì, 13 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il Vangelo può plasmare ed essere fermento di una cultura, ma se finisce con l’identificarsi con essa senza incidere fattivamente, rimane una pura astrazione.
E’ quanto ha detto questo venerdì il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel presiedere una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Napoli in apertura della seconda giornata di lavori del Convegno
Nell’omelia il porporato ha elogiato la presenza puntuale e capillare sul territorio delle comunità ecclesiali, che si pongono come “un grande ricamo”, che “fa sentire l’amore di Dio e la maternità della Chiesa” e “che fa percepire la Chiesa come Chiesa di popolo e punto di riferimento che ama la gente perché ne condivide la vita sul campo”.
“Il cristianesimo – ha detto – non è una religione civile, ma la ricaduta pubblica del Vangelo è inevitabile perché la fede riguarda la persona nella sua interezza, e la coscienza cristiana non può essere messa tra parentesi mai quando sono in gioco i valori portanti della persona, della famiglia, della vita, dell’educazione”.
“Per questo il Vangelo è sorgente di cultura nei millenni, pur senza identificarsi ed esaurirsi in una sola cultura”.
“Il Vangelo è sorgente di una cultura rinnovata, di un modo di sentire e di concepire la sacralità della vita, la dignità di ogni persona, la bellezza del vivere insieme nell’armonia e nella pace, nella operosità che nasce dal mettere a frutto i talenti di intelligenza e di cuore che il Signore ha dato a ciascuno per il bene di tutti”, ha continuato.
Tuttavia, ha avvertito, “se la fede diventa cultura e non ispira la storia resta un’astrazione: è come dire che Dio non c’entra con la vita dell’uomo!”.
“Ma il Verbo di Dio si è fatto carne, ha posto la sua dimora tra noi, proprio per dirci che si è messo dalla nostra parte per sempre”, ha spiegato.
“Per questo non dobbiamo temere, non possiamo indulgere al pessimismo e al disfattismo”, ha affermato il Cardinale Bagnasco.
“Da una evangelizzazione più incisiva scaturisce una cultura capace di aderire alla realtà con i suoi problemi e le sue sfide.”
“Non esiste fatalità sociale – ha spiegato –. E’ un problema di uomini e di cultura”.
“Su questo fronte la Chiesa – ha quindi aggiunto –, forte solo del Vangelo, ha qualcosa di importante da dire e da offrire al mondo, perché in Cristo Gesù l’uomo, mentre scopre il vero volto di Dio, scopre anche se stesso”.
E “sapere se stesso”, ha concluso, “è la premessa di una cultura capace di trasformare la società. E’ questa la sfida che ci attende come Chiesa, una sfida grande ma esaltante”.