di María de la Torre
ROMA, mercoledì, 11 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Gesù continua a chiamare uomini e donne a seguirlo, come ha fatto duemila anni fa sulle rive del lago di Tiberiade. Il problema è che molti giovani oggi non sanno ascoltare questa chiamata.
Per questo è stato presentato a Roma il libro “Aprire il cuore. Animazione vocazionale in tempi difficili e formidabili” (Pubblicazioni Claretiane).
Si tratta dell’ultimo volume del sacerdote Juan Carlos Martos, missionario dei figli del Cuore Immacolato di Maria (claretiano), presentato la settimana scorsa durante un incontro organizzato presso l’Istituto di Vita Consacrata “Claretianum” di Roma, al quale ha partecipato, tra gli altri, suor Enrica Rosanna, religiosa salesiana e sottosegretario della Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
L’autore spiega a ZENIT i motivi che lo hanno portato a intraprendere l’avventura di riproporre la vita consacrata in una società che sembra andare controcorrente rispetto a questa proposta. E’ un argomento al quale sta dedicando la vita perché la pastorale vocazionale torni a diventare il cuore della pastorale stessa.
Perché pubblicare un libro sulle vocazioni?
Padre Juan Carlos Martos: Per due motivi. Il primo e più fondamentale è che nella Chiesa in Occidente, e più concretamente nella Chiesa in Spagna, il tema delle vocazioni è attualmente uno dei problemi più seri, soprattutto nella mia Congregazione, i missionari claretiani. Questo mi ha portato a compiere una serie di lavori in Spagna, nella mia provincia, con laici, secolari e altre Congregazioni anche attraverso la Conferenza Spagnola dei Religiosi (CONFER). A un certo punto, le Pubblicazioni Claretiane mi hanno chiesto di scrivere quello che dicevo nei miei interventi. E questa è stata l’origine di questa pubblicazione, che non è una novità in tutto, ma apporta un granello di sabbia in questo compito del rinnovamento della pastorale vocazionale.
A cosa si riferisce nel titolo del libro parlando di “tempi difficili”?
Padre Juan Carlos Martos: Tempi difficili vuol dire la situazione che stiamo vivendo attualmente a livello sociale, anche a livello di Chiesa, di una cultura in cui Dio non è il referente ultimo. Quando Dio non è il più importante, non lo è affatto. In questo senso le grandi e le piccole decisioni prese dall’uomo di oggi rimangono al margine di Dio. Questa situazione rispetto al presente e al futuro mette in difficoltà la Chiesa. Dio è perso nell’orizzonte dell’uomo.
Quali crede che siano le cause attuali per le quali i giovani non dicono “sì” al Signore? Comodità, egoismo, paura o semplicemente il fatto che non ascoltano o non vogliono ascoltare questa chiamata?
Padre Juan Carlos Martos: Io vedo vari motivi. Quello centrale, e mi sembra che sia il più preoccupante, è il narcisismo. Ciò vuol dire che attualmente la persona vive centrata nel suo io. L’unica cosa che questo produce è un fenomeno di sordità nei confronti di voci molti vicine. A volte c’è una grande insensibilità che porta a non rispondere alle chiamate che non nascono dai propri desideri, dalle proprie intuizioni o dai propri gusti. Credo che il narcisismo sia questo.
C’è qualche soluzione per questa problematica?
Padre Juan Carlos Martos: Sì, e mi sembra che consista in questo: dobbiamo fare il possibile perché un giovane del nostro tempo, anziché domandarsi “Cosa farò della mia vita?”, sia capace di porre una domanda a Dio: “Signore, cosa vuoi che faccia della mia vita?”.
Per compiere questo salto, credo sia fondamentale un’esperienza di enorme gratitudine nei confronti di Dio, ovvero che sia accaduto qualcosa che susciti una grande riconoscenza per Lui. Lì nasce la domanda: “Signore, cosa vuoi che faccia per Te che hai fatto tanto per me?”. Mi sembra che la chiave sia questa.
A chi è rivolto il libro?
Padre Juan Carlos Martos: Il libro è rivolto fondamentalmente a religiosi, e soprattutto a religiosi che si occupano di pastorale, perché oggi c’è una convinzione nella Chiesa: la pastorale vocazionale o è ancorata alla pastorale o resta emarginata. Per questo è rivolto essenzialmente a questo campo.
Purtroppo non è rivolto, come mi sarebbe piaciuto, ad esempio al mondo diocesano, o anche alla pastorale familiare. La domanda però mi è stata fatta dalle Pubblicazioni Claretiane… Ma è perfettamente applicabile a qualsiasi ambito.
Cosa si vuole offrire con questo testo?
Padre Juan Carlos Martos: Con questo libro si vuole offrire una sorta di pedagogia di accompagnamento vocazionale e rispondere a domande come: “Che cosa deve fare la pastorale vocazionale?”; “Da dove si fa?”; “A chi bisogna rivolgerla?”. Fondamentalmente le domande sono molto pratiche.
Penso che si tratti di apportare un granello di sabbia per continuare a creare una cultura vocazionale, cioè per far sì che il tema della pastorale vocazionale non continui a essere com’è stato finora un po’ una Cenerentola all’interno della pastorale, ma occupi quanto prima il posto che le spetta, che credo sia un posto cordiale, di cuore, centrale, perché vuol dire collocare ogni persona davanti al Signore che chiama. Questa è la pastorale vocazionale.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]